Zoe Pia | Tenores di Orosei Antoni Milia – Indindara (Losen Records, 2025)

Quando nel 2016, Zoe Pia diede alle stampe la sua opera prima “Shardana”, fu chiaro che stava nascendo un nuovo talento nella scena jazz italiana. Formatasi tra i Conservatori di Cagliari e Rovigo e numerosi seminari, la giovane clarinettista e compositrice sarda vanta un intenso percorso artistico che l’ha segnalata per la sua capacità di coniugare il rigore accademico con la tensione costante verso la sperimentazione, come dimostrano le diverse collaborazioni messe in campo negli anni e importanti riconoscimenti come il Premio internazionale di partiture non convenzionali “Musica con vista”. A distanza di due anni dal pregevole “Mito” inciso a quattro mani con la pianista Cettina Donato, Zoe Pia torna con “Indindara”, nuovo album realizzato i Tenores di Orosei Antoni Milia, quartetto vocale sardo composto da Tore Mula, Francesco Mula, Ivan Sannai e Alessandro Contu, custode di un ampio corpus di canti che abbraccia le due forme della tradizione vocale di Orosei : quella del canto sacro, tipica delle confraternite religiose con il repertorio liturgico e para liturgico e quella profana del canto a tenore. Dopo aver debuttato dal vivo nel luglio 2022 al Cala Gonone Jazz Festival, Zoe Pia e i Tenores di Orosei Antoni Milia hanno messo in fila una lunga serie di partecipazioni ai principali festival jazz italiani per giungere alla realizzazione del disco che ne cristallizza l’incontro. Registrato a marzo 2023 da Marti Jane Robertson allo janeStudio di Cagliari, il disco raccoglie nove brani per poco più di quaranta minuti di musica. Si tratta di una vera e propria immersione sonora nel suono della tradizione musicale sarda, un viaggio sospeso tra presente, passato e futuro, avanguardia e radici, nel quale non manca ampio spazio all’improvvisazione. Il titolo, Indindara, nasce da un verbo sardo riflessivo e reciproco che significa “andarsene”, fuso con il concetto di fonosimbolismo, ossia la capacità del suono di evocare direttamente il senso. È un nome che già suggerisce il cuore del progetto: un attraversamento, un viaggio, un andirivieni tra mondi. L’album si fonda sul principio dell’eudaimonia aristotelica — la felicità come scopo della vita, come orientamento etico — che qui si traduce in una musica che cerca equilibrio e senso attraverso il suono. Se in “Shardana”, Zoe Pia ci aveva raccontato la Sardegna attraverso il suo suono declinato in chiave jazz, in questo nuovo album la vediamo spostarsi verso la sperimentazione più ardita, partendo dai materiali tradizionali. Le launeddas e il clarinetto, ma anche i campanacci, uniti ai loop elettronici dialogano con le quattro voci bassu, tenor, mesu voche e voche, dando vita ad una serie di landscape sonori di grande suggestione. Ad esaltare il tutto sono le alchimie sonore elaborate da Zoe Pia che processa i suoi strumenti attraverso l’elettronica. Ad aprire il disco è “Eudamonia: Rosa” con le voci dei Tenores che introducono il brano recitando dei versi d’amore a cui si aggiunge il clarinetto di Zoe Pia dando vita ad un dialogo in crescendo travolgente in cui si alternano tra sole voci e aperture corali. “Dream: Su Ninnu” comincia con il suono di legnetti a cui si aggiunge il clarinetto che disegna la linea melodica di una ninna nanna facendo da preludio all’ingresso delle voci dei tenores. “Souls: Gotzos de su Nefressariu” si muove nei territori della sperimentazione con i beat elettronici e il clarinetto filtrato che costruiscono ardite architetture sonore dove si inseriscono le voci dei Tenores che cantano il Canto dell'ottavario in suffragio dei defunti. In “Eternal Life: Pretziosa Rughe Santa” il clarinetto viene triplicato da un harmonizer producendo un gioco di specchi sonori nel quale si muovono le voci dei Tenores che intonano la struggente “O viv’albore”, canto si esegue il 3 di maggio in occasione della festa del Cristo Re nella Confraternita di Santa Croce e il cui testo esalta glorioso legno della Croce e del Colle del Golgota. Il suono siderale del clarinetto di “Eradicate: Gotzos de Su Remediu” declina al futuro la laude alla Madonna del Rimedio a cui è dedicato un santuario campestre dove a settembre si svolgono due novene. Non manca uno spaccato dedicato al ballo con “Ile Dum-Ba-Ra-Amba: Ballu Turturinu”, “Heaven: Ballu Brincu” che sembra rimandare nella melodia al “Bolero” di Ravel e “Timess: Su Dillu” tra brani di grande impatto in cui spicca tutta la vitalità delle voci dei Tenores nel dialogo con i fiati e l’elettronica di Zoe Pia. Chiude il disco la splendida versione di “Freedom: Ballu a Tres Passos” con le launeddas che introducono il brano per mutare il loro timbro verso un suono sempre più straniante fino all’ingresso delle voci dei Tenores e del clarinetto. “Indindara” è un disco sperimentale che spinge le voci, gli strumenti classici e quelli della tradizione oltre ogni steccato, ne esplora gli effetti trascendenti e finanche surreali, esaltandone una vasta gamma di potenzialità espressive. 


Salvatore Esposito

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