Sarà che la musica stessa è un viaggio, il viaggiare è la tematica costante per il virtuoso chitarrista e compositore Vito Nicola Paradiso, a partire del suo felice e fortunato titolo del metodo per principianti intitolato appunto “La chitarra volante”. Viaggiatore indefesso anch’egli che da quel di Santeramo in Colle raggiunge ogni latitudine del globo. Eccolo qui presentarci questo lavoro costituito da diecci tracce di sua composizione eseguite dal Paradiso Guitar Quartet con Contrabbasso, dal titolo “The America Southwest”, ispirato proprio dai suoi tanti viaggi negli USA. Se dovessi scegliere un sottotitolo per questo lavoro, sceglierei sicuramente “Un italiano in America”, invertendo il paradigma gershwiniano. Infatti il tipico sound pop americano fa da sfondo a tutto il disco senza mai però far mancare il gusto per la cantabilità tutta nostrana. Ecco che vediamo Paradiso osservare dal parabrezza di un’auto lungo le larghe strade americane che sono nel nostro immaginario, dall’oblò di un aereo o dal finestrino un treno contemplare il variegato e colorato paesaggio degli States. Non mancano comunque i luoghi che si sogna di visitare come Las Vegas o quelli che rimandano a momenti, a volte tristi, di attraversamento della frontiera. Il disco è registrato con un alto livello di ripresa, ogni singolo suono è curato con perizia, ragione per cui un ascolto in cuffia è davvero consigliato. Il viaggiare è inversamente allo stazionare su armonie fatte da un solo accordo, spole, loop che però affascinano e non annoiano.
Il comune denominatore è anche un linguaggio tra il new age e un certo tipo di fusion che rimanda subito la nostra mente a quella parte del mondo. Diversi stili vi sono perciò attraversati, dal latino americano, al blues, alla song. I primi tre brani sono dedicati esplicitamente al tema del viaggio “Travel in America: American in the Sky” ha un carattere iterativo, che apre ad ampi spazi e panorami da contemplare, sicuramente alle armonie aperte per terze che creano luminosità, un ascolto easy listening ma di qualità. Nella seconda traccia “Travel in America: America on the road” il viaggio avviene sulle strade terrene (come non pensare a Kerouac?). Il groove pulsante nel registro medio fa da sfondo a una melodia efficace e molto americana. Il terzo mezzo di comunicazione è il treno con “Travel in America: America in the train”. Grazie alle sue potenzialità onomatopeiche questo mezzo è da sempre un elemento di fascinazione per i compositori di tutti i generi, tuttavia fermarsi all’ aspetto imitativo senza cogliere l’emozione del viaggio in modo emotivo e simbolico, come viene fatto in questo brano, sarebbe molto riduttivo. Si fa tappa nella fantasmagorica città delle luci e del gioco in “Night in Las Vegas: Roulette & slots”. Vi sentiamo le onomatopee della pallina tra i denti della roulette e gli annunci dei croupier e poi un giro di blues che comincia con un insistente accordo di la minore nona. La notte continua nei viali della città con “Night in Las Vega: For Boulevard” dove si metabolizza il divertimento dopo una giornata passata nei casinò, accompagnati da un gradevolissimo andamento shuffle con interessanti uscite armoniche. Ci spostiamo lungo il fiume con “Riverside: star on the Mountain” per contemplare con ispirazione la rarefazione dell’aria montana, puntualizzata dagli armonici; poi con “Riverside: easter sunrise” assaporiamo la delicatezza degli orizzonti e i cumuli sonori, dal cui sfondo emerge l’avvincente melodia con un andamento per terze parallele. In “Last day of Summer” la fine dell’estate viene tratteggiata da un insistente accordo e da un nostalgico tremolo a effetto mandolino, forse a ricordare i tanti emigrati italiani in America.
“Refraction in the Arizona desert” utilizza una spola di due accordi con effetto campanelas iniziale e melodie nel registro basso contrappuntate in quello acuto. “Frontera”, ultima tappa del viaggio, presenta effetti di percussioni in un clima misterioso, insidioso, di circospezione, forse per l’incertezza del nuovo nell’oltre frontiera. Il tutto significato con una serie ascendente di accordi, diversi hook, un effetto pizzicato che si dissolve in delicato tema di speranza. Un bell’album il cui ascolto fa bene alle orecchie per la sapienza musicale e all’animo per il benessere che infonde.
Francesco Stumpo
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