I finalisti del Premio Andrea Parodi 2025: Naomi Berrill

La prima artista è Naomi Berrill, violoncellista, autrice, cantante e violoncellista irlandese di residenza fiorentina, già incontrata più volte sulle nostre pagine. 

Come ti presenteresti al nostro pubblico? 
Dopo un percorso intenso di studio nel mondo della musica classica ho cominciato creare il mio sound combinando l’uso del violoncello e quello della voce con l'aiuto anche di chitarra e concertina. Arrangio e scrivo prendendo ispirazione dal mondo classico ma anche dei mondi del folk e jazz che hanno fatto parte della mia infanzia. Il mio obiettivo è quello di andare oltre i confini dei generi musicali, la mia ricerca indaga flussi migratori di melodie tra la classica, il jazz, il folk, l’indie e il pop. La divisione in genere mi sta stretta, Nick Drake ha lo stesso valore di Bach, Nina Simone lo stesso di Purcell e anzi forse avrebbero collaborato assieme se fossero nati nello stesso periodo. Il lavoro sperimentale di arrangiare melodie che mi sono care, sono diventate ispirazione per le composizioni dei miei album, di cui il più recente è “Inish” (Isola in Gaelico) racconto della vita sulle Isole sulla costa ovest del Irlanda, vicino
casa mia.  In che rapporto sei con la tradizione musicale irlandese? In Irlanda la musica folk è l'aria che respiriamo, circonda ogni momento della nostra vita, è il modo in cui comunichiamo all'interno delle nostre comunità. Da millenni la musica si tramanda per via orale, ancora oggi la ricerca delle radici di molte famiglie e clan parte dal trascrivere le musiche che si suonavano attorno al focolare. La tradizione musicale è immensa ed immensamente viva grazie a musicisti tutte le età che la suonano, la re-interpretano e la mantengono viva. 

Cosa significa per te cantare in irlandese? 
Grazie alla musica e alla letteratura la lingua gaelica in cui canto si è tramandata per millenni. Da irlandese, sento il dovere di dare il mio contributo nel tenere viva una lingua che è anche un patrimonio e una tradizione. Gaelico ha una gamma di parole descrittive e detti antichi molto poetici che hanno un potere emotivo molto forte, bellissimi da cantare o usare per esprimere. 

Raccontaci della canzone in concorso al Parodi? 
“Sea Warrior”, il singolo del mio album più recente, una canzone che racconta della vita della prima piratessa/donna di mare Irlandese. Grace O’ Malley. Una donna molto coraggiosa e potente per la sua epoca. In questa canzone c'è un intreccio di un testo di una canzone antica Irlandese intitolato ‘Baidin Fheilimi’. 

Possibile rinnovare la tradizione conservando modalità canore e stilistiche che si riducano per forza a forme mainstream? 
Si deve. Il concetto di mainstream è variabile nel tempo quindi ciò che è mainstream oggi può non esserlo domani quindi è senza dubbio importante riadattare ma non piegarsi perché la tradizione viaggia lenta ma inesorabile. 

Il Parodi è un contest intestato alla “world music”? In che misura ti rispecchi in questa categoria? 
World music è tutto ciò che rappresenta l’identità folklorica e antropologica di un territorio. Per cui si, nella mia musica c'è la mia identità comunitaria anche se riconosco che studiando musica di vari generi, epoche e provenienze e il fatto di avere vissuto fuori dall’Irlanda ha arricchito il mio spettro musicale rendendolo ancora più world music.


Ciro De Rosa

Posta un commento

Nuova Vecchia