Lisa Knapp | Gerry Diver – Hinterland (Autoprodotto, 2025)

Chissà se Lisa Knapp e Gerry Diver, nell’intitolare il loro nuovo album “Hinterland” hanno voluto far riferimento al significato del termine tedesco, cioè di “territorio retrostante o circostante una grande città portuale o dell’interno, che di questa ne risente l’influenza economica, culturale e sociale”, oppure all’omonima serie televisiva gialla, ambientata in Galles, il cui titolo in gallese (“Y Gwyll”) ha in sé il termine “crepuscolo” ed in cui la natura è una componente significativa nelle vicende narrate. Fatto sta che nelle dieci tracce dell’album si trovano, innestate su una solida struttura folk, sonorità molto urbane insieme a echi naturalistici, mentre i testi spesso richiamano paesaggi naturali, aree di confine tra città e campagna, luci crepuscolari, oltre ad atmosfere decisamente gotiche. Esemplificative in questo senso -e diremmo programmatiche- le due prime tracce dell’album: “Hawk and crow” è essenziale nella sua struttura e sviluppo, con una base ritmica costruita su strumenti-non strumenti (un cesto di foglie secche di ontano e degli attizzatoi) ed integrata da un tamburo, con il violino che interviene e la voce di Knapp che dipana un elenco di specie di uccelli; un’interpretazione a tratti dissonante, che conferisce al brano una forma da rito sciamanico, attraverso cui si narra il mito delle origini (il falco-hawk e il corvo-crow sono peraltro potenti creature della mitologia norrena). “Train song” suona invece estremamente urbana, basata su una sequenza di drone pianistici di Diver, con aggiunte, intrecci, sovrapposizioni di suoni troncati ed iterazioni vocali, ad accompagnare il recitar-cantato di Lisa Knapp, che elenca ciò che ha visto attraverso il finestrino di un treno nel corso di un viaggio invernale. Proseguendo nell’ascolto, ad un immaginario ed arcaico rituale, ispirato dal ritrovamento nello Yorkshire di una ventina di copricapi del Mesolitico (9.000 A.C.) adornati da corna di cervi, rinvia “Star carr”, in cui la voce di Knapp assume toni nordici, su una danza di composizione evocante i paesaggi del Donegal, la contea originaria di Diver, con un finale trasfigurato grazie a intelligenti campionamenti. Alla tradizione irlandese arriviamo con “Monaghan jig set”, un bel medley dall’andamento moderato, costituito da un pezzo appreso da Delia Buckley e da un brano del gruppo Sin È, in cui Diver ha militato negli anni ’90. “I must away love” proviene dal repertorio di Luke Kelly ed è una canzone il cui tema, tipico in ambito tradizionale, è la visita notturna di uno spirito che viene a congedarsi dalla vita terrena. Musicalmente è attualizzato attraverso l’uso di loop e drone, e a mano a mano, rispetto al canto di Knapp, subisce uno sfasamento che gli conferisce un tono onirico. In modo minore la successiva “Long Lankin”, ballata in cui si racconta una storia crudele di vendette, tradimenti e assassinii. Ad essa il suono del glockenspiel e del violino conferiscono un’aria da filastrocca (coerentemente con il fatto che la versione cantata da Knapp è quella che le cantava la madre) ma rimane una sensazione di incombente minaccia, dovuta agli stranianti interventi del cembalo e delle percussioni di Pete Flood. Con “Penumbra” la musica si fa essenziale: una giga di composizione in forma di pattern, con un secondo violino a tenere le note, in un dialogo a volte armonico, a volte contrastante, integrato da rari interventi di un tamburo. Un brano quasi impressionista e di grande efficacia. Emozionante e struggente nella sua dolce semplicità è “Loving Hannah” dal corpus di canzoni della cantante statunitense Jean Ritchie. Così come interpretato, il brano assume la forma di una remembrance song, cosa voluta dal duo per ricordare il giornalista e scrittore Colin Irwin e la cantante e drammaturga, Mary McPartlan, ambedue prematuramente scomparsi, e che alcuni anni fa scrissero a quattro mani uno spettacolo a cui Knapp e Diver parteciparono. Un piano con sonorità da versione verticale, a metà tra Ólafur Arnalds e Tom Waits, con il rinforzo a tratti di un violino, sostiene la voce di Lisa Knapp nella conclusiva “Lass of Aughrim” bellissima versione di un tradizionale di origine scozzese noto anche in Canada, Irlanda, USA e Inghilterra, con titoli come “Lass of Roch Royal and Lord Gregory” o “Lass of Ocram”. Come altre recenti produzioni nell’ambito del folk di Irlanda e Gran Bretagna - ad esempio il bellissimo “Wasteland” di Jim Ghedi - “Hinterland” indica nuove direzioni per il folk, senza cadere in semplificazioni o ammiccamenti, ma anzi distinguendosi per la qualità del progetto, la scelta del repertorio, la convincente composizione, l’ottima esecuzione e interpretazione. Un plauso meritano anche i video ufficiali dei brani e la splendida copertina dell’album, che appare di un’eleganza rara. lisaknappgerrydiver.bandcamp.com/album/hinterland


Marco G. La Viola

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