Sfinks Mixed 2025, Boechout (Anversa, Belgio), 24 - 27 Luglio 2025

Afrobeat e desert blues hanno suonato la carica in apertura del festival, il pomeriggio e la sera di giovedì 24 luglio,
cominciando con i dieci musicisti della Fela Kuti Celebration Band, gruppo belga che di Fela Kuti propone i brani iconici con una energetica sezione fiati (2 trombe, sax tenore, sax baritono), super sezione ritmica e potenti linee vocali che rinnovano il messaggio di Fela sui temi della libertà, giustizia e gioia di vivere. La new entry è la straordinaria danzatrice Márcia Marisa Samo Gudo, già con il gruppo di Oghene Kologbo, il chitarrista degli Africa 70. La sua voce si è unita a quella contundente di Bode Owa nel rendere più attuali che mai classici come “Water No Get Enemy” che ha chiuso il concerto. Altrettanto coinvolgente è stato il set di Bombino che ancora attinge all’ottimo “Sahel Partisan”, Facendosi ispirare per i suoi kilometrici e pirotecnici soli di chitarra anche dal nuovo singolo “Tarha”. Ugualmente intenso è stato il set di Kader Tarhanine, altro protagonista del desert blues, melodie ispirate alle tradizionali tuareg, ma anche influenze blues, rock e reggae, unite al virtuosismo della sua chitarra e a una voce morbida, che racconta la ricerca della libertà e
il legame indissolubile con la propria terra. Gli artisti che suonano musiche dall’Africa sono stati i più numerosi. Noura Mint Seymali, con il suo trio elettrico, ha ribadito da par suo un ruolo di ambasciatrice della tradizione delle “griotte” mauritane, cantanti donne che da generazioni tramandano la tradizione orale attraverso la musica: voce potente abbinate al suono soave dell'ardin (variante dell'arpa), sospinta da groove elettrici. Dopo Sfinks, ha proseguito per Roskilde, Sziget ed altri bei palchi. Dal Marocco, le musiche gnawa guidate dal guimbri di Saad Tiouly e quelle berbere dei Tasuta N-Imal (in tamasigh: “generazione futura”) hanno invitato alla danza offrendo intense melodie e i ritmi ipnotici. Dal Gambia, Sona Jobarteh ha ben utilizzato kora e chitarra per introdurre il pubblico alle tradizioni della sua famiglia di griot dell'Africa occidentale che, prima di lei, riservava la kora ai solo uomini. Ha anche avuto modo di legare alcune canzoni al suo coinvolgimento nella Gambia Academy, impegnata ad a educare i giovani africani alla loro cultura, tradizioni e storia, accanto a competenze tecniche come il design, arte che ha ben appreso il figlio Sidiki Jobarteh: da un lato protagonista di parte
del concerto col suo Balafon; dall’altro, creativo realizzatore dei disegni che accompagnano le magliette e i prodotti musicali del gruppo. Brilla l’intesa col chitarrista, cantante, arrangiatore e compositore Eric Appapoulay. Coinvolgere intensamente il pubblico riesce molto bene anche a Mariaa Siga che, dalla Camance sa tenere il palco accompagnando con la sola chitarra la sua splendida voce, capace di raggiungere con la stessa facilità le note più basse e quelle più alte. Due anni fa ha partecipato alla World Busking Cup in Corea vincendo il titolo mondiale grazie al suo mix di influenze senegalesi, soul e blues e ritornelli vocali che ama insegnare e far cantare a chi ascolta le sue canzoni, trasformando il concerto in una performance collettiva. Altrettanto efficace è il duo formato da Esinam (di Bruxelles, radici Ghanesi) e Sibusile Xaba (Sudafrica). Esinam è polistrumentista e mescola con disinvoltura afro-jazz, musica elettronica e percussioni pienamente in sintonia con l’arte del cantautore Sibusile Xaba, altra voce capace di raggiungere qualsiasi suono, a connettere accenti highlife e Ewe del Ghana con melodie Zulu. E non poteva mancare, dal Congo, Boule Mpanya, già protagonista
dell’edizione di maggio di Sfinks Mundial 2025 con un sapiente mix di rumba/soukous e hip hop/R&B/soul. La parte del leone l’hanno fatta sabato e domenica due vecchie conoscenze dell’Africa occidentale che da decennio frequentano i palchi di tutto il mondo. Il chitarrista e cantante Habib Koité ha presentato i magnifici dialoghi sonori di cui è capace il quartetto Mandé Sila, con Aly Keïta (balafon, Costa d’Avorio), Lamine Cissokho (kora, Senegal) e Mama Koné (percussioni, Mali), un viaggio musicale che omaggia i percorsi della cultura Mande attraverso l'Africa occidentale fin dal XIV secolo. Mandé Sila, significa proprio “la via dei Mandé”, la musica come celebrazione della vita, intrisa di storie di saggezza, amore e della capacità di cogliere bellezza quotidiana. Omar Pene ha illuminato la notte di domenica accompagnato dal Mbalax dei Super Diamono de Dakar, un sound unico, profondamente radicato nella tradizione senegalese e arricchito da influenze jazz, funk e afro-pop. La loro musica offre senza soluzione di continuità groove contagiosi e canzoni che parlano alle coscienze. Hanno la stessa età di Sfinks, dal 1975 continua a ispirare generazioni con successi senza tempo e richiami
