I Luf nascono come un collettivo aperto, agli inizi degli anni 2000, da un’idea di Dario Canossi che raccoglie intorno a sé un gruppo di strumentisti provenienti da diverse esperienze artistiche e, ben presto, giungono al debutto con lo splendido “Ocio ai Luf”. Da allora hanno messo in fila oltre mil-le concerti e pubblicato ventitré fra album di inediti, raccolte, live e libri, tra i quali ci piace sicu-ramente ricordare “Bala e fa balà”, “Mat e famat”, “Delaltèr. Verso un altro altrove” e il più re-cente “Pihinì. Tornando al monte”. Insomma, in questi cinque lustri, i Luf ci hanno fatto ballare, cantare, commuovere con le loro storie ora legate alla vita quotidiana della Val Camonica, ora alle tematiche sociali e di attualità e per celebrare questo importante traguardo hanno recentemente pubblicato “JÜSTO 25”, nuovo album nel quale hanno raccolto una selezione dei loro brani più rappresentativi, reincisi per l’occasione, a cui si aggiunge un solo inedito, “Sotto la neve il fuoco”. L'idea di “appena venticinque anni” – come suggerisce il titolo, un gioco tra il camuno “Üsto” e l’inglese “Just” – racchiude l’instancabile vitalità che anima il collettivo musicale camuno, la cui attuale formazione comprende: Dario Canossi (chitarra, voce, autore), Sergio “Jeio” Pontoriero (banjo, mandolino, chitarra, basso, batteria, voce), Pier Zuin (cornamusa, fiati popolari), Ranieri ”Ragno” Fumagalli (baghet, fiati popolari), Lorenzo “Puffo” Marra (fisarmonica, voce), Mattia Du-coli (fisarmonica, voce), Alberto “Albino” Freddi (violino, mandolino, voce), Milo Molteni (violino, voce), Fabio Biale (violino, mandolino, voce), Cesare Comito (chitarra, voce), Alberto “Albi” Boffel-li (contrabbasso), Alessandro Rigamonti (basso, contrabbasso), Alessandro Conti (basso, contrab-basso), Andrea Cattaneo (batteria). Composto da diciassette brani nella versione CD/digitale e undici nel vinile, il disco è un’antologia atipica che compendia in modo efficacissimo quell’intreccio unico di ironia, passione, poesia e cuore che permea il loro combat-folk, vissuto con il sorriso sulle labbra e il pugno chiuso nel cuore. I Luf, infatti, non si sono mai piegati alle logiche del mercato, dei social e delle piattaforme streaming, ma piuttosto hanno continuato con corag-gio, onestà e passione a cantare in dialetto camuno, la bellezza della vita quotidiana, la montagna e la sua gente, ma anche le lotte sociali, l’attualità e i diritti negati. A riguardo, Dario Canossi sottolinea: “Guardare indietro è un esercizio che non mi ha mai appassionato, nonostante l’età ana-grafica preferisco guardare avanti. Ci sono però ricorrenze che ti obbligano a fare il riassunto delle puntate precedenti. Con questo disco che ho voluto evidenziare tutti gli spigoli della costruzione musicale dei Luf in questi venticinque anni. Mi sono divertito ad andare oltre verso un altro altrove arrampicarmi e divertirmi su sentieri mai percorsi. Da qui la scelta di rivestire i brani con abiti e colori musicali diversi. Collaborare con musicisti africani, con Dj o portare al minimo l’arrangiamento folk mi ha dato allegria e felicità. In fondo quando le primavere cominciano ad essere tante una bella estate spensierata è quello che ci vuole”. L’ascolto si apre con l’inedito “Sotto la neve il fuoco”, inno dolce e potente dedicato al mondo femminile e apripista simbolico dell’intero progetto, per poi spaziare tra le riletture in chiave folk acustica di “Vecchio lupo”, “Il canto delle manere”, “Dove sarai sarò”, “Ballata per Vik” dedicata a Vittorio Arrigoni, “Fiore amo-re disertore”, “Le tapine del caser de töc”, quest’ultimo cantato nell’antica lingua Gaí, alla emo-zionante versione corale di “Vento” con il Coro Clandestino di Brescia, per toccare le aperture alla world music con “Verso un altro altrove”, “Sotto il ponte del diavolo”, “Ave Maria migrante”, “Sic Sac de soc sec” e “Africa”, riarrangiati e suonati in Malawi con alcuni musicisti locali e che risco-priamo in una nuova versione ritmica e gioiosa.
In contrasto – ma in perfetto equilibrio – arrivano poi le versioni “dj-style” di quattro brani, tra cui “Pihinì” e l’irresistibile “Vivi la vita ballando”, “Signora dai lunghi pensieri” e “Trebisonda”. È qui che la filosofia dei Luf – “colpire alle gambe passando per la testa e il cuore” – trova la sua sintesi più felice. Si balla, si canta, si ride, ma si riflette anche. Tutto questo rende “JÜSTO 25” un mani-festo di resistenza culturale, una resistenza gioiosa, ironica e combattiva. www.iluf.net
Salvatore Esposito
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