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Se volete ascoltare una musica che conserva profondi legami con la tradizione, ma nel contempo si è evoluta in una direzione molto originale, procuratevi “Scarrow”, il nuovo lavoro dei Salt House. Quinto album nella discografia del trio – e il primo in cui, accanto a Ewan MacPherson (voce, chitarre e percussioni) e a Jenny Sturgeon (voce, chitarre, pianoforte, harmonium e dulcimer) compare Anna Hughes (voce, violino, viola e chitarra tenore) in sostituzione di Lauren MacColl – “Scarrow” si pone in stretta continuità con le opere precedenti del trio per qualità compositiva ed esecutiva, fonti di ispirazione – dal punto di vista dei testi quelle letterarie di lingua inglese, da quello musicale la tradizione scozzese – e atmosfere rievocate: il paesaggio delle Highlands, le Shetland, e le colline del Northumberland, la regione al confine tra Inghilterra e Gaeldom. Temi centrali dell’opera sono la speranza, la comunione e la condivisione; sentimenti ed azioni che nell’album sono evocati attraverso sonorità delicate, che rimandano a un ambiente intimo, illuminato da una luce sì fioca (questo significa in gaelico scozzese “scarrow”), ma che favorisce il dialogo e la comprensione tra le persone, così da rompere l’oscurità degli attuali incerti tempi. Coerente con questa impostazione, la musica di “Scarrow” è perlopiù acustica, con una ridotta base
ritmica e con misurati (ma efficaci) interventi della chitarra elettrica di MacPherson, del sintetizzatore di Andy Bell (che è anche produttore dell’album), del basso elettrico e basso doppio di Ben Nicholls, delle percussioni di Magnus Lundmark. Altro elemento caratterizzante l’album sono i riferimenti in esso rinvenibili a stili compositivi ed esecutivi di autori e interpreti che, partendo dal folk, hanno creato nuovi paesaggi sonori, originali e seminali, primo fra tutti (e forse il più riconoscibile) Nick Drake. Ed è realmente emozionante sentire nella melodia e nell’intermezzo di “Cut him out in little stars” o nell’incipit di “Headed your way” suoni che sembrano usciti dalla mente, dalle scelte di intonazione e dalle dita di Drake, quasi una testimonianza di quanto profondo sia il segno lasciato nel folk britannico dalla musica del “per sempre giovane” Nick. Altri paesaggi sonori evocati in alcune delle canzoni di “Scarrow” sono quelli di Oltreoceano, dove il termine folk music amplia il proprio significato: David Crosby, negli intrecci vocali di “Underwing”; Joni Mitchell nelle soluzioni chitarristiche e di arrangiamento di “Blackbird” e, soprattutto, di “I met at eve” (in
cui ben si inseriscono alcuni frammenti leggermente acidi delle chitarre di MacPherson); i primi Simon & Garfunkel di “Wednesday morning 3 a.m.” nella deliziosa “Horizon”. Degna di menzione ognuna delle altre tracce: “Fathoms”, adattamento di una canzone ottocentesca in gaelico scozzese, in cui l’insieme delle voci si dipana su delicate trame sonore create da chitarra e violino; “Autumn on the run” (il cui testo è una poesia di Violet Jacob), che inizia con voce e harmonium, prosegue con l’aggiunta di sintetizzatore, chitarre e basso, e termina nella stessa forma di inizio brano. Ed ancora: “Take this day”, piacevole per il gioco delle voci femminili dialoganti con chitarra e basso, che celebra la semplicità come fattore generante gioia e tranquillità; “Snow walking”, che suona leggera e fresca come passi nella neve, mentre il cuore è scaldato da un ritornello dalla vena leggermente pop; “Waiting for summer”, in cui arpeggi di chitarra e un violino in secondo piano accompagnano il canto; la conclusiva “Share the light”, delicata canzone di cui riportiamo alcuni versi che, a nostro parere, condensano le tematiche e le atmosfere dell’intero album: “Amo quando il fuoco arde/E la luce della luna illumina la parete/Amo quando la musica fluisce/E dopo, quando il parlare si fa sussurro”. In conclusione, anche in “Scarrow” i Salt House affiancano alla matrice tradizionale scozzese echi da altri ambiti geografico-musicali, mostrando di saper assimilare linguaggi e modi di interpretare e scrivere diversi, mescolando e distillando il tutto in una musica originale, di grande qualità, curata nei dettagli e nelle sfumature.
Marco G. La Viola
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