Seguendo i sentieri del groove e del sentire collettivo, si incontra lo spirito dell’Ariano Folk Festival, che da ventinove anni illumina la seconda metà di agosto della cittadina nel cuore dell’Irpinia, a ridosso dell’Appennino, crocevia tra Campania e Puglia. È la forza aggregatrice di un festival indipendente, un “presidio culturale”, animato dalla testarda consapevolezza che le porte istituzionali non si aprono facilmente, a fronte di un’attività culturale che non è solo un attrattore turistico-culturale ma una finestra “politica” aperta al mondo e alla diversità, in un’area cosiddetta periferica.
L’agenda musicale di AFF, ideata dall’associazione culturale che porta avanti la manifestazione (insieme al gruppo di fantastici volontari) con sponsor e limitati contributi pubblici, è guidata dal fiuto sopraffino “internazionalista” del direttore artistico Francesco Fodarella, che poche settimane fa, intervistato da “Blogfoolk”, dichiarava: “In tempi che invitano alla chiusura, AFF sceglie la multiculturalità, la diversità, la sostenibilità economica e umana, e lo facciamo con la musica come linguaggio comune.” Dunque Ariano Folk è un caleidoscopico outdoor festival con pubblico pagante intergenerazionale (prezzi
popolari e forme di abbonamento, tanti punti ristoro, anch’essi con prezzi del tutto accessibili). Un evento unico che, nell’edizione 2025, ha fatto registrare all’incirca 15 mila presenze, ma di cui, inspiegabilmente, si dimenticano di raccontarne l’essenza unica molti media regionali e nazionali.
Accanto alla musica, un programma di attività collaterali: presentazione di libri, piccoli workshop e attività di benessere rivolte a differenti fasce d’età (sicuramente il tutto è perfettibile, ma sempre occorre tener conto delle risorse finanziarie e logistiche).
Sul piano musicale, l’AFF si configura come vetrina di artisti noti, ma è anche occasione di scoperte. Come sempre il viaggio sonoro inizia con una prima serata (quest’anno giovedì 21) a ingresso gratuito. A inaugurarla è stato Rogê, al secolo Roger José Cury, brasiliano di residenza losangelina, che si muove ottimamente tra il lessico del samba e del funky, passaggi chitarristici sincopati e voce morbida ma dalle sfumature leggermente aspre. A seguire i romani Veeble, protagonisti di un set coinvolgente che frulla cumbia e umori bandistici tropicali (tromba e sousaphone lasciano la loro impronta), afrobeat, hip hop, reggae e dub. Tutto da ascoltare e da ballare il loro recente album “Poncho”.
Lo stesso leader e vocalist Andrea Cota, con il moniker “Mondocane”, è stato il beatmaker che ha scandito la notte dance del Folkstage di Piano della Croce.
Traiettorie lontane dal mainstream quelle proposte da AFF, dove, al pomeriggio di venerdì 22, al Volkscamp (il campeggio e altro luogo di attività di gruppo), si alternano la vibrante “manipolazione” di canzoni e tradizionali del Sud Italia officiata da San Gennaro Bar e le selezioni di PsychoPhono, che mette sui piatti i migliori vinili dagli anni ’50 agli ’80, con musiche provenienti da diverse aree del Sud del mondo.
Ad aprire la serata sul palco centrale è stato Ivo Dimchev, carismatico cantante, autore e coreografo di Sofia, artista queer che si accompagna con una tastiera e un computer, dando vita a un recital visionario e ironico che mette in scena differenti mood, sicuramente magnetico, in dialogo con il pubblico, con al centro la sua teatralità e una voce che passa con agilità dal registro baritonale al falsetto. Mattatore della seconda notte arianese, il siciliano Marco Castello, altro artista che fa della trasversalità sonora la sua cifra stilistica, dove stile cantautorale si abbraccia a funk, pop, bossa e a sfumature jazzy, incontrando i favori del foltissimo pubblico che
riconosce e canta le sue canzoni dalle prime battute. A seguire, da Rotterdam, il gusto disco-funk retrò degli olandesi Another Taste mantiene alta la temperatura sonica. Gli irriducibili del ritmo si sono ritrovati alle tre del mattino di fronte al Castello Normanno, che domina la città, per la performance dal ritmo implacabile e ipnotico dei Psycodummer, collettivo che utilizza strumenti realizzati con materiali di scarto industriale e outfit con giacche luminose a tecnologia RGB.
