Ensemble a geometrie variabili, Enten Hitti è nato nel 1996 dall’incontro tra Gino Ape e Pierangelo Pandiscia, i quali hanno unito le forze per dar vita ad un comune percorso di ricerca che mirasse ad esplorare le connessioni tra sperimentazione elettronica, poesia contemporanea e world music, mescolando influenze che vanno dal Telaio Magnetico di Franco Battiato a Albergo Intergalattico Spaziale, per toccare Aktuala e Embryo di Christian Burchard, fino a Popol Vuh e Dead Can Dance. Nel corso di ormai quasi un trentennio di attività hanno realizzato numerosi progetti, concerti-reading e performance multimediali, oltre ad aver pubblicato diversi album, tra cui meritano sicuramente una citazione “Giganteschi pagliacci del mondo solare”, pubblicato dal Consorzio Suonatori Indipendenti “Musica Humana”, e il più recente “Via Lattea” del 2022. A tre anni di distanza da quest’ultimo li ritroviamo con “Mistiche Ribelli” album ispirato alle diverse tradizioni mistiche dai Sufi agli Esseni, passando per quelle legate al Cristianesimo. Registrato alla Hitti House fra maggio 2023 e ottobre 2024, il disco si compone di dieci brani originali che, nel loro insieme, seguono un tempo dilatato, circolare, meditativo, non misurabile in termini tradizionali, ma piuttosto da cogliere seguendo il respiro o il battito del cuore. In questo senso non casuale è la scelta del titolo che rivela la doppia anima del disco, ovvero la necessità dell’uomo di trascendenza e introspezione, di un contatto con il divino diretto e non meditato, e dall’altro la ribellione silente e profonda contro le gerarchie, i dogmi, le istituzioni e le verità imposte dall’atto. Gli Enten Hitti ci raccontano, così, della natura ribelle dei mistici che consisteva, come sottolinea Pierangelo Pandiscia, nel “cercare un contatto diretto con la spiritualità è un atto che non porta profitti terreni ad altri uomini o associazioni religiose che si assumono il compito di mediare tra l’uomo e il sacro. È un atto puro, senza secondi fini, guarda caso mal tollerato nei secoli”. Tutto questo si riflette tanto nei testi che mescolano fonti antiche come i Manoscritti del Mar Morto, Rumi e “Il Sutra del Cuore” e liriche originali, quanto nelle strutture musicali verso le quali è riposta una grande cura compositiva con architetture sonore basate su cellule ritmico-melodiche modali che rimandano alla tradizione indiana dei mantra ed evocano atmosfere ipnotiche in grado di portare l’ascoltatore verso uno stato più alto di coscienza. Determinanti in questo senso sono i contributi dei musicisti che affiancano Gino Ape (oboe, flauti, xilofono, pianoforte, santoor, voce) e Pierangelo Pandiscia (liuto, gong, conchiglie, tromba, salterio ad arco, percussioni): Giampaolo Verga (violino), Carmen D’Onofrio (voce), Jos Olivini (fisarmonica, hulusi, pianoforte, arpa celtica, table tubes) a cui si affiancano gli ospiti Gianfranca D’Adda e Vicky Ferrara (percussioni), Nicolò Pandiscia (percussioni), Vincenzo Zitello (viola e violoncello), Dorothy Moscowitz Falaski (voce), Tino Rinesi (voce), Theo Allegretti (pianoforte), Iaria Drago (voce narrante) e Samatha Cinquini (Voce narrante). Il dialogo tra strumenti moderni e tradizionali imprime al sound una raffinata stratificazione che si concretizza in atmosfere evocative che invitano ad immergersi nella contemplazione. Accolti dalla copertina con l’opera “Onirica”, olio su tela di Vito Taddeo, il disco entra subito nel vivo con il profondo lirismo de “L’uomo di Dio” su testo del poeta sufi Rumi nella quale spiccano le percussioni di Gianfranca D’Adda, Vicky Ferrara e Nicolò Pandiscia. Si prosegue con l’ipnotica “Mater Mantra” e la vibrante “Carne della stessa carne” con la voce di Tino Rinesi e la viola di Vincenzo Zitello è basato sul “Mantra del Sutra o Mantra del Cuore” tra i più noti della traduzione buddista Mahāyāna. Uno dei vertici del disco arriva con le suggestioni jazz di “Evren Mantra”, composta con il pianista Theo Allegretti, ma non meno fascinosa è anche “Le consolazioni delle Ninfee” che riprende un testo anonimo del XIII legato alla spiritualità dei Catari, incorniciato da una melodia eterea di grande potenza evocativa. L’album mantiene alta la sua tensione emotiva con “Mantra del soffio” nella quale spicca il dialogo tra oboe, pianoforte e archi, e “Oreade” in cui troviamo la voce narrante di Ilaria Drago. La tessitura melodica quasi soffusa di “Mantra della ombre” ci conduce verso il finale dove la raffinata “Our Needs of Consolation” in cui giganteggiano la voce di Dorothy Moscowitz Falaski e gli archi di Vincenzo Zitello e “Mantra della Onde” dove ritroviamo la voce di Ilaria Drago e che suggella un disco che è un viaggio interiore in musica, un rito quasi iniziatico nel quale ritrovare sé stessi e la propria anima. entenhitti.bandcamp.com/album/mistiche-ribelli
Salvatore Esposito
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