Youssou N’Dour – Eclairer le monde - Light the World (Youssou Ndour & TBI Publishing, 2025)

In un mondo sempre più segnato dai conflitti, qualche notizia di fratellanza arriva dal Senegal. Dagli anni Settanta Omar Pène e Youssou N’Dour sono al centro delle dinamiche musicali senegalesi, prima, rispettivamente, con Super Diamono e Étoile de Dakar, poi da solisti e da protagonisti e gestori di locali quali Balafon Club e Thiossane. Pochi giorni prima di festeggiare il 24 dicembre al Grand National Theatre di Dakar il suo cinquantesimo anniversario sulla scena musicale, Pène ha incontrato N’Dour in un programma televisivo di Seneweb e l’ha invitato a ripetere l’esperienza di incidere un album insieme, come avvenne negli studi Xippi per l’album pubblicato nel 1996 “You-Pene: Euluk Sibir”. Nel frattempo, il 2025 ha visto N’Dour concludere un lavoro che trae ispirazione dalla sua fede murid e dal rapporto con la tariqa mouriddiyya, la seconda confraternita (dopo la tijaniyya) a formarsi in Senegal sul finire del XIX secolo. La stessa ispirazione aveva permeato canzoni precedenti e, in particolare, “Egypt” (2004), album benvoluto dalla critica occidentale, ma criticato dai media senegalesi che sollevarono dubbi a proposito del connubio fra temi cari all’Islam e musica popolare, generando per almeno un paio d’anni una sorta di boicottaggio, anche da parte di venditori di dischi e dj radiofonici, non solo in Senegal, ma anche in Egitto. La discontinuità con la tradizione era stata più profonda di quanto immaginato e ha richiesto tempo per provare a ricucire. Nei dodici brani del nuovo e articolato lavoro i riferimenti espliciti sono ad Ahmadou Bamba, fondatore della mouriddiyya, e ad Ibra Fall, suo devoto seguace e iniziatore della tradizione Baye Fall, particolarmente legata alla musica e ai canti. Proprio dalla voce è ripartito N’Dour con un’attività quotidiana di ricerca personale spesso condotta mentre tutti dormono, selezionando i nuclei melodici e i versi su cui poi sviluppare i cori, tratto distintivo del lavoro, elaborandoli in studio di registrazione. Per alcuni brani, ha coinvolto musicisti fidati, a volte con richieste molto specifiche, come per le chitarre nel caso di “Machalla”, centrato sullo spirito di solidarietà, e "Say Thank You", omaggio alla madre e a tutte le madri. Al chitarrista Moustapha Gaye ha chiesto di suonare nello stile di due chitarristi storici dei Super Etoile Pape Oumar Ngom e Jimi Mbaye. È un’emozione doppia poter ascoltare il suono di Jimi Mbaye in quel brano: è morto il 12 febbraio e N’Dour, in lutto, ha ritardato l’uscita del nuovo album, anche per preparare il tributo in forma di concerto "Jimi Mbaye Dogo (Hommage du Super Etoile de Dakar) realizzato a giugno. Nella stessa vena è stata realizzata “Mbëggėel doole” che rende omaggio all’Orchestra Baobab. Nel corso di un paio d’anni, N’Dour ha lavorato ai canti, ai cori e alle composizioni dell’album, per poi coinvolgere Michael League e il djembefola Weedie Braimah come co-produttori e registrare le ulteriori tracce nel suo studio in Catalogna, inserendo le parti percussive e mettendo in evidenza un ventaglio di strumenti acustici ed elettrici quali tama (Assane Thiam) kora (Momi Maiga), balafon (Djiby Diabaté) e il flauto fula di Dembele Dramane, protagonista dell’assolo in “Bul ma laaj” (che in wolof significa “Non chiedermelo”). Particolare riguardo è riservato a “Noflaay” che canta come ogni persona abbia in sé un dono, un talento speciale che le consente di brillare e che dovrebbe indurci a riconoscerci e sostenerci a vicenda.  


Alessio Surian

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