Lívia Mattos – Verve (YB Music, 2025)

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Siete pronti per uno dei più emozionanti giri del mondo in sole due canzoni? Dall’India al Brasile passando per l’Africa Occidentale? Eccolo perfettamente servito dai brani che aprono il minimalista e caleidoscopico “Verve” appena confezionato dalla brasiliana Lívia Mattos, fisarmonicista, cantante, compositrice, circense e molto altro. Si comincia con “Caucaia” che miscela la sua fisarmonica al canto di Varijashree Venugopal, in compagnia dei fedeli e impeccabili Jefferson Babu alla tuba di e Rafael dos Santos alla batteria. “Caucaia” è la città nel Ceará che ha ispirato questo forró, composta con la sola voce, dato che la fisarmonicista nel momento creativo, non aveva a disposizione il suo strumento. Anche “Ndoukahakro” rende omaggio a un luogo, l'omonimo villaggio della Costa d'Avorio conosciuto in occasione di un concerto ad Abidjan e opportunità di collaborazione con la kora di Senny Camara (Senegal). A scrutare e legare queste distanze oceaniche ci pensa “Quanto mais doce” che canta l'amore di chi parte e l'amore di chi aspetta, il desiderio di ritrovarsi vicino. Cuore dei dieci brani è “Verve”, samba cucito in modo da far apprezzare la versatilità dei tre strumenti in gioco, chiamandoli a scambiarsi le reciproche funzioni e a inventare nuove soluzioni ritmico-armoniche. “Com você eu vou” irrompe rotolando con un sognante tempo raccontando un grande amore, un grande viaggio, la capacità di miscelare e attraversare acqua e sale. Anche la seconda parte dell’album è ricca di collaborazioni. 
Per interpretare l’articolata composizione “Taiane” di Hermeto Pascoal (qui intitolata “Mundo verde esperança” - titolo dell’album del 2003 di Hermeto Pascoal & Grupo aperto proprio da “Taiane”) il Lívia Mattos Trio si allarga e diventa il “Lívia Mattos Quinteto”, coinvolgendo (da Rio de Janeiro) il flauto di Aline Gonçalves e (dal Rio Grande do Sul) i bicchieri di vetro di Tomás Gleiser. È la prima volta Lívia Mattos include in suo album un brano non firmato da lei. Un ascolto ripetuto rivela l’arguzia di Hermeto nello strutturare le diverse parti della composizione che si compongono attraverso l’assemblaggio di micromoduli generando un fertile terreno combinatorio. Nel suo primo album (“Vinha da ida”, 2017), Lívia Mattos aveva coinvolto il fisarmonicista Toninho Ferragutti nel brano “O Que Eu Quero Levar” Ora gli dedica un coinvolgente forró, ovviamente un virtuoso “Forrógutti”. Seguono le ispirate collaborazioni con Ivan Lins e la pianista Thais Nicodemo (“Como se fosse o mar”), evocando una poetica dell'impermanenza e del respiro, e con il pianista Thadeu Romano (“Historia de uma cabeça”), autore di una melodia che si sposa perfettamente con i versi scritti da Mattos scrutandoi crisi, contraddizioni e sogni ad occhi aperti, proprio come quelli che suscita “Folia de fole”, il conclusivo frevo baiano intriso del sapore carnevalesco del gruppo di Armandinho, Dodô e Osmar. Lívia Mattos, originaria di Salvador, ripropone con la fisarmonica gli accenti della chitarra bahiana concludendo la scaletta “scendendo” a far festa in strada, proprio come fa nei suoi concerti, fra il pubblico a legare frevo e il galope. 


Alessio Surian

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