Formazione unica nel suo genere nel panorama della musica d’oc, il progetto Occitanas nasce nel 2014 dall’intuizione del leader dei Lou Dalfin, Sergio Berardo, di riunire alcune tra le strumentiste di maggior talento delle valli occitane, per dare vita ad un large ensemble orchestrale al femminile (con l’eccezione di un “fortunato infiltrato) in grado di far dialogare
strumenti classici e tradizionali con un’evocativa impronta corale. Dopo un rodaggio dal vivo durato quasi due anni nel corso del quale hanno affinato il repertorio, mescolando brani tradizionali, composizioni originali e danze dei Paesi Baschi, l’ensemble è giunto al debutto discografico nel 2016 con il gustoso album omonimo. Nell’arco di un decennio di attività, Occitanas ha via via affinato una cifra stilistica riconoscibile e moderna che non tradisce la matrice tradizionale, ma ne esalta gli incastri timbrici e la vitalità delle musiche da ballo. Attualmente l’ensemble è composto da Erica Molineris (voce), Michela Giordano (voce e percussioni), Simonetta Baudino (ghironda, organetto, cornamusa), Laura Bagnis (ghironda, zufoli, percussioni), Isabella Puppo (arpa), Agnese Valmaggia (batteria, programmazione), Silvia Mattiauda (organetto), Francesca Macagno (organetto), Manuela Mattalia (organetto), Nadia Manera (galobet), Marianna Giraudo (flauto traverso), Alessia Martinengo (flauto traverso) e Fabrizio Carletto (basso, contrabbasso, percussioni, tastiere, ukulele, programmazioni). A quasi dieci anni dall’opera prima, la formazione occitana ha recentemente pubblicato “Sem Montanhòlas”, il loro secondo album prodotto da Fabrizio Carletto e Paolo Costola ed inciso presso il “Cenati studio” di Vernante (Cn) con la partecipazione di partecipazione di un folto gruppo di ospiti: Adriano Rovere (Chitarra elettrica), Sergio Berardo (Ukulele), Valerio Gaffurini (Fender Rhodes), Paolo Costola (Cori, Chitarra Elettrica, Bouzouki, Chitarra Acustica), Riccardo Maccabruni (Organo Hammond, Fender Rhodes), Marco Melillo (Chitarra Elettrica), Dario Avena (Clarinetto), Piergiorgio Chiera (Armonica), Adriano Taborro (Oud) e Riccardo Serra (Rullante), a cui si aggiungono le voci di Paola Lombardo, Fabio Pirotti, Nives Orso e Loris Cavallera e la comandante del ballo Daniela Mandrile. Accolti dalla bella veste grafica curata da Fabrizio Carletto con i dipinti di Alessandro Siri, il disco si compone di sedici brani, tra brani originali e riletture di tradizionali, e spazia attraverso ballate narrative e musiche da ballo, caratterizzate da arrangiamenti curati e da un sound caldo e coinvolgente che rispecchia l’energia dei loro concerti. Ad aprire l’album è il canto tradizionale che chiude il Carnevale “Adiu Paore Carnaval” riletto in una versione quasi trasfigurata con l’arpeggio di chitarra di Adriano Rovere e il basso che evocano un’atmosfera quasi sospesa in cui si inseriscono le voci quasi sussurrate che culminano in un climax gioioso nel finale. Se il ritmo si fa più intenso con il tradizionale “Chanter, Boire e Rire Rire” nella quale si canta di vino e spensieratezza, la successiva “La Filha Dau Vesin” è un canto d’amore magistralmente interpretato da Paola Lombardo. “Set Saut”, già nel repertorio dei Lou Dalfin, è un irresistibile invito al ballo comandato da Daniela Mandrile ed impreziosito dal clarinetto di Dario Avena, mentre “Estela Alpina” firmata e cantata da Michela Giordano è una ballata delicata dal registro quasi cameristico. Uno dei vertici del disco arriva con “Derek’s Bourée” di Fabrizio Carletto e Michele Gazich con la struttura contemporanea dal tratto prog-folk che si intreccia con echi della tradizione in un gioco di specchi di grande suggestione. Si torna al ballo con elegante “Lizzy Valsa”, firmato da Laura Bagnis, che ci introduce alla suite in cui ascoltiamo “Circle Du Furet” di Marzia Cavallo, “Circle Desmentia” di Agnese Valmaggia e “Saota Boisson” di Laura Bagnis, tre composizioni diverse proposte in una progressione brillante, spinta da organetti, corde e fiati, e sostenute da una impeccabile ritmica. Il tradizionale “Sem Montanhòls” è il cuore ideologico dell’album, un inno all’identità e alla storia delle valli occitana ma anche alla resilienza e alla libertà, nel quale spiccano le voci e la tessitura melodica. Ascoltiamo, poi, la ballata narrativa “Al Pont de Mirabel” dal tratto quasi cinematografico, il medley che incrocia “La Boina” e il tradizionale “La Calha” in cui spicca la ghironda di Simonetta Baudino, il trascinante balet “Balet La Machinetta” e il medley con “Blancha” della Baudino e “‘Na Barca T’en Pra” di Fabrizio Carletto, per giungere alla corale “Esteve”. C’è ancora tempo per un altro medley con “Paora Gramusa” e “Aviu Un Calinhaire” che si colora di atmosfere mediterranee con l’oud di Adriano Taborro e ci guida al finale con la solenne “Lo Torrin” con Riccardo Serra al rullante.
“Sem Montanhòlas” è un disco coniuga tradizione e invenzione, potenza e leggerezza, danza e ascolto. L’orchestrazione attenta di Fabrizio Carletto, la direzione collettiva e la presenza di ospiti di primo livello contribuiscono a un lavoro maturo, che si ascolta come un viaggio unico attraverso suoni, storie e paesaggi. Un disco da scoprire, vivere, e – come accade con le loro esibizioni dal vivo – da sentire sulla pelle.
Salvatore Esposito
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