Per “Nordic Lights” Constantinople torna alla forma del trio già sperimentata per “Jardins Migrateurs” con Ablaye Cissoko. Anche in questo caso, accanto al fondatore dell’ensemble con base a Montreal, l’iraniano Kiya Tabassian al setar, troviamo il percussionista Patrick Graham. “Nordic” si riferisce al repertorio vocale e per il violino Hardanger della norvegese Benedicte Maurseth. Si sono incontrati per la prima volta a Berlino nel 2022 e hanno debuttato in concerto a febbraio 2023. Insieme hanno composto o ri-arrangiato dodici brani che intrecciano le tradizioni modali persiane e scandinave, registrati da Elaine Maltezos a maggio 2024 nella suggestiva acustica della chiesa Strandebarm nella contea di Vestland. Dalla Norvegia vengono tre brani dalla regione Hardanger e due dalla regione Setesdal. Dal 2019, l’UNESCO riconosce le pratiche musicali e le danze tradizionali di Setesdal come Patrimonio culturale immateriale dell'umanità, con melodie che prendono in genere il nome dalla danza e canzoni (stev) narrative che hanno come tratto comune il violino Hardanger all’interno di un repertorio che risale al XVIII secolo, ha goduto di una trasmissione continua ed è in continua evoluzione, anche grazie ad artiste come Maurseth particolarmente attente ai rapporti con l’ambiente. Questa sensibilità è evidente anche nel pacato brano in apertura, “And the Glacier Answers Quietly” il primo dei tre brani dalla regione Hardanger che accolgono nel loro procedere anche “Dance of the Wind” basata sulla melodia Reng-e Farah del modo Homayoun del Radif persiano. Il trittico è chiuso da “Huldreslåttar” cioè una di quelle melodie antiche da suonare in luoghi particolari, legati a leggende e a esseri sotterranei. È il tipo di melodia che risuona nella testa del/la musicista quando si trova in solitudine in montagna e che chiede di essere portata al villaggio e condivisa con la comunità locale. Tre testi persiani propongono un viaggio nel tempo e nelle geografie legate all’Iran.
I versi di “Mahtab” (Chiaro di luna) sono stati scritti nel 1948 da Nima Youshij considerato il fondatore della poesia moderna in Iran, nato a Yoush, villaggio nel nord del paese. La descrizione, legata a elementi della natura, propone una metafora di una società paralizzata e può essere interpretata come monito rispetto agli effetti della tirannia. Questi versi hanno ispirato “Moonlight Mahtâb”, composta a quattro mani da Kiya Tabassian e Benedicte Maurseth.
“Timeturning” rimanda all’Iran meridionale, alla poesia del quattordicesimo secolo di Hafez intitolata “Gholame Nargese Mast”, scritta nella forma Ghazal di cui era maestro, utilizzando parole semplici che rivelano solo in filigrana significati più profondi, sempre attente all’armonia tra quest’ultimi e la musicalità delle parole.
La terza poesia persiana ci porta nel tredicesimo secolo, al poeta Rumi, nato nel nord dell’Iran, ma presto emigrato nell’attuale Turchia: “Baz Amadam” rimanda all’incontro e all’amicizia di Rumi con Shams e con le pratiche dei dervisci. Si tratta di tre poesie diverse fra loro per epoca, luogo e forma poetica, legate da un comune spirito ribelle e rivoluzionario qui ben amalgamato con le qualità sonore introspettive dell’intero lavoro.
In chiusura, una ninna nanna dallo Setesdal, “Nordic Dreams”, lascia uno iato di una ventina di secondi fra le sue due parti, quasi a mettere in prima piano la capacità di sostare e acuire l’ascolto.
Alessio Surian e Iman Moradi
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