Mara Aranda – Sefarad en el corazon de Bulgaria (Bureo/CIMM, 2025)

Con la sua carriera ultratrentennale, la valenciana Mara Aranda è tra le interpreti e ricercatrici di musica sefardita spagnola più note a livello internazionale, attualmente direttrice del Centro Internazionale di Musica Medievale, dove trovano voce tutte le tradizioni culturali di quel periodo. Con “Sefarad en el corazon de Bulgaria” siamo arrivati al quarto volume dei cinque che compongono la pentalogia dedicata alle geografie della diaspora (la seconda e la terza uscita, di cui ha parlato Blogfoolk, mettevano al centro, rispettivamente, la Turchia e la Grecia), in cui Mara Aranda ha voluto ricostruire quello che si ascoltava nelle vecchie case di Toledo, Siviglia o Valencia, da cui sono stati tratti i canti che accompagnavano i lavori domestici e le faccende quotidiane, le celebrazioni e i riti degli ebrei di Spagna. I sefarditi vissero nella penisola iberica fino al 1492. Le loro vestigia sonore hanno costituito un ricco e prezioso patrimonio custodito per più di cinque secoli passando attraverso la trasmissione orale, e forniscono all'ascoltatore la visione di una società di un tempo e di uno stile di vita, permettendo uno sguardo ravvicinato su questa importante eredità culturale. Nelle successive ondate migratorie che si verificarono dopo il Decreto dell'Alhambra del 1492, molti sefarditi si diressero verso i territori dell'Impero Ottomano, in particolare verso l'area balcanica. Un grande contingente finì nell'attuale Bulgaria, stabilendosi come comunità, preservando usi, costumi e lingua. In questo territorio i Sefarditi incontrarono i Romanioti, nome dato agli ebrei arrivati in Grecia dopo la distruzione del Secondo Tempio nel 70 d.C.. A partire dal XVI secolo, una nuova ondata di ebrei espulsi dal Portogallo o dall'Italia giunse in Bulgaria parlando giudeo-spagnolo, integrandosi e partecipando attivamente alla vita sociale, culturale ed economica del paese anche con le proprie pubblicazioni. Durante la seconda guerra mondiale la Bulgaria, allora alleata della Germania, acquisì un ruolo determinante: un numero significativo di ebrei bulgari, stimato in 50.000 persone, venne salvato dalla morte nei campi di concentramento grazie all'opposizione della Chiesa cristiana ortodossa e dei circoli del potere politico, così come associazioni di artisti, medici, scrittori, avvocati che hanno manifestato in tutto il paese. Tra questi l'allora vicepresidente dell'Assemblea nazionale bulgara, Dimitar Peshev, a cui è stato conferito il titolo di “Giusto tra le nazioni”, un riconoscimento dato ai gentili (non ebrei o stranieri) che aiutarono gli ebrei durante l'Olocausto. Lo stesso ha fatto l'ambasciatore spagnolo Julio Palencia, che avrebbe rilasciato il lasciapassare di sicurezza a circa 800 ebrei bulgari con cittadinanza spagnola, in modo da permettere loro di raggiungere la Spagna. Ciò, tuttavia, non ha impedito la costrizione al lavoro forzato e le restrizioni come l'impossibilità di esercitare determinate professioni, oltre alla confisca dei beni, dei negozi e al divieto di transitare liberamente sulle strade pubbliche. Si stima che attualmente vivano nella capitale Sofia e in piccole città come Plovdiv, Stara Zagora, Burgas, Varna o Ruse, circa 5.000 ebrei bulgari. Il djudézmo, la lingua parlata dai sefarditi di Bulgaria, presenta alcune peculiarità: appartenuta all'Impero bizantino per oltre cento anni, dal 1018, e poi all'Impero ottomano dal 1396 al 1878, nella lingua parlata ha visto l’aggiunta di parole ed espressioni turche, greche, albanesi, italiane, francesi, rumene, tedesche, yiddish e, naturalmente, bulgare, arricchendola e rendendola varia e particolare. E non potendo mancare il riferimento al premio Nobel per la letteratura nel 1981, Elias Canetti, nato a Ruse in Bulgaria e proveniente da una famiglia di mercanti di origine sefardita, si segnala che Canetti, nella sua autobiografia ha raccontato che in casa si parlava il giudeo-spagnolo, ma a partire dall'età di sette anni iniziò a imparare il tedesco. Canetti non dimenticò la sua lingua d’origine, le canzoni e i proverbi spagnoli che aveva ascoltato durante la sua infanzia, la lingua della famiglia e dell’intimità e, soprattutto, tenne ben presente di avere, attraverso quella lingua, profonde radici vitali. I dodici brani di “Sefarad” sono stati accuratamente raccolti sul campo da informatori originari della Bulgaria e vengono interpretati dalla vibrante vocalità di Mara Aranda. Nella movimentata “Ojikos pretos” la parte strumentale risulta dalla fusione di diversi brani sefarditi mentre il ritornello è in turco. C’è poi un importante repertorio dedicato al matrimonio, alla sposa e ai rapporti tra le donne della famiglia: la ritmata “Enriva de las tus sejas” è la canzone di una ragazza dibattuta tra due amori, che chiede consiglio alla madre; “Salgash madre” è la preghiera della sposa che, dopo il matrimonio, incontra la suocera con cui dovrà vivere; “Echate a la mar” si riferisce metaforicamente al bagno purificatore della sposa previsto dal rituale ortodosso ebraico in acqua sorgiva, che originariamente veniva effettuato con un’immersione nei corsi d’acqua o nel mare mentre “Poko le das”, racconta la discussione tra nuora e suocera al momento della presentazione della dote, che non risulta mai sufficiente. A seguire, “Morena” è una traccia movimentata e melodica, invece “Durme, kerido ojiko” costituisce una ninnananna, composizione rara nel repertorio sefardita, la cui funzione venne soppiantata dalle romances che, con la loro monotonia e lunghezza dei testi assolvevano ugualmente alla funzione di addormentare i più piccoli, ed avevano anche la funzione di insegnare le storie ai bambini più grandi. Gli arrangiamenti con strumenti tradizionali dell’antico Impero Ottomano quali Grecia, Turchia, Bulgaria, ex Jugoslavia, secondo l’esempio del popolo sefardita che ha adattato i suoi generi e stili agli strumenti caratteristici delle zone geografiche in cui andò a stabilirsi, fanno risaltare la voce della Aranda, le malinconiche, toccanti melodie e le sonorità peculiari di ciascuno strumento, in una buona sinergia. La formazione strumentale è costituita da Omran Adrah al qanun e salterio, Milena Fuentes al violino, Fernando Depiaggi alle percussioni: duff, doholla, reqq, campane, cimbali, tamburello, daf persiano, dooka ney, husseini ney, darbuka, davul e mazhar e Julia Chiner a violoncello, gheychak e cori. Hanno collaborato anche Housam Hamoumi al kawala, Jota Martínez al baglama, Rafa Gisbert (Cato) al clarinetto e gaita bulgara. “Senza memoria non c’è futuro” afferma un proverbio sefardita, e sembra che “Sefarad en el corazon de Bulgaria” lo abbia tenuto in gran considerazione: è un ottimo lavoro sia per chi vuol conoscere la tradizione musicale dei sefarditi bulgari ma anche per chi desidera approfondire un patrimonio culturale degno di nota, dalle radici profonde. maraaranda.bandcamp.com/album/sefarad-en-el-coraz-n-de-bulgaria 


Carla Visca

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