Premio Andrea Parodi, Teatro Massimo, Cagliari, 10 - 12 ottobre 2025

Si è conclusa sabato 12 ottobre la tre giorni della diciottesima edizione del Premio Andrea Parodi, la cui fase finale (dopo la selezione da parte di una commissione ad hoc delle oltre trecento candidature pervenute all’organizzazione) è stata ospitata al Teatro Massimo di Cagliari. La manifestazione sarda ideata per rendere omaggio alla figura di Andrea Parodi, cantante e autore scomparso nel 2006, è organizzata dalla Fondazione Andrea Parodi, presieduta da Valentina Casalena, compagna di Parodi, con la direzione artistica della primadonna del canto sardo Elena Ledda. Una diciottesima edizione di buon livello per la sua proiezione internazionale (sempre più spesso a trazione spagnola) e la qualità dei nove artisti (a grande maggioranza femminile) in gara in questa vetrina musicale “world music” a cui partecipano musicisti giovani ma talvolta anche artisti con alle spalle discografie già affermate. Si sono confrontati nell’arco delle tre serate (10-12 ottobre, a ingresso gratuito) Naomi Berill, Luisa Briguglio, Nicole Coceancig, Evoéh Q-Art, Limen Collective, Neval, Lia Sampai, Eva Verde & Danilo Tirso,
Barbora Xu. In larga parte il Parodi privilegia una forma canzone che musicalmente manifesta una dialettica tra rappresentazione e autorappresentazione che rimanda ad appartenenze locali espresse in lingue e dialetti, spesso minoritari, e cifre musicali transnazionali se non transculturali, comuni ormai nella vita artistica e nelle collaborazioni di tanti artisti. Com’è noto, oltre al brano in gara e a un secondo brano del proprio repertorio presentato nella prima serata, gli artisti si confrontano con il repertorio di Andrea Parodi, reinterpretandone un brano sulla base del proprio estro stilistico nella seconda serata, fino a tornare al brano in gara nella serata finale. In tal senso si assiste a una crescita performativa nell’arco delle tre esibizioni del contest, in cui le giurie (tecnica, critica e internazionale) possono riascoltare i pezzi in gara. Va detto pure che il confrontarsi con una canzone del repertorio di Andrea Parodi si configura come un cimento di non poco conto. Le rivisitazioni del materiale del cantante di Porto Torres influiscono sulle determinazioni della giuria tecnica, la quale, d’altra parte, dovrebbe valutare solo il brano in gara ma che
in fin dei conti dà peso anche alla componente interpretativa e ideativa degli artisti nel calarsi in una lingua e in un repertorio non proprio. Che dire poi delle reazioni suscitate in un pubblico ormai folto, affezionato al Premio, che segue con attenzione i concorrenti non facendo mancare il proprio calore? Se da un lato qualcuno potrebbe leggere la concomitanza di un brano da giudicare e dell’interpretazione parodiana come una discrasia del Premio, dall’altro si può oggettivamente dire che ne rappresenta un unicum e un valore aggiunto. Venendo alla cronaca, il premio assoluto 2025 è andato ben meritatamente alla chanteuse siciliana di residenza marsigliese Luisa Briguglio, quello della critica e il Premio Bianca D’Aponte International all’ottima Naomi Berrill, irlandese di residenza toscana con “Sea Warrior”, brano cantato in inglese e irlandese, che rievoca la figura della piratessa Grace O’Malley vissuta a cavallo tra ‘500 e ‘600. La violoncellista di Galway si è presentata in veste acustica sul palco del Massimo, “rinunciando” agli arrangiamenti ascoltabili nel suo album “Inish”. Della stessa artista va sottolineata anche la personale
