Hawa & Kassé Mady Diabaté – Toumaro (One World, 2025)

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Dietro ogni album c’è una storia più o meno lunga. In questo caso è lunghissima. L’ultima tappa vede tre momenti chiave nell’arco di sette anni: la morte (per ictus, alla soglia dei settantanni) di Kassé Mady Diabaté a maggio del 2018 a Bamako; la decisione della figlia Hawa, in genere attiva nel Trio Da Kali, di portare a compimento con il co-produttore Ibrahim Kaba i brani su cui stava lavorando e che aveva parzialmente registrato; la distribuzione dell’album realizzata da One World proprio in coincidenza con il settimo anniversario dal decesso. Per percepire la qualità e la profondità di questo lavoro mettete a confronto con le altre innumerevoli versioni disponibili online il quarto brano, un classico della tradizione mande, qui interpretato a due voci: “Fognana Kouma”. La prima tappa di questo viaggio? Quella di cui abbiamo memoria vede Morykaba Diabaté, antenato di Kassé Mady, impegnato nel XIII secolo a cantare le gesta di Soundjata mentre da forma al Mali. Non a caso, la regione maliana di Koulikoro e Kela, la città in cui era nato Kassé Mady, sono conosciute come culle dei griot e della tradizione musicale mandinga. Nascere nella famiglia Diabaté significa crescere in una delle due più grandi famiglie “djali”, di griot: Kassé Mady era il nipote del famoso griot Siramori Diabaté; suo nonno Bintu'amma era un maestro di ngoni e il fratello Abdoulaye Diabaté, più giovane di sette anni, è il cantante e chitarrista che a Abidjan aveva fondato i Super Mande ed era poi entrato nel Ballet Koteba. La voce di Kassé Mady, potente e espressiva, è immediatamente riconoscibile e ne ha fatto uno dei protagonisti della storia recente della musica dell'Africa occidentale: dall’apprendistato intriso dei canti Mande, all’incontro con i ritmi cubani nell’Orchestre le National Badéma degli anni '60, ai nuovi arrangiamenti a partire dagli anni '80, interagendo soprattutto con le
produzioni parigine. Due album lo segnalano, quasi contemporaneamente, a cavallo fra la fine degli anni '80 e i primi anni ‘90, il più tradizionale “Kela” e “Fodé”, aperto a nuove influenze ritmiche ed elettriche già percorse da maestri come Salif Keita. Nel 2002, con “Kassi Kassé - Mande Music From Mali”, registrato a Kela, ha rivisitato le influenze latine dell'era Badéma insieme a vecchi compagni di viaggio e a Lucy Duran che l’ha prodotto. Poi altri tre album: “Manden Djeli Kan” (2008), “There Was A Time” (con l’African Classical Music Ensemble nel 2009) e “Kiriké” (2014): un ritorno acustico alla matrice della sua arte e alla capacità di emozionare nella sintesi di melodie e testi. La canzone che chiude e dà il titolo al nuovo album, “Toumaro” (Arrivederci) è stata scritta dalla figlia Hawa che si è presa cura di quanto già registrato dal padre per il nuovo album. Sette degli undici brani portano la firma di entrambi, “Simbo” del solo Kassé Mady, tre di Hawa. Accanto alle voci di padre e figlia troviamo una “terza voce”: il balafon di Lassana Diabate; completano il gruppo tre chitarre, quelle di Lassana Diabate (dalla Guinea), Lassine Kouyate e Gausou Kouyate; il kamale n’goni è nelle mani esperte di Zoumana Diawara Madou, lo djeli n’goni in quelle di Mamadou Dit Fode Kouyate, lo n’goni basso in quelle Yacouba Sissoko. A sospingere l’ensemble sono le percussioni di Mamadou Koné (djembe e calabash) e Karim Coulibali (dundun). Il risultato è un album postumo di contagiosa vitalità in cui ogni voce sa portare il proprio contributo unico e, soprattutto, sa fondersi insieme con le altre seguendo l’esempio degli intrecci vocali fra padre e figlia, una via luminosa che sa toccare ogni corda affettiva, nel solco della millenaria e sempre fertile tradizione Mande. 


Alessio Surian

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