Per Virginia Nicoli, originaria di Bolzano, la fascinazione per l’India è sbocciata in piena adolescenza, così come l’amore per il flauto, al cui studio si è dedicata. L’interesse per le culture musicali del subcontinente indiano si è intrecciato con la scoperta del bansuri, avvenuta all’età di 18 anni grazie all’incontro con Igino Giovanni Brunori nel 2006. Da quel momento, il percorso musicale di Nicoli ha preso una direzione precisa: studi accademici al Conservatorio di Vicenza, con una specializzazione nell’indirizzo indologico del corso in Tradizioni Musicali Extraeuropee sotto la guida di Gianni Ricchizzi e Amelia Cuni, accompagnati da ricerche, studio e approfondimenti sul campo in India, dove è vissuta a lungo, studiando anche il canto dhrupad con i Fratelli Gundecha di Bhopal, tra i maggiori interpreti di un genere vocale antico, austero e raffinato, appartenenti alla Dagar Gharana.
Virginia ha perfezionato l’arte del bansuri con il maestro Pandit Rajendra Prasanna e ha iniziato a trasporre il repertorio vocale sullo strumento a fiato, fondendo inoltre sul flauto traverso la sua pratica di musica classica occidentale con quella della musica d’arte indiana.
Concertista, didatta di prestigio e artista coinvolta in diversi progetti internazionali, con Brunori ha formato Samvad, un duo (a volte si esibiscono anche in formazione di trio) le cui performance offrono un paesaggio musicale ricco di melodie e ritmo imperniato principalmente su un assetto di bansuri, flauto traverso e sassofono.
Ora Nicoli pubblica “Taramandal” (Costellazioni), opera che entra con pieno merito nella collana di musica indiana dell’etichetta Felmay. L’album vede la flautista affiancata da tre straordinari percussionisti indiani: Sukhad Munde (pakhawaj), Subhajit Brahmachari e Debajyoti Sanyal (tabla).
Il desiderio di instillare nell’ascoltatore un senso di pace e contemplazione, aspetti centrali nella pratica del dhrupad, rappresenta un elemento fondamentale dell’espressività della flautista, che trasferisce sul suo strumento la grammatica di questo importante genere della cultura classica dell’India del Nord. La sua abilità esecutiva unisce la fluidità dello strumento a fiato con le qualità meditative e risonanti della tradizione vocale dhrupad, generando trame melodiche ricche di sfumature. In tal senso, Nicoli ha sviluppato uno stile molto personale: la materia musicale di “Taramandal” si colloca da un lato nel solco degli insegnamenti appresi nell’ambito della prassi del flauto e dei linguaggi musicali riconducibili ai paradigmi melodici e ritmici del raga; dall’altro introduce innovazioni che rendono particolarmente distintiva la sua declinazione stilistica.
La tracklist propone quattro composizioni, ciascuna ispirata a una costellazione – Pleiadi, Andromeda, Orione e Cassiopea – da cui prende anche il nome. Il booklet include la riproduzione di quattro opere d’arte realizzate rispettivamente da Martina Stuflesser, Lovisa Burfitt, Satabdi Hati e Linda Jasmin Maye, che rappresentano ciascuna delle quattro tracce. Dal silenzio stellato delle vette alpine a quello delle notti greche, Virginia Nicoli ha scrutato la volta celeste, raccogliendo lo stupore dell’osservazione del cielo notturno per trasformarlo in suono. Un suono che, pur radicato nella tradizione classica indiana, si apre a spazi sonori capaci di parlare a un ascolto universale.
La prima composizione, “Pleiades”, della durata di 30 minuti e mezzo, si basa sul Raga Bhimpalasi, associato al primo pomeriggio e noto per il suo carattere contemplativo. Il fraseggio avvincente del bansuri nella seconda metà del brano trova sostegno nelle tabla di Brahmachari. La lunghezza si dimezza in “Andromeda”, un brano che non segue la scala di un raga fisso. Qui la tessitura sonora, dopo una prima parte segnata dall’attenzione al dettaglio, si intensifica, punteggiata dal pakhawaj, il tamburo a forma di barile che costituisce l’accompagnamento ritmico primario nel canto dhrupad. Segue “Orion”, il brano più breve (sei minuti), costruito su Asavari That, uno dei dieci thaat (scale madri) fondamentali della musica hindustani utilizzati per categorizzare i raga. Qui è Sanyal, alle tabla, a sostenere il fraseggio del flauto, ora deciso e intricato, ora morbido e avvolgente. Infine, “Cassiopea” (9 minuti e 40 secondi) è un’altra composizione in cui l’artista, accompagnata dal pakhawaj, si muove liberamente tra i codici della tradizione indiana e la sua personale libertà creativa.
“Taramandal” si presenta come un lavoro di grande finezza, dove sono coniugati rigore tradizionale e ricerca personale. La profondità della musica classica indiana incontra la sensibilità artistica di Virginia Nicoli, restituendo all’ascoltatore un’esperienza sonora intensa.
indiaclassicalwinds.bandcamp.com/album/taramandal
Ciro De Rosa