Gianluca Zammarelli, Le vie dei suoni. La zampogna nella provincia di Salerno, Etnomalìadoc, 2024, pp. 180, euro 10,64

Musicista cilentano “nomade”, Gianluca Zammarelli rappresenta un punto di congiunzione tra la memoria delle modalità espressive, delle pratiche esecutive e dei repertori tradizionali dell’ampia area culturale della provincia di Salerno, - estesa fino a parte della Lucania – e l’urgenza artistica di far confluire altre estetiche musicali, dal blues al jazz fino all’elettronica. Forte di una solida formazione musicale e di un rigoroso approccio organologico, ha inciso album da solista, collaborato con numerosi artisti, promosso raduni musicali, e dal vivo predilige la modalità della “sonata”, secondo il modello dei suonatori tradizionali di un tempo. Emblematico, in tal senso, è il sodalizio con il polistrumentista e cantatore Catello Gargiulo. Il volume “Le vie dei suoni”, dedicato alla presenza della zampogna nella provincia di Salerno, non si configura come un trattato a carattere scientifico – come l’autore stesso precisa nelle “Avvertenze importanti” (p. 7) – ma si presenta come un ibrido tra cronaca, testimonianza e racconto. “Questo testo ha qualcosa dell’archeologo, dello storico della mentalità collettiva, qualcosa del giornalista e dell’esperto di musica. Segue una via sperimentale di ricerca che si avvale anche di innesti letterari e creativi” (p. 13), scrive di seguito Zammarelli nell’introduzione. La prima parte del volume è dedicata alla figura di Carmine Trimarco, costruttore di zampogne originario di Senerchia (oggi in provincia di Avellino, un tempo parte del territorio salernitano) e abile suonatore. Ricostruire la sua attività attraverso testimonianze orali permette di delineare un più ampio contesto culturale, segnato da ritualità condivise e dalla mobilità dei suonatori ambulanti tra Campania e Basilicata. Il lavoro non rinuncia a considerazioni di natura tecnico-organologica: l’analisi si sofferma sulla costruzione delle ance, sulle dimensioni degli aerofoni, sui materiali impiegati e sulla continuità dei laboratori artigianali di strumenti fino ai giorni nostri. A seguire incontriamo il ritratto di Raffaele Sabatella, alla cui memoria il volume è dedicato, punto di riferimento per generazioni di giovani musicisti attivi tra gli anni Ottanta e Novanta del Novecento. Suonatore esperto di ciaramella e doppia ciaramella, Sabatella viene restituito attraverso un’analisi che unisce osservazioni documentarie e aspetti tecnici, sempre con un linguaggio accessibile, che mantiene un equilibrio tra rigore e chiarezza espositiva. Il secondo capitolo ci conduce direttamente nel Cilento. Il percorso si sviluppa gradualmente, come un viaggio ideale dalla metropoli napoletana verso un territorio segnato da stratificazioni culturali complesse. In questo contesto agro-pastorale, la zampogna emerge come strumento simbolico, centrale nelle feste comunitarie e nella religiosità popolare, soprattutto in occasione dei pellegrinaggi. L’autore passa in rassegna repertori pastorali solisti, tipologie strumentali, tecniche costruttive e dedica un approfondimento a una delle figure più rappresentative di queste terre: Pietro Citera, suonatore e costruttore di grande talento, “discendente di transumanze e di una tradizione antica di zampogna, la quale pare risalire persino al ’700” (p. 85). La seconda parte del volume assume un tono più marcatamente narrativo con estratti tratti da “Come scie di lumaca: racconti, aneddoti, miti”: pur riferendosi a vicende reali, la scrittura si fa letteraria, conducendo il lettore in un viaggio nel tempo, nei luoghi e nelle musiche. Nelle conclusioni, Zammarelli riflette con sguardo critico sulla mancata standardizzazione della zampogna in Italia, in contrasto con quanto avvenuto in altri contesti culturali europei (per esempio quello “anglosassone”, pur non essendo quest’ultimo il termine più preciso per descrivere l’universo delle cornamuse di Gran Bretagna e Irlanda). Tale frammentazione, tuttavia, può essere letta in due modi: da un lato come limite alla diffusione e alla tutela dello strumento; dall’altro, come segno di una grande ricchezza sonora e culturale, che rischia però di essere travisata. Zammarelli sottolinea i pericoli insiti in una narrazione mediatica che riduce la complessità dello strumento a cliché: dall’ineluttabile richiamo all’ancestralità, alla rassicurante immagine natalizia, fino alla spettacolarizzazione “esotizzante” o “accomodante” delle sue funzioni originarie. In realtà, la zampogna richiede elevate competenze per essere costruita, suonata, conservata. Forse troppo articolata per una società contemporanea che tende a consumare rapidamente ogni esperienza culturale. A fronte della carenza di politiche istituzionali volte alla tutela di questo patrimonio sonoro, l’autore pone in evidenza il ruolo fondamentale svolto da numerose associazioni storiche attivissime nell’ambito degli aerofoni a sacco: dal Circolo della Zampogna di Scapoli al Circolo Gianni Bosio di Roma, da “I Suoni e Totarella” nel Pollino a “Radicazioni” ad Alessandria del Carretto, fino al Circolo degli Zampognari di Cardeto. A queste realtà si affianca l’opera meritoria di suonatori, costruttori e operatori culturali. Tra questi, oltre allo stesso Zammarelli, è doveroso qui ricordare Antonio Giordano e Tommaso Sollazzo e Antonio Cortazzo, per restare nell’ambito salernitano. Nella sezione conclusiva, di taglio più progettuale, emerge il musicista-creatore. Qui Zammarelli auspica non solo il coinvolgimento delle istituzioni e il riconoscimento del ruolo centrale dei Conservatori, ma ribadisce l’importanza di uno studio approfondito su sonorità, frequenze, modulazioni e repertori: un passaggio necessario per immaginare il riutilizzo creativo della zampogna in contesti musicali contemporanei. Chiude il volume un piccolo glossario, utile anche ai lettori meno esperti. “Le vie dei suoni” è una lettura consigliata non solo a chi già opera nel mondo della zampogna, ma a chiunque sia interessato a comprendere l’intreccio tra cultura sonora, appartenenza locale e ricerca artistica. Info: cilentosuoni@gmail.com 

Ciro De Rosa

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