Rosanna Trolese, Grazia De Marchi, Beppa Casarin cantano insieme “E mi me ne so ‘ndao”, mappa lagunare in forma di canzone. Per chi ama la musica veneta e le sue voci è un’emozione unica, un filo sonoro capace di connettere spazi lungo la pianura padana fino alla laguna veneta attraverso sei decenni. Ma non è finita qui: cantano sugli arpeggi di chitarra di Giovanni Dell’Olivo e con un coro improvvisato di decine di persone condotto da Roberto e Alessandro Tombesi. Siamo a poche centinaia di metri da dove la storia di una canzone ha cominciato ad essere scritta, anzi, registrata. Roberto Tombesi (Calicanto) e Luca Xodo (scuola di Musicoterapia di Padova) non sono nuovi a queste “improvvisazioni”. Uniti da almeno quattro passioni (laguna veneziana, cori e musiche popolari, arte “povera”, poesia), fra i Colli Euganei, Padova e Pellestrina hanno dato vita a incontri, mostre, concerti. Pochi mesi fa, un incontro simile aveva avuto per protagonista un canto registrato settant’anni fa da Alan Lomax, quello dei battipali. Il loro approdo patavino è vicino al Duomo, nella libreria Pangea dove Giandomenico Tono mostra sempre un occhio di riguardo per l’ambientalismo, i viaggi, i momenti conviviali. L’occasione si è ripresentata l’8 marzo: Petra Codato ha presentato il suo bel libro, pubblicato
da Wetlands, “Peregrinazioni lagunari. Sulle tracce di un’antica canzone veneziana”, 140 pagine divise in dieci capitoli e dodici tappe (corredate da mappe, foto, dipinti) seguendo le strofe di una delle canzoni lagunari più amate e cantate negli ultimi decenni, conosciuta anche come “E mi me ne so ‘ndao”. La presentazione ha avuto la forma del dialogo con Giovanni Dell’Olivo, autore della prefazione, dove sottolinea come la musica popolare resti “territorio di connessioni”; i lettori di Blogfoolk l’hanno appena incontrato con “Venetiko Rebetiko”. I versi delle sette strofe tracciano l’itinerario di un barcaiolo. Seguendone le tracce attraverso la laguna di Venezia, la tesi di laurea (in scienze umane ambientali) di Petra Codato (poi confluita nel libro) ha esplorato gli stessi luoghi osservando e interrogando l’ecosistema urbano lagunare: dalle fornaci di Murano agli impianti di riciclaggio di Fusina, dagli orti delle Vignole alle botteghe di Burano, dalle (sempre meno accessibili) isole della Laguna Sud alla bocca di porto di San Nicolò del Lido. Un viaggio lento, in kayak, in vaporetto, a piedi a mettere insieme i tasselli di un neoliberismo insensato, ma anche a raccogliere memorie e trarre ispirazione dai diversi incontri e da spicchi del territorio lagunare più o meno in ombra.
Al loro dialogo è seguito un
incontro sulla storia della canzone cui hanno partecipato l’etnomusicologa Paola Barzan (che ha ricordato la fonte principale in merito: “Canti del popolo di Chioggia”, pubblicato da Agostino Garlato nel 1885) e le cantanti e ricercatrici Grazia De Marchi, Beppa Casarin, Rosanna Trolese. Quest’ultima ha ricordato come a Padova il Canzoniere Popolare Veneto ebbe occasione di eseguire e registrare dal vivo lo spettacolo “Tera e Aqua”, così come avvenne a Milano al Teatro del Popolo della Società Umanitaria in Milano il 23 Maggio 1967 ad opera di Franco Coggiola, producendo per I Dischi Del Sole l’LP “Addio Venezia addio”. Nello spettacolo, le strofe delle “Peregrinazioni” vennero divise in tre parti e associate ad altri canti come “Povero Barba Checo” e “Canto di pesca”. Nel micro 33 giri del settembre 1965 “Nineta Cara. Canzoni Popolari Veneziane” (cui collaborò Roberto Leydi), la protagonista del recupero di questa ed altre canzoni di Chioggia e di Venezia, Luisa Ronchini le aveva cantate tutte di seguito con un titolo al singolare, “Peregrinazione Lagunaria” (anche in questo caso seguita da “Povero Barba Checo”), ma il destino della canzone era, evidentemente, plurale.
Acquerello di Luca Xodo
Alessio Surian
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