Cominci ad ascoltare “Riesa”, la prima delle undici tracce di “”Kyly”, e senti, fin dalle battute iniziali, che ti rimarrà in testa. In questi casi usiamo soprattutto il termine “tormentone” e lo associamo, in particolare, ai successi estivi. In inglese, mutuato dal tedesco öhrwurm, è più comune la parola earworm che rende bene l’idea di qualcosa che si insinua nell’orecchio per rimanerci. In genere, è difficile stabilire cosa determini questa “stuck tune syndrome”, ma nel caso delle Värttinä gli indizi sono evidenti: l’orecchiabilità delle melodie che attingono ai repertori della regione finlandese musicalmente più fertile, la Karelia; il canto polifonico perfettamente armonizzato; accenti ritmici nitidi ed efficaci che trasmettono un’immediata. E così, anche se non sapete una parola di finlandese, versi e musica continueranno ad accompagnarvi. Lo sapete prima di cominciare, eppure ci cascate, volentieri, ogni volta. Per non poche persone, infatti, non è né la prima, né la seconda volta. Värttinä sono insieme da quarantadue anni, e insieme hanno realizzato quattordici album. Sari e Mari Kaasinen hanno cominciato a cantare in pubblico negli anni '70 a Rääkkylä, incoraggiate dalla madre Pirkko, appassionata di folklore locale. Dettero vita al gruppo Värttinä nel 1983: il primo LP è del 1987, dopo centinaia di concerti. Il loro stile vivace e gioioso conquista tutti nel 1991 con “Oi Dai” e “Seleniko” (1992) e sfonda a livello europeo con “Tumala” (1994). È stato il primo gruppo nordico a ricevere il WOMEX Artist Award nel 2012.
Oggi, insieme a Mari Kaasinen, cantano Susan Aho e Karoliina Kantelinen; quest’ultima suona anche flauto e kantele (come Mari), mentre Susan suona l’organetto. Completano il sestetto Mikko Hassinen alle percussioni, Lassi Logrén, violino, jouhikko e cori) e Matti Laitinen che suona gli strumenti a corde, partecipa ai cori ed ha composto le musiche della maggior parte dei brani; è anche il produttore dell’album, mentre gli arrangiamenti sono il frutto del lavoro collettivo del gruppo.
Ogni brano veicola una storia diversa. I versi di “Kukkilindu” sono stati scritti a quattro mani da Mari Kaasinen e Karoliina Kantelinen e musicati da Mikko Hassinen: sono dedicati all'uccello sacro della Carelia, simbolo di fortuna e felicità. È un brano che si libra leggero come si addice all’uccello dell'anima, latore dei messaggi dall'aldilà.
“Ajatar” mostra un incedere solenne ed è uno dei tre brani le cui musiche sono state scritte in tandem da Laitinen e Logrén in omaggio alla divinità dell'inizio e della fine, quella che governa la linea della vita. Nessuno può sfuggire al passare del tempo, ma i Värttinä a modo loro ci provano e i versi di Mari Kaasinen e Karoliina Kantelinen in “Igäne” raccontano proprio la loro passione per la musica, la danza e il canto: da questa passione scaturisce un’energia che, convogliata nei Värttinä rimane quella di un tempo, anche se il gruppo non è più così giovane.
L’album prende il nome da una canzone meno rappresentativa del resto del repertorio, quella che accosta toni scuri, sussurri, e canti che riscaldano il cuore: è il frutto di una visita a Vienan Karjala (la Carelia Bianca, dal secondo dopoguerra parte della Russia) e alle sue musta kyly o valgie kyly (sauna del fumo o sauna a vapore), luoghi di purificazione e liberazione degli spiriti maligni. Lì si chiede allo spirito della sauna un sano calore (löyly) e da lì Karoliina Kantelinen ha preso ispirazione per riaccordare in modo arcaico il suo kantele.
Alessio Surian
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