È indubbio che il canto polifonico georgiano risulti tuttora una consuetudine straordinariamente viva nella vita comunitaria, presente in momenti significativi come matrimoni, funerali, rituali liturgici, fasi del lavoro, ninne nanne, danze e banchetti. Queste manifestazioni canore si esprimono in forme diverse a seconda della regione di provenienza e sono praticate prevalentemente da uomini ma esistono pratiche polifoniche femminili con esiti con grande interesse. Trasmettendosi oralmente all’interno del nucleo familiare e della comunità, i canti vengono oggi appresi anche grazie all’insegnamento dei “maestri del canto” (lotbari).
Il canto polifonico georgiano è stato il primo “patrimonio immateriale dell’umanità” ad essere inserito nella lista UNESCO (nel 2001). Consiste in quattro tipi fondamentali: polifonia ostinata, dissonante, contrappuntistica e quella del dialogo melismatico con l’accompagnamento del basso continuo.
È in questo esuberante contesto vocale che nasce l’Ensemble Marani, un coro maschile fondato da Frank Kane, statunitense appassionato della musica del Caucaso. Trasferitosi a Parigi nel 1989 per studiare la lingua georgiana, Kane viene a contatto con la diaspora georgiana e si unisce al coro Merani. Nel 1993 fonda un nuovo gruppo, il Marani, nome che in georgiano significa “cantina del vino”. Fin dall'inizio, la formazione intraprende viaggi di studio in Georgia per incontrare i cantori locali, invitando parallelamente maestri georgiani a Parigi per concerti e laboratori. Questo progetto ha favorito un continuo dialogo culturale, attirando l'interesse della diaspora georgiana, delle nuove generazioni e degli appassionati francesi, trasformando Marani in un ensemble multiculturale. Nel corso degli anni, la direzione dell'ensemble è passata da Frank Kane a Bertrand Lambolez e infine a Tariel Vatchadze. Nel 2016, Marani ha ottenuto un importante riconoscimento vincendo il Concorso di Canto Polifonico promosso dal Ministero della Diaspora georgiana.
Sotto la direzione artistica di Tariel Vatchadze, che oltre a dirigere il coro suona cordofoni tradizionali come il panduri e il chonguri, l’Ensemble Marani continua a essere un punto di riferimento per la musica polifonica georgiana. Il gruppo è composto da Carlos Balbino, Giorgi Davitashvili, Salomé Kvaratskhelia, Davit Kvernadze, David Kveselava, Sergi Kveselava, Bertrand Lambolez, Olivier Langlois, Bernard Odot, Irakli Sulukhia e Pierluigi Tomasi.
“Sharatin”, il terzo album dell’Ensemble, registrato tra il 2018 e il 2022 e pubblicato dall’etichetta Buda Musique, offre un programma musicale ampio e variegato, spaziando dai canti sacri a quelli profani, legati alla vita quotidiana e alle celebrazioni comunitarie.
Il programma di ventiquattro brani è aperto da “Odoia”, un canto di mietitura della regione della Mingrelia, seguito da “Khintskala”, un canto dall’Adjara. “Isev Shen” è una canzone d’amore composta da Andrei Karashvili su un poema di Akaki Tsereteli, resa celebre dalle sorelle Ichkhneli. Segue “Tchela”, canto di carrettieri ancora dalla Mingrelia, accompagnato dal chonguri, mentre “Lale” è una canzone d’amore umoristica dalla regione orientale di Kakheti, tratta da una registrazione d’inizio Novecento dell’ensemble di Levan Mughalashvili. “Qrmata Ghvtismsakhurta” è un canto liturgico proveniente dalla scuola dei fratelli Karbelashvili, originario del monastero di Bodbe. “Tchakrulo” è un canto epico, “Arti Vardi” è una canzone d’amore mingreliana, mentre “Mkholod Shobili” è un canto liturgico natalizio. La title track, “Sharatin”, è un canto epico diffuso nell’Abkhazia, cui segue “Ghighini”, un lamento. Di nuovo il repertorio epico si affaccia in “Khareba da Gogia”, composto da Anzor Erkomaishvili per l’omonimo film di Giorgi Shengelaia. “Elesa” è un canto di lavoro caratterizzato dalla tecnica vocale “krimanchuli” (una forma di yodel). “Kalis Survili” è una canzone d’amore in lingua tsova-tushuri, accompagnata dal liuto panduri. “Supruli” è un immancabile canto da tavola, di quelli che accompagnano le lunghe serate conviviali attorno a tavole sontuosamente imbandite (supra). Di nuovo motivi religiosi con “Tchona” e “Daghatsatu”, canti pasquali. Ancora, “Mumli Mukhasa” è una favola d’ispirazione religiosa; “Urmuli” è un canto del carrettiere del sale e “Netavi Gogov” è una canzone d’amore in forma di dialogo tra una ragazza e un ragazzo, accompagnata dal liuto panduri. La tracklist continua con “Iagundis Maranshi”, un altro formidabile canto da tavola. Oltre, incontriamo “Tchaguna” e “Shvidkatsa”, due canti festivi (nel secondo si ascolta ancora il krimanchuli). Infine, “Kakhuri Satrpialo” è un medley di canzoni d’amore dalle regioni di Kartli e Kak.
Con “Sharatin”, l’Ensemble Marani si distingue per una superlativa pratica performativa al tempo stesso rigorosa e sensibile delle espressioni polifoniche georgiane, affermandosi come soggetto attivo nella trasmissione di un patrimonio musicale unico e favorendo un dialogo tra culture e generazioni.
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Ciro De Rosa
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