rilettura di “Rosa Resolza” di Andrea Parodi, per violoncello e concertina. La Fondazione Parodi ha consegnato, invece, a Neval, artista curda di residenza spagnola, il riconoscimento per la emozionante interpretazione di “No mi jamedas Maria”. Venendo alla trionfatrice, Luisa Briguglio ha appena pubblicato “Truvatura”, per Liburia Records, di cui ha proposto in gara “U ‘nnamuratu e a morti”, un brano in siciliano ispirato a un’opera spagnola del XV secolo. Un titolo che racchiude il classico topos di amore e morte, qui declinato nella forma di un racconto. In una certa misura, un brano confortevole e familiare perché incasellato nei codici storicizzati del folk siciliano contemporaneo che rimanda anche a nobili voci femminili del passato, pur assumendo delle inusitate sfumature world. Nell’impianto fortemente teatrale del testo originario si è ben calata con piglio deciso e viscerale Luisa Briguglio, peraltro accompagnata da una solida band, pur se in parte nuova rispetto alla rodata formazione del disco – e ciò va notato a ulteriore suo merito. Tra gli altri concorrenti, ci è piaciuta molto anche la friulana
Nicole Coceancig, autrice di “Silos”, titolo che fa riferimento al tristemente conosciuto Silos di Trieste. Il brano è tratto da “Zohra”, concept album uscito per Nota Records. Un motivo premiato con la menzione per il miglior testo, supportato da una ottima band che accompagnava Coceancig, la quale può aver pagato la cattiva condizione fisica con cui è arrivata al Premio. Un’artista su cui ritorneremo, perché davvero lo merita. Più risalto avrebbe magari meritato la ceca-finlandese Barbora Xu, per l’originalità e la grammatica del suo “Gamlin”, tratto dal recente “The Garend of Otava”, suonato con la cetra cinese guzheng, composizione la cui struttura era meno ascrivibile a consolidati stilemi nostrani. In diciotto edizioni il Parodi è cresciuto con una certa armonia sotto vari punti di vista, diventando luogo di confronto di idee e di collaborazioni che nascono, come avviene anche attraverso le attività collaterali alla competizione in cui, oltre a momenti di confronto con esperti di questioni legali in ambito professionale artistico, ci sono stati l’oramai consueto interessante scavo negli archivi Rai di Elisabetta Malantrucco (Radio Techetè), quest’anno in dialogo con il giornalista e saggista Felice Liperi,
autore di un volume sulla “Canzone d’autore in Italia”, e la Lecture di Marco Lutzu (Università di Cagliari), con preziosi ascolti di registrazioni sul campo di musica sarda, dedicata al compianto Bernard Lortat-Jacob, specialista di tradizioni musicali mediterranee, figura centrale per lo studio delle musiche tradizionali in Sardegna e della permanenza prolungata e duratura nell’isola. Come di consueto un parterre di ospiti ha dato lustro alle serate, a cominciare dalla vincitrice dello scorso anno Sandra Bautista, catalana dalla voce melodiosa, portatrice di una poetica musicale inedita a cavallo tra indie folk e pop d’autore con venature perfino jazz e bossa. Nella serata finale bella esibizione di Ferruccio Spinetti (contrabbasso), Francesca Corrias (voce) e Marcello Peghin (chitarra), che hanno omaggiato il Caetano Veloso di “O Leaozinho”, hanno interpretato il classico “A Diosa”, ed eseguito in quartetto una emotivamente toccante “Sula su’entu” (un bel testo di Rossella Faa su un motivo tradizionale palestinese) insieme a Elena Ledda. Premio World Music International al magnifico coro polifonico A Filetta, sei voci
strepitose all’insegna della dialettica tra tradizione e innovazione del canto corso (“O Sepolcru”, canto di passione di composizione, e “A Diosa”). Illustre anche l’ospite finale, Mauro Pagani, che nel suo breve set ha ha aperto la stagione dei ricordi con passaggi da “Crêuza de mä” e dal repertorio PFM (“Impressioni di settembre” ha scatenato il pubblico): standing ovation per lui. L’attitudine amichevole e inclusiva del Premio Parodi che stempera le tensioni del contest porta a dispensare un numero ragguardevole di menzioni, che in fondo accontentano tutti i finalisti. Per la rassegna completa dei riconoscimenti, vi lasciamo alla consultazione dei siti del Premio Andrea Parodi e della Fondazione Parodi ricchi di tante altre utili informazioni per partecipare all’edizione 2026, che si svolgerà, come sempre, nell’autunno cagliaritano.

 

Ciro De Rosa

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