all’impegno sociale. Dall’America Latina Sfinks continua a proporre gruppi di qualità che sanno stabilire un forte contatto col pubblico, soprattutto quello che balla. Ad aprire le danze sono stati gli argentini Fanfarria del Capitán, attivi da oltre vent’anni miscelando ritmi latini, rock, ska, cumbia, ma oggi molto più popolare grazie alla partecipazione alla serie “La casa de papel”. Tutto è iniziato durante un concerto del primo tour internazionale della Fanfarria del Capitán, nel 2011. Un fan tedesco ha chiesto loro di suonare “Bella Ciao”: hanno improvvisato la loro versione dello storico inno antifascista e da allora è entrato a far parte del loro repertorio, incluso nell’album “La Giravida”. Nel 2017 hanno pubblicato il videoclip della loro “Bella Ciao” e, quando è esploso il boom di “La casa de papel”, l'hanno inviato ai creatori della serie. La versione è piaciuta così tanto che la canzone e la band sono state incluse nella trama della terza stagione. Così, mentre erano impegnati nella registrazione del loro quinto album, hanno dovuto fare una pausa per recarsi in Spagna e girare la scena del primo episodio, in cui appaiono e dove si ascolta anche la loro canzone “La flor y el libro”. Da allora, La Fanfarria del
Capitán (Victoria Cornejo, Jerónimo Cassagne, Francisco Mercado, Federico Sánchez, Facundo Pérez Torres, Valeria Velásquez, Juan Pablo Peláez, Joni Strugo e Farras Scopign) sono membri della band di “La casa de papel”. Chi li ascolta dal vivo ha modo di osservare come la teatralità di Valeria Velásquez e dei suoi compagni sia efficacemente (a volte dadaisticamente) connaturata a tutta la musica e alle felici scelte nei cambi di tempo e negli stacchi. Non meno trascinante è stata la leggenda della timba cubana Issac “El Chevere de la Salsa”, super presenza scenica, voce calda, fiati e ritmi coinvolgenti al servizio di un’interminabile collana di grandi successi: naturalmente ha chiamato a raccolta tutti i ballerini della regione. Ma anche in Brasile il direttore artistico Patrick De Groote sa sempre scegliere eccellenze, questa volta entrambe femminili. Originaria di Salvador (Bahia), Livia Mattos è sia una straordinaria fisarmonicista, sia cantante, ballerina, attrice ed ex artista circense: un talento poliedrico, attiva col suo trio sul palco, sotto il palco fra il
pubblico e nel più piccolo circo itinerante del mondo all'interno del festival, capace di offrire un concerto indimenticabile, un viaggio musicale attraverso il ricco panorama brasiliano, forró, choro, samba, con suoi arrangiamenti creativi, ricchi di personalità grazie anche alla perizia ed infinite energie di Jefferson Babu alla tuba e Rafael dos Santos alla bateria e al pandeiro. Più intimo il concerto di Bia Ferreira, in versione solista: voce e chitarra, attraversando bossa nova, samba e Música Popular Brasileira, senza dimenticare l’attenzione per le ingiustizie sociali. Pubblico in festa anche in occasione del riuscito concerto reggae del gruppo di Ky-Mani Marley E del tributo a Max Romeo e al suo repertorio reggae. Dopo la sua morte improvvisa, all'inizio di quest'anno, i suoi figli Azizzi e Xana Romeo gli hanno reso omaggio con un tour ricco di ospiti leggendari: un commovente omaggio a chi ha cantato la giustizia e la pace. Più intimi, ma non meno intensi tre concerti di artisti provenienti dalla Francia. Il trio Ensemble Chakam prende il nome da un'antica forma poetica persiana e vede al tar Sogol Mirzaei, al qanun tunisino Farah Fersi e alla viola da
gamba Marie-Suzanne de Loye. L'ensemble attinge dai classici del repertorio persiano, arabo e barocco, ma Chakam va oltre: propone anche composizioni proprie, intrecciate con improvvisazioni ispirate. Musica che non manca di emozionare e che è stata premiata con il Diaspora Music Award nel 2023. Il quartetto guidato da Sian Pottok invita a viaggiare attraverso paesaggi unici dal Congo e dallo Zambia al jazz con un mix di elettronica, folk e pop. L’ottetto provenzale Barrùt veicola con voci e percussioni un'esplosione di energia che attinge alle tradizioni musicali del Mediterraneo. Le voci si fondono insieme: tre cantanti donne e quattro cantanti uomini danno vita a potenti polifonie sostenute da percussioni ostinate e ben orchestrate, capaci di raccontare le follie odierne. Con una postazione dedicata ai ritmi afro-latini di Papa Mojito e una seconda a suoni più marcatamente urbani, anche il mondo dei DJ ha avuto ampio spazio, da DJ Abena. A Taliyah Ayana e Brooke Bailey, madre e figlia, insieme sul palco dopo che in passato Brooke Bailey aveva già fatto ballare il pubblico dello Sfinks; sua figlia Taliyah non è stata da meno. Maymuna Suleyman, alias Deejay Brooke Bailey, radici ghanesi e belghe ha mostrato il suo amore per l'Afrobeats. Il festival è stato reso possibile grazie all'impegno di oltre 1500 volontari. Grazie alla loro entusiastica collaborazione, Sfinks Mixed rimane gratuito e accessibile a tutti. Sarà di nuovo a Boechout nel 2006 da giovedì 23 luglio a domenica 26 luglio 2026. 


Alessio Surian

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