Cassie and Maggie – Gold and Coal (Autoprodotto, 2025)

Note di freschezza arrivano dalle sorelle Cassie e Maggie Mac Donald dalla Nuova Scozia – residenti a Halifax con radici nella graziosa cittadina di Antigonish –, note come Cassie and Maggie, che intendono rinnovare l’eredità del repertorio celtico con sonorità contemporanee molto accattivanti. Nella loro discografia includono “Fresh Heirs” (2011), “Sterling Road” (2014), “The Willow Collection” (2016), “A Very Very Cassie and Maggie Christmas” (2022). Tra i loro riconoscimenti si annoverano una nomination ai JUNO e i premi Canadian Folk Music Awards ed East Coast Music Awards per il loro album “The Willow Collection”. Nate in una famiglia dalla storia musicale (il nonno Hugh A. MacDonald fu un pioniere della musica tradizionale, noto in Nuova Scozia come il re della polka, nel 1935 si trasferì a Montreal dove registrò sei dischi), le due presentano un repertorio in equilibrio tra tradizioni e intrattenimento sposando melodie tramandate da generazioni con la loro composizione, prendendo in prestito da altri autori di altre epoche. L’album “Gold and Coal” propone un repertorio di undici brani in inglese e in gaelico tra originali e canzoni tradizionali presentati con arrangiamenti innovativi per 35 minuti di musica di gradevole ascolto. La dualità alla base di questo lavoro parte innanzitutto dal titolo “Gold and Coal”: “Coal rappresenta le profonde radici del passato – la saggezza, la resilienza e l’eredità tramandate di generazione in generazione. Sono le fondamenta su cui poggiamo, la roccia della nostra identità musicale. Queste sono le melodie e le storie a cui abbiamo dato forma attraverso le quali onoriamo la forza e la storia da cui veniamo. D’altra parte Gold promette nuovi orizzonti e rappresenta l’inflessibile spinta ad innovare, esplorare e spostare i confini. Non si tratta solo di una superficie luccicante ma del più profondo viaggio verso la scoperta e la creazione. Si tratta di abbracciare l’ignoto osando mescolare tradizione con influenze contemporanee modellando nuovi percorsi” afferma il duo nelle note di copertina dell’album. “Bow down” apre il repertorio con il vibrante, scalpitante adattamento per chitarra e violino. Nella riproposta di “Nancy” con un arrangiamento che strizza l’occhio al pop, si fa riferimento all’usignolo che canta di notte mostrando la sua bellezza nell’oscurità e all’allodola che ha la capacità di cantare in volo ricordando di godere il viaggio. “I long to return/Bu deònach leam tilleadh”, veloce e leggera, adatta le parole del poeta di Nuova Scozia Hugh F. MacKenzie del 1952 che raccontano del rimpianto derivante dal lasciare la casa. La melodia è stata mescolata ad un vecchio motivo degli Appalachi “Rise Ye lazy fellow” riarrangiata. “Robert Frost” contiene versi ispirati al poema “A peck of gold” del 1928 scritto dal poeta statunitense: parlando di desiderio e nostalgia mette il violino al centro. La narrativa “Dear Imogene”, ritmata e melodica a cavallo tra musica country e pop, è ispirata a una poesia di Pluck Marriot del 19° secolo, omaggio a quelle persone che inseguono i loro sogni lasciando le persone amate. “The old miner” è una ballad dolce e malinconica, omaggio al lavoro e riflessione sull’inesorabile cambiamento attraverso il passar del tempo. I momenti più convincenti dell’album secondo chi scrive si raggiungono con “Blue Monday” (termine usato dai minatori per indicare il senso di malinconia portato dall’inizio di una nuova settimana di lavoro), brano di composizione musicato in modo essenziale al pianoforte con accenni di violino e cantato con una melodia toccante per rappresentare emozioni in bilico tra speranza e disperazione, e con “The big hewer” composto dai leggendari Ewan MacColl e Peggy Seeger per la trasmissione BBC Radio-Ballad che descrivevano la durezza del lavoro in miniera ma anche la solidarietà, lasciando emergere una figura sovrumana nata dalle profondità della terra, simbolo dell’indomabile spirito umano. Il nuovo arrangiamento vede il violino svettare ed intrecciarsi alle voci e al banjo. Si vola alto con “Dougie’s Set” che disegna un entusiasmante vertice nell’album. Nel vivace ed incalzante brano strumentale di cui si apprezzano la ritmica e la melodia brillante, sono inseriti frammenti con le parole di Dougie MacDonald da Cape Breton in cui l’artista scomparso nel 2009 - non soltanto violinista e portatore della tradizione ma anche costante fonte di ispirazione di cui Cassie ammirava la tecnica e la musicalità-, spiegava il suo approccio alla composizione. “The gold rush is over and I’m moving on” chiude il lavoro con un omaggio al musicista canadese Hank Snow che dalle sue umili origini arrivò al successo internazionale. Maggie, voce principale, suona pianoforte e chitarra, mentre Cassie canta e suona il violino. La band è così composta: Brian Barlow, Dave MacDougall, Scott Ferguson alla batteria, Jacob McCauley al bodhrán, Scott Alexander contrabbasso e basso elettrico, Dave Gunning basso elettrico, Michael Francis alle chitarre elettriche e slide, Jarron Freeman al banjo. A cavallo tra country, pop e tradizione, “Gold and Coal” si caratterizza gradevolmente per le belle voci e le convincenti armonizzazioni e per la costante tensione creata dall’incalzante tappeto strumentale che scatena il desiderio della danza. Da Cassie and Maggie un album che fa apprezzare in modo lieve la tradizione.  


Carla Visca

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