Barbora Xu – The Garden of Otava (Nordic Notes, 2025)

Le sue origini sono ceche e il suo cognome è Šilhánová. Non è solo un’esperta di cetre, dal finnico kantele al guzheng cinese, ma è anche una sinologa con studi sul campo a Taiwan, laureata in area orientalista all’Università di Turku, studi poi proseguiti frequentando il Programma di Global Music dell’Accademia Sibelius di Helsinki. Del suo disco di debutto, “Olin Ennen”, ha raccontato Daniele Cestellini sul nostro magazine . L’album ha ottenuto riconoscimenti internazionali, piazzandosi sia nella World Music Charts Europe che nella Transglobal World Music Charts. In Germania è stato nominato per il Preis der deutschen Schallplattenkritik. Nella composizione, Xu si ispira a forme poetiche tradizionali finniche (runolaulu) e cinesi; sovrappone i suoi cordofoni (il kantele, strumento principe dell’epos finnico dal potere incantatorio secondo la mitologia del Paese baltico e il guzheng, antichissima cetra di corte cinese diffusa in diverse fogge e con un numero variabile di corde), ma suona anche arpa, harmonium e percussioni. Il suo è un “folklore immaginario”, profondamente ispirato alla vita a stretto contatto con la natura: colori, suoni, silenzi. Pur padroneggiando la grammatica strumentale assorbita attraverso le sue ricerche, Barbora non ricerca l’ortodossia strumentale, ma modella sulla sua cifra compositiva la voce degli strumenti esaltando il gioco degli armonici, l’uso dei diversi registri e le sfumature create attraverso lievi e spostamenti e variazioni di carattere improvvisativo. E poi c’è il suo canto, la sua voce-strumento distesa, pacata, a tratti melismatica, profondamente magnetica. In questi anni Xu non solo ha messo su famiglia e avuto due figli, ma si è anche dedicata a progetti che mettono al centro la natura e la protezione delle foreste storiche in Finlandia. Ha composto la colonna sonora di “Clash of Clans”, assunto la direzione artistica di “Zithers of Oslava” al festival Folk Holidays nella Repubblica Ceca, e partecipato al progetto “Old Forest Echoes” — per la tutela delle foreste primarie finlandesi. Barbora Xu ha registrato il suo secondo album, “The Garden of Otava”, per poi tornare a vivere in Repubblica Ceca, lasciando l’isola finlandese di Otava, che era stata la sua casa per molto tempo. Dunque, si tratta di un album che chiude un capitolo importante della vita di Barbora. Va detto che il nome Otava racchiude significati profondi in diverse lingue: in finlandese si riferisce alla costellazione dell’Orsa Maggiore e anche a una rete da pesca tradizionale, mentre in ceco simboleggia il rinnovamento e un secondo raccolto dopo un periodo di difficoltà — un simbolismo che ben si addice ai tanti cambiamenti affrontati dall’artista negli ultimi anni. Xu continua nella sua ricerca di contatti tra culture distanti facendo interagire gli zither e l’arpa, che è il terzo strumento suonato: un’arpa a leve munita di trentaquattro corde di budello e metallo, affine all’arpa portativa usata dai musici boemi, dotata di un sistema di ganci per modificare l’intonazione delle corde. Dal punto di vista musicale, “The Garden of Otava”, se da un lato riprende quella fluidità e rarefazione sonora che avevano dato lustro al disco di esordio, dall’altro espande l’idioma sonoro di Xu con l’uso di elementi elettronici e di field recording: la musica è nata in una capanna di legno isolata, circondata da foreste. Le dieci composizioni sono frutto di lunghe camminate e di questa intimità con l’elemento naturale, che diventa il filo rosso per costruire un’opera organica. Scrive l’artista nelle note: “È una benedizione creare musica nella foresta. I suoni degli strumenti risuonano tra le foglie, mentre gli uccelli cantano e costruiscono i loro nidi. Immergersi nello spazio del bosco significa cercare una connessione con la fonte sacra dell’ispirazione”. Barbora canta e suona guzheng, kantele, harmonium, mandolino e arpa. Quella del brano di apertura, “Kiam”, è una melodia nata camminando nella foresta, sviluppata sul piano compositivo in un loop elaborato, con variazioni armoniche. Il titolo, come il testo, è privo di significato, ma la voce-strumento si sposa al profilo melodico del brano, suonato con arpa, cetra guqin, kantele e percussioni. Segue “Jinwan” (Stasera), una song cantata in mandarino; in cui numerosi ospiti contribuiscono al suono complessivo con viola da gamba (Ilkka Heinonen), contrabbasso e violino (Anna-Maria Huohvainen), mandolino (Risto Luukkonen) e cori (Giselle Chan, Geneviève Andræssen, Mikael Sand, Carly Markkanen, Alexsi Markkanen, Mikko H. Haapoja e Risto Luukkonen). La funzione curativa del camminare e cantare è esaltata in “Together”, anch’essa nata attraversando la foresta di buon mattino. Qui, alla voce e all’arpa di Barbora si uniscono clarinetto basso (Tapani Rinne) ed elettronica (Mikko H. Haapoja). Sprizza gioia “Gamlin”, brano per sola voce e arpa. Il guzheng apre la successiva “Hilltop”, superlativa composizione cantata in inglese, che enfatizza l’esperienza intima di interazione con la natura. La viola da gamba e il contrabbasso arricchiscono l’organico, unendosi alla cetra cinese, al kantele a dieci corde e all’harmonium. Piùa vanti, la formazione da sinologa entra in gioco in “White Stork Tower (Airplane Song)”, altro brano di punta dell’album, in cui Xu riprende una lirica tradizionale cinese del poeta Wáng Zhǐhuàn (c. 688–742, vissuto durante la dinastia Tang), che descrive vividamente il tramonto dietro le montagne che si estendono alle spalle del Fiume Giallo; alle percussioni Tinashe Masangudza. Negli strumentali “Inhale” e “Exhale”, il paesaggio sonoro (i canti degli uccelli e altri suoni della natura circostante) si intreccia con la musica, mentre l’evocativo “Jìngtŭ” (Infine), per guzheng e kantele da concerto (dotato di meccanismi per il cambio di tonalità), porta in sé l’appartenenza a un’universalità che si ritrova nella natura. “Yŭzhōng Láide Nĭ” (Ho trovato te), per arpa e kotikantele (sviluppato da Paul Salminen, 1887–1949), che vede la presenza del violoncello di Asja Valcic, suggella la conclusione di questo secondo lavoro, anch’esso già affermatosi in questi mesi nelle charts world internazionali già menzionate. Guidata da una sensibilità originale, che affonda le radici nella poesia e nella pratica strumentale ma guarda oltre i confini del tempo e dello spazio, Barbora Xu costruisce un percorso musicale universale, profondo e visionario. “The Garden of Otava” è un ascolto che sprigiona un incanto balsamico. 


Ciro De Rosa

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