Dopo l’incipit con l’aperitivo world presso l’azienda agricola biologica Casa Brecceto, dove è andato in scena il collaudato mix ritmi culinari, narrativi e sonori dell’ottimo Don Pasta, la terza serata (sabato 23), offre come primo set i ghanesi Santrofi che, pur rimaneggiati nella line up, tengono la scena con sicurezza, esprimendo la loro energica visione contemporanea dell’highlife e dell’afrobeat, condita con elementi funk e richiami alle tendenze sonore in voga oggi nella capitale Accra. “Making Moves”, album del 2025, è il loro più recente lavoro da non lasciarsi sfuggire. Il secondo set della serata porta in scena i ceilidh-riddim’ degli scozzesi Ann Dannsa Dub, rinforzati dal producer italiano Paolo Baldini. I Glaswegian de “La Danza Dub” (questa la traduzione dal gaelico) non possono non richiamare alla mente le esperienze di Shooglenifty e Croft No. Five. Qui i ritmi da ballo tradizionali scozzesi (violino e flauto gli strumenti melodici) e i repertori di “mouth music” gaelica coesistono con fluttuazioni digitali, reggae e scure profondità dub. La band ha origine dall’incontro tra il vocalist e produttore dub Tom Spirals e il musicista tradizionale scozzese Euan McLaughlin. “Through The Storm” è il loro album del 2025 tutto da ascoltare e ballare. Baldini ci mette tutta la sua arte digitale e l’elemento politico entra in scena da subito con la bandiera scozzese e quella palestinese affiancate- La loro verve avvolge il pubblico arianese. È toccato poi alla dj di
Nantes, Söwe, tirare fino a notte fonda con la sua selezione dance afro-oriented.
Al quarto giorno – il conclusivo – AFF coinvolge la cittadina irpina con la consueta parata carnevalesca guidata dalla barese Assurd Batukada Street Band che, attraversando le viuzze di Ariano, conduce il variopinto pubblico ai concerti del Folkstage, che dal primo pomeriggio si snodano fino alle prime ore della sera. Il trittico di concerti inizia con il rocksteady, reggae, soul e dub-pop dell’inglese Joe Yorke: voce falsetto d’incanto che conta su una solida band. Oltre al repertorio tratto dai suoi album Yorke si produce in una bella cover di “Smalltown Boys”. Accendono la domenica arianese il furore dei messicani Son Rompe Pera, che portano la marimba oltre i confini del folk. Qui la cumbia incontra il punk e il garage rock. Cosicché, accanto a classici messicani e latinoamericani, la band propone proprie composizioni e ci infilano pure “I Fought the Law” e “Bella Ciao”: un trionfo. A chiudere il festival ci pensa lo ska-reggae della super combo spagnolo Alamedadosoulna. Per chi non è pago, c’è ancora il Farewell party nell’ex Sonazone a colpi di DJ gig a portare a compimento ancora una volta l’utopia sonora comunitaria di resistenza dell’Ariano Folk Festival, di cui un ospite di riguardo di questa edizione, il celebre produttore, compositore e filmmaker francese Martin Meissonnier, dice: “Di tutti i festival a cui ho partecipato nella mia vita, AFF rimane il mio preferito. Il programma fonde musica popolare con scelte ambiziose e di tendenza, con un sound perfetto. Questo mix esplosivo e internazionale, sempre di alta qualità, crea un’atmosfera straordinaria durante i giorni del festival. È sempre un grande piacere!”.
Il 2026 segnerà la XXX edizione dell’AFF. Sarà festa grande, sotto il cielo di Ariano!
https://www.arianofolkfestival.it/
Ciro De Rosa
Foto di Ljdia Musso
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I Luoghi della Musica

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