#CONSIGLIATOBLOGFOOLK
strumenti provenienti da diverse tradizioni musicali. Dal mondo arabo troviamo l’oud (nelle sue varianti di oud classico, soprano, e basso), il qanun, il nay e il nay nesfi, il riqq, e il bendir. A questi si aggiungono strumenti ad arco della tradizione occidentale, da tempo inclusi in formazioni orchestrali arabe come il violino, la viola, e il violoncello. Dal mondo persiano l’ensemble adotta il santur, il nay persiano, il tombak, e il daf – associato soprattutto con la cultura curda. La gran cura nell’articolazione timbrica dell’ensemble lo porta ad includere strumenti da altre tradizioni, come i tabla indiani e strumenti yemeniti come merwas e la khashshabah e qanbus. A questi affiancano strumenti storici come il tanbur Baghdadi, e altri raramente utilizzati in repertori arabi come il nay nesfi e il tanbur Rumi dalla musica ottomana. Questa varietà strumentale consente all’Asil Ensemble di attraversare epoche, stili e geografie, offrendo una visione sonora che rispecchia sia la distribuzione spazio-temporale dei testi poetici, che l’intenzione compositiva di Said, che rompe gli schemi sonori della musica araba contemporanea preferendo forme singolari orchestrate ad hoc per questo lavoro.
L’espressività dell’architettura timbrica del gruppo emerge in egual modo tra i brani del disco, ma spicca soprattutto nella suite “Maqam Segah”, che apre il disco dopo una breve interruzione. Il brano si districa tra diverse sezioni, aggiustando il passo, il tempo, la densità eterofonica, la dinamica, e l’energia espressiva. “God Bless” e “Run with the Lovers” propongono
invece sonorità differenti, incentrandosi su strumenti meno protagonisti nel disco, in particolare dal punto di vista percussivo. La performance affettiva è particolarmente forte nella voce del cantante, che nteriorizza la carica emotiva dei versi nella sua interpretazione vocale. Questa è talvolta ispirata al canto arabo e alle sue strutture e tecniche ornamentali, talora ai dettami e stili interpretativi della Tajwīd, il compendio di principi e regole che definiscono la recitazione del Corano. Questi spiccano in brani come “You Are My Prayers and My Rituals”, un mawwal espressivo e melismatico sorretto da un drone mantenuto dagli archi, o nel brano “Fadinak, I Sacrifice My Soul for You”. In questi pezzi il cantante solista sfoggia una vasta gamma di interpretazioni ornamentali, con aggiuntive interruzioni vocali e colpi di glottide che riflettono con particolare efficacia la carica sentimentale e devozionale dei brani.
“Maqam Pilgrims” propone una lettura unica della musica araba, ricollocata e reimmaginata in un contesto geografico transnazionale, in una dimensione storica in divenire tra il presente il passato, e guidata dalla sensibilità poetica ispirata ai maestri del passato ma interiorizzata e interpretata dal compositore. È un’opera di ascolto e contemplazione, dove l’arrangiamento, l’interpretazione individuale, e l’ornamentazione sono subordinate all’espressione di tarab (estasi emotiva), huzn (tristezza), shawq (nostalgia e desiderio), e altre qualità espressive racchiuse nei testi sufi evocati nelle tracce. Il disco prova un’altra volta l’incredibile capacità di Mustafa Said di creare lavori estremamente evocativi ed innovativi mentendo una rispettosa reverenza per i canoni e le tradizioni.
Edoardo Marcarini
Tags:
Medio Oriente