Il momento più emozionante, a livello personale, della Førdefestivalen 2025 è stato sul palco principale, con una nuova produzione che ha visto protagoniste la cantante iraniana Mahsa Vahdat (attualmente residente a San Francisco per poter proseguire la sua carriera, poiché in Iran alle donne non è permesso cantare in pubblico) e la cantante Sámi Kajsa Balto.
Kajsa Balto (a sinistra) si esibisce con Mahsa Vahdat (a destra) alla Førdefestivalen 2025. Foto di Lieve Boussauw
“Il progetto è incentrato sulla luce, in un mondo che oggi appare sempre più oscuro,” spiega la direttrice artistica del festival, Sølvi Lien. “È un progetto che vuole darci speranza, poiché sia la cultura persiana che quella Sámi nutrono una profonda passione per il sole,” aggiunge. L’incontro musicale, sentito e sincero, è stato così toccante da commuovere fino alle lacrime molti degli spettatori presenti.
Dan Rosenberg intervista Mahsa Vahdat dopo il suo concerto alla Førdefestivalen 2025. Foto di Erik Hillestad
Dopo il concerto, la cantante iraniana Mahsa Vahdat mi ha raccontato di più sulle origini del progetto: “La musica Sámi e quella persiana sono entrambe profondamente legate alla natura. Ci siamo scambiate canzoni per creare un dialogo musicale attorno a Nowruz, l’equinozio di primavera,” occasione in cui lo spettacolo ha debuttato per la prima volta in Norvegia, per poi arrivare a Førde subito dopo il solstizio d’estate.
Le 2 di notte a Førde durante la Førdefestivalen di luglio, quando il cielo non diventa mai buio durante la settimana del festival. Foto di Dan Rosenberg
Le lingue indigene sono state un tema centrale dell’edizione 2025 della Førdefestivalen. La cantante e chitarrista guatemalteca Sara Curruchich ha presentato brani in kaqchikel, una delle 17 lingue maya ancora parlate nel suo paese. “Per prima cosa, canto in kaqchikel perché è un atto d’amore verso i miei antenati, verso le mie comunità,” mi ha raccontato prima del suo concerto. “Penso che cantare nella propria lingua madre sia come cantare agli antenati. Canto in kaqchikel perché è un atto di resistenza contro questo sistema coloniale.”
Sara Curruchich si esibisce alla Førdefestivalen 2025. Foto di Knut Utler
“Quando perdiamo le nostre lingue, perdiamo il nostro universo,” mi ha detto Curruchich, parlando della motivazione che la spinge a esibirsi. Gran parte del suo programma è dedicato ai 200.000 guatemaltechi uccisi o scomparsi durante la devastante guerra civile che ha colpito il suo paese negli anni ’80 e ’90.
Purtroppo, in questa sede non c’è spazio per raccontare tutti i 71 concerti di altissimo livello proposti da questo festival davvero straordinario. La stragrande maggioranza degli artisti si è esibita acusticamente in teatri e centri culturali.
Trio da Kali si esibiscono al Førdefestivalen 2025. Foto Knut Utler
Tra i miei preferiti il Trio Da Kali, dal Mali, che ha eseguito musica Mandé del sud del Mali. Fanno parte di una tradizione secolare di griot, musicisti e storici orali. Il gruppo è composto dalla cantante Hawa Kassé Mady Diabaté (figlia del leggendario musicista Kassé Mady Diabaté), da Lassana Diabaté, virtuoso del balafon (uno xilofono tradizionale dell’Africa occidentale), e da Mamadou Kouyaté, maestro del ngoni (un liuto dell’Africa occidentale).
Mitsune performing at the 2025 Førdefestivalen. Photo by Lena Sme
Un altro momento clou è stato il concerto a tarda notte del gruppo giapponese Mitsune, con sede a Berlino, il cui spettacolo ha combinato l’umorismo ispirato ai fratelli Marx con musica incentrata sul tsugaru-shamisen, un liuto tradizionale a tre corde un tempo reso popolare da musicisti ciechi e itineranti. Altro momento tra i più memorabili del festival è stato il suggestivo trio vocale norvegese Hekate, che ha fatto uno spettacolo extra dopo mezzanotte al Museo d’Arte di Sogn og Fjordane. Il gruppo propone una versione moderna della musica da ballo norvegese a cappella, in cui due cantanti producevano lunghe note vocali in sottofondo per creare uno strato sonoro strumentale che è riuscito a far ballare il pubblico nella galleria del museo d’arte moderna ben oltre la mezzanotte.
Hekate a Førdefestivalen 2025. Foto di Knut Utler
C’è un motivo se il Førdefestivalen è nella bucket list (lista dei sogni) di tantissimi appassionati di musica in tutto il mondo: programmazioni eccezionali e una cornice naturale mozzafiato nei fiordi norvegesi.
Il suo unico problema? Una volta finita, invece di spuntarla dalla lista dei desideri, si comincia subito a contare i giorni che mancano a luglio prossimo.
Dan Rosenberg
Dan Rosenberg è un giornalista, produttore radiofonico (Cafe International, Afropop Worldwide) e produttore musicale con sede a Toronto, Canada.
Tags:
I Luoghi della Musica