Votia - Vié Kaz (Ajabu! Records, 2025)

“Vié Kaz” è il vulcanico album di Votia, ensemble familiare che arriva dall’isola de La Réunion, guidato dalla voce calda della carismatica Marie-Claude Philéas Lambert, figlia d’arte: il padre, infatti, era Gramoun Lélé, uno dei maestri della rinascita del Maloya, il genere musicale tradizionale dell’isola riferito ai canti degli schiavi nelle piantagioni di canna da zucchero, la madre proveniva da una famiglia Malagasy ben nota in ambito musicale. Marie-Claude ha a lungo accompagnato il padre e cantato in altre formazioni, in un contesto prettamente maschile, ma poi ha deciso di cercare la sua strada ed ha formato la sua band, Votia, diventando autrice e compositrice. Nell’ensemble sono entrati il marito, i figli ed alcuni amici, che cantano composizioni originali ispirate alla struttura call-and-response, animate da cori polifonici e accompagnate da rutilanti percussioni nello stile musicale tradizionale dell’isola de La Réunion. Con popolazioni provenienti da Madagascar, Europa, India ed Africa, La Réunion rappresenta un crogiuolo di culture. La musica tramandata dagli schiavi fu salvata dalla scomparsa grazie all’impegno del locale partito comunista che ne fece un mezzo di rivendicazione dell’identità locale in opposizione alla cultura francese; fu osteggiata anche dalla chiesa cattolica che ne vedeva aspetti pericolosi sia perché, insieme alla danza, veniva usata per raggiungere uno stato di trance, sia per il suo uso in riti collettivi per comunicare con gli antenati. Finalmente riconosciuto nel 2009 dall’UNESCO nella Lista rappresentativa della Francia, di cui l’isola è retaggio coloniale, come patrimonio intangibile dell’umanità, il Maloya incarna il blues degli schiavi del Madagascar e dell’Africa ed è diventato materia di insegnamento nel Conservatorio musicale dell’isola. Gli strumenti tradizionali che accompagnano il canto in lingua creola, sono esclusivamente percussivi . I Votia cantano in creolo e in malgascio e, oltre alle percussioni che tipicamente accompagnano la voce, quali il roulèr (tamburo dalle sonorità basse), il kayamb (sonaglio piatto realizzato con i fusti della canna da zucchero riempiti di semi), il pikèr (cilindro di bambù percosso con due bastoncini), il sati (bidone in metallo percosso con due bacchette), hanno introdotto nelle composizioni anche alcuni strumenti provenienti dalle tradizioni indiane e africane: il tampura, cordofono della tradizione indiana dalla forma tra il liuto e il sitar, lo ngoni e la kora, cordofoni rappresentativi dell’Africa occidentale. Negli undici brani che compongono questo brillante lavoro si riconoscono caratteristiche di grande energia e positività e si affrontano I temi della gioia e del dolore, dell’amore e dell’equilibrio dell’uomo con la natura. Questi canti sono forti, intensi e diretti. “Dan ker lele”, per esempio, suona come un inno alla gioia, “Dinibe” si apre con le delicate sonorità dello ngoni che accompagna il canto della voce roca e pastosa di Marie-Claude, quasi un urlo, a cui rispondono i cori e le vibrazioni del tamburo che invita alla danza. “Douleur lo ker” è proprio un blues lento e toccante aperto dal soffio sofferto dell’armonica, in cui poi entrano le percussioni, profonde e incalzanti, in un lungo finale. “Vezu” si scioglie nel ritmo con voci che invitano a scatenarsi nel ballo. “Viè Kaz”, la title track in ottava posizione, racconta della casa di famiglia, la vecchia casa dove Marie-Claude con i suoi quindici fratelli e sorelle si riunivano insieme al padre per cantare e suonare in sessioni che avevano un orario di inizio ma non si sapeva mai bene quando avessero fine, luogo di crescita e formazione musicale e spirituale della famiglia. “Volkan” cattura con la voce toccante e ancestrale di Marie-Claude, paragona la vita delle persone ad un vulcano che non si spegne mai, ma rimane grande, forte e vivo. “Zoli pei” parla della splendida natura dell'isola de La Réunion, che offre tutto ciò di cui si ha bisogno. “Siamo un'isola e abbiamo poca protezione dai cambiamenti climatici, viviamo al ritmo del pianeta. C'è stato un tempo in cui c'era l'industria locale e questo ha prodotto molte cose belle. La gente poteva mangiare, bere e fare tutto, ma quest'epoca è finita. Ora è un momento molto difficile. Ma l'isola è ancora bellissima” spiega la cantante. “Zour lan” in chiusura costituisce un brano melodico che si scioglie nella positività. Oltre a Marie-Claude Philéas Lambert che rappresenta la voce principale, i musicisti sono Judikael Vitry che suona il tampura, il flauto, lo ngoni e canta nei cori, Fabrice Lambert al kayamb, piker e ai cori, Richelin Mahano alle congas, doum doum e cori, Fabien Boquet al djembe, kora, ngoni e cori, Jyothi Lambert al roulèr, sati e cori, Vincent Buchet all’armonica. Lasciarsi trasportare dall’energia dei ritmi rutilanti e dall’autenticità delle voci sembra il modo più immediato per godere di quest’album trascinante che ci avvicina alla ricchezza dell’esplosiva natura dell’isola celebrando la gioia e la vita, il dolore, la tristezza, l’amore e la condivisione. 


Carla Visca

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