Dino Saluzzi | Jacob Young | José Maria Saluzzi – El Viejo Caminante (ECM, 2025)

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Nel quartiere San Cristóbal, a Buenos Aires, il Café Vinilo offre ottimi concerti, a volte straordinari, come quello che il 14 aprile di due anni fa ha visto riuniti sul palco il quasi novantenne Dino Saluzzi con due chitarristi: il figlio, José Saluzzi e Jacob Young. Quest’ultimo era volato nel 2022 in Argentina per una serie di concerti con José Saluzzi: quello tenuto dal duo al Thelonious, nel quartiere Palermo a Buenos Aires, l’8 aprile aveva convinto Dino Saluzzi ad invitarlo a tornare l’anno seguente per registrare insieme in trio negli studi di registrazione Saluzzi a Buenos Aires. A chi li ha ascoltati dal vivo al Vinilo ad aprile 2023, il trio aveva offerto “in diretta” i risultati delle ore passate insieme agli ingegneri del suono Néstor Diaz e Lobo Zepol per registrare l’incontro fra la chitarra elettrica e quella acustica di Jacob Young, quella classica di José Saluzzi, i mantici di Dino Saluzzi. “Questo bandoneón mi accompagna da anni. A volte mi fa piangere, a volte mi parla, ma non finisce mai di raccontarmi tutto” aveva confessato Saluzzi al pubblico durante il concerto in trio. Nel nuovo album, Dino Saluzzi torna su alcune sue composizioni, a partire dal brano da cui l’album prende il titolo, “El Viejo Caminante”, proseguendo con “Y amo a su hermano” (che rimanda ad un altro trio, quello con Charlie Mariano e Wolfgang Dauner), “Buenos Aires 1950”, dedicata al periodo in cui sonava con l'Orquesta de Radio El Mundo, e la toccante “Tiempos de ausencias”, dall’album ECM “Volver” del 1986 inciso con Enrico Rava. In solitaria, apre “Mi hijo y yo”, composta insieme a José, un dialogo intimo e profondo fra bandoneón e chitarra che continua negli oltre otto minuti di “Someday My Prince Will Come” cui il bandoneón imprime un tempo rilassato, quasi una passeggiata di domenica mattina. 
I riferimenti espliciti al jazz includono un altro standard, la meditativa e conclusiva “My One and Only Love”, in cui i timbri del bandoneón e della chitarra elettrica si fondono a perfezione, e un brano già nel repertorio di Jacob Young, “Northern Sun”, di Karin Krog, occasione per toccare con l’udito l’impronta acustica che la famiglia Saluzzi sa imprimere alla forma canzone, specie quando viene letta come territorio da cui trarre ispirazione per l’improvvisazione. Jacob Young firma tre brani. “Quiet March”, terzo in scaletta, comincia con un bordone di chitarra che promette di fermare il tempo e, in effetti, l’incedere del brano si rivela un affettuoso invito a rallentare e ascoltare, ad assaporare nelle pause le risonanze della frase appena udita, a cogliere anche ciò che viene proposto a volume e frequenze basse. Un brano di José, “La Ciudad de los Aires Buenos”, invita l'ascoltatore nel particolare mondo sonoro dell'album e ha il sapore di un'ouverture, offrendo uno sguardo sulle regioni che stanno per essere esplorate. Le altre due composizioni arrivano nel finale. “Dino is here” invita il bandoneón ad assumere il ruolo di narratore offrendogli una melodia lirica e memorabile che il trio sostiene e sa far crescere, quasi a salire su un altipiano per poi cambiare di passo, come quando ci si ferma, in alto, ad osservare un panorama sconfinato su cui gli strumenti sanno spingere lo sguardo. “Old House” sa fondere l’anima acustica degli strumenti per narrare gli aspetti sia dolenti, sia dolci di un’abitazione, chiudendo su un registro sereno che rimanda a quello creato in apertura dalla melodia per chitarra composta da José Saluzzi “La Ciudad de los Aires Buenos” in omaggio alla capitale argentina e ai suoi mantici. 


Alessio Surian

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