Classe 1939, Claudio Fasoli è una delle figure di punta del jazz italiano, avendone attraversato da protagonista oltre cinquant’anni di storia, animato da una costante tensione verso la ricerca che lo ha condotto a misurarsi sempre con nuove sfide piuttosto che languire nelle zone di confort. Un esempio ne è certamente la fortunata esperienza con NeXt 4tet che, negli ultimi anni, ha contribuito a rendere ancor più riconoscibile ed originale il suo peculiare approccio stilistico e compositivo come dimostrano i pregevoli “Next” del 2021 e “Ambush” del 2023. A distanza di un anno da quest’ultimo, il sassofonista veneziano ha dato alle stampe “Hasard”, terzo album inciso con il NeXt 4tet che, nello spostare ancora più avanti i confini dell’universo sonoro del gruppo con l’utilizzo più marcato dell’elettronica, rappresenta la sua opera più ardita e sperimentale. In questo senso non casuale ci sembra la scelta del titolo con il termine “hasard” che in francese vuol dire “azzardo, rischio, pericolo, incertezza, possibilità, fortuna, imprevisto, destino, coincidenza” e tutto questo è racchiuso in un sorprendente concentrato nelle nove composizioni del disco. Le sue composizioni, frutto di studio ma anche di una vitale creatività, riflettono ancor più marcatamente il suo essere in continuo movimento e si basano su linee melodiche eleganti nella loro essenzialità in cui viene esaltato l’interplay con la chitarra di Simone Massaron che con il suo dinamismo si muove rock e fusion. Sotto il profilo armonico e ritmico le strutture aperte esaltano la perfetta intesa tra Tito Mangialajo Rantzer al contrabbasso e Stefano Grasso alla batteria, componendo una cornice perfetta in cui si muove con raffinata espressività il sax di Fasoli. Durante l’ascolto colpiscono ora le atmosfere più evocative, ora i silenzi, i vuoti, le pause, a cui seguono spaccati sonori più intensi e serrati in cui gli elementi ritmici, armonici e timbri si ricombinano continuamente. Ad aprire il disco è “Trio” il cui tema ci riporta diritto all’imprevedibilità di Thelonius Monk con la chitarra che dialoga con il sax soprano tra equilibrismi armonici con la sezione ritmica a sostenere il tutto prima di lasciare spazio agli assoli. Si prosegue con la ballad “Rit” con sax e contrabbasso ad introdurre il tema per fare spazio alla chitarra, a cui segue un solo di Fasoli denso di lirismo post-bop. Se sorprendente per il suo svolgimento denso di groove è “Pet” tutta giocata sugli incastri tra ritmica, sax e chitarra, la successiva “Rada” spicca per la potenza immaginifica con il contrabbasso suonato con l’archetto e la chitarra a tratteggiare uno scenario post-apocalittico nel quale si staglia in crescendo il sax di Fasoli. Il sassofonista veneziano in “Claud” imbraccia il soprano per guidarci in un lungo solo denso di poesia in cui pian piano si aggiungono il contrabbasso e la chitarra. “KWWK” si fa largo con le sue ambientazioni sonore noir, avvolte dall’elettronica, con la chitarra distorta che si muove ora sullo sfondo ora in primo piano dialogando con il sax. L’interludio melodico con chitarra e sax di “Poes” ci guida verso il finale con le suggestioni della swingante “Vigneti Improvvisi” e la sontuosa ballad “Des Bains”, ispirata allo storico hotel omonimo del Lido di Venezia in cui soggiornò Thomas Mann. Insomma, “Hasard” è un disco che racconta il nostro tempo e nel quale si mescolano atmosfere, sensazioni e riflessioni differenti, ma è soprattutto un disco musicalmente ricchissimo al quale Claudio Fasoli ha affidato le sue più intriganti ed ardite esplorazioni sonore. Da non perdere è anche il recente “Jazz, architetture di un azzardo. Riflessioni, vita, musiche”, volume curato da Marc Tibaldi, uscito per i tipi del Saggiatore, e di cui ci occuperemo presto su queste pagine, nel quale il sassofonista veneto ripercorre la sua lunga esperienza, alternando ricordi ed esperienze con profonde riflessioni sulla musica del Novecento e le tecniche strumentali.
Salvatore Esposito
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