Corde Oblique – Cries and Whispers (The Stones of Naples Records, 2025)

“Cries and Whispers” è l’ottavo lavoro discografico della band formata vent’anni fa da Riccardo Prencipe, chitarrista e compositore napoletano. Come ci dicono le note di presentazione dell’album, questa volta il lavoro è, se possibile, più articolato del solito. Da un lato perché celebra il ventennale della band – che, come abbiamo avuto modo di scrivere in passato, si distingue nel nostro panorama per una scrittura raffinata e per una visione di fondo senza evidenti confini di genere. Dall’altro perché questa volta Riccardo Prencipe ha scoperto le carte, rovesciando sul tavolo almeno due stili che lo appassionano allo stesso modo e dai quali, però, emerge un racconto musicale affascinante e, in molti tratti, sognante: la chitarra classica, con relativa impostazione e soprattutto assetto “da conservatorio” – insomma da composizione ed esecuzione morbide, dolci, delicate – e la chitarra elettrica post-rock. Quest’ultima ci sembra creare le condizioni per verificare da vicino uno spettro sonoro ampio, che Prencipe riconduce ai suoni giovanili del death e black rock. Allora, detta così può sembrare una scelta estrema, ma non lo è – possiamo assicurarlo noi per primi, che, è vero, non ci facciamo impressionare, ma teniamo molto alla qualità e al gusto, sia della composizione che dell’esecuzione. Sebbene le due componenti stilistiche di riferimento riflettano programmaticamente le grida e i sussurri rinchiusi nel titolo, l’album non ci è sembrato affatto racchiuso in una dicotomia rigida, in una coppia di opposti isolati. Al contrario, nonostante l’evidente intenzione di palleggiare in modo diverso con i riferimenti a seconda degli “spazi” dell’album in cui ci si trova (a suonare e ad ascoltare), si ha l’impressione che le due anime riversate nei dodici brani convivano e dialoghino piacevolmente. Non tanto perché così si fa ed è come si conviene – per il buon gusto di dire che siamo tanto più bravi quanto riusciamo a mescolare la complessità o almeno le articolazioni del mondo in cui viviamo e a cui, in fin dei conti, ci ispiriamo (tanto più e meglio se siamo artisti con il dono della scrittura musicale). Piuttosto perché elaborare una visione, un messaggio, una storia in una forma che può valere una rappresentazione (che a sua volta può godere di una comprensione) significa verificarne la coerenza pur dentro una codifica complessa, composita, densa. E si può dire che questa difficile verifica sia stata soddisfatta, grazie all’equilibrio evidente dell’intero album e, quindi, alla capacità esecutiva dei musicisti (Rita Saviano, Caterina Pontrandolfo, Denitza Seraphim, Simone Salvatori, Maddalena Crippa, Edo Notarloberti, Alessio Sica, Umberto Lepore, Luigi Rubino, Michele Maione, Salvio Vassallo, Daniele la Torre). È senz’altro vero che “Bruguel’s dance”, il settimo brano in scaletta (e quindi l’avvio della seconda metà), delinea un orizzonte diverso da quello tratteggiato nei primi sei. Ma non ci spinge in un mondo del tutto nuovo, né tantomeno agli antipodi: si sentono le stesse mani e si percepiscono la linearità, la trasparenza, l’organicità dell’ispirazione. I gradi di differenza – che sono innegabilmente presenti ed efficacemente presentati con il sottotitolo “Vol. 2 Sussurri”, rifratto nel “Vol. 1 Grida” a inizio scaletta – non riguardano la statura dei brani, ma la loro intensità. Si tratta di un lavorio diverso sull’andamento, sulla dinamica, che è ricompresa dentro una narrativa più fluida e un ritmo più leggero e dilatato. Può valere l’esempio di due pagine contigue dello stesso libro, scritte con un uso diverso delle vocali e delle consonanti. Nella seconda pagina abbondano le vocali, e con esse la sensazione di una lettura non rapida ma pratica. Nella prima l’articolazione dei suoni è chiusa e forte, stretta, ma la sua lettura prelude allo sfogo, a una pacatezza di lì a venire. La lettura della prima pagina concede una distensione trattenuta, che si riflette proprio nella seconda, quando lo svolgimento viene ripreso in alcuni passi distanti ma vicinissimi per dinamica e intensità (“Tango di Gaeta”). cordeoblique.bandcamp.com/album/cries-and-whispers


Daniele Cestellini

Posta un commento

Nuova Vecchia