Convegno Internazionale di Studi “Le musiche tradizionali in Conservatorio. Problematiche e prospettive”, Museo Marca, Catanzaro, 24 - 25 Gennaio 2025

È un buon momento per la musica tradizionale calabrese del cui multiforme vero corpus e del suo incommensurabile valore culturale e pedagogico-didattico-metodologico, ci si sta accorgendo e che sta entrando a pieno titolo nelle Università e nei Conservatori dove è possibile studiarla e approfondirla adeguatamente con veri maestri della tradizione. Non solo, anche si sta finalmente parlando concretamente di un archivio regionale che raccolga e conservi questo variegato e storicamente stratificato repertorio, pari solo a quello sardo, pugliese o salentino. Ecco quindi arrivare questo importante evento dal titolo “Le musiche tradizionali in Conservatorio: problematiche e prospettive” proposto dal vivacissimo Conservatorio Statale di Musica “Pyotr llych Tchaikovscky” di Nocera Terinese, nel caso specifico dalla Sezione di Catanzaro. Questa istituzione ha introdotto il Dipartimento di Musica Tradizionale, con i relativi insegnamenti teorici e strumentali appassionatamente e competentemente diretto da Danilo Gatto. Quest’ultimo si è fatto promotore e cuore pulsante dell’importante Convegno dove, non solo sono state riportate le esperienze più significative realizzate in questa Regione, ma sono messe a confronto con quelle più innovative e importanti realizzate in Italia e in molte parti del mondo. Il respiro del Convegno ha avuto perciò una dimensione realmente internazionale, comparando esperienze dall’estero e sdoganando la musica dell'oralità dal pericolo di restare confinata in stretti e angusti provincialismi, sminuendone la portata universale che maestri come Diego Carpitella, Alan Lomax e Roberto Leydi ci
hanno indicato già più di mezzo secolo addietro. Nella bellissime sale del Museo Marca di Catanzaro si sono incontrati perciò etnomusicologi, antropologi, docenti, pedagogisti della musica e musicisti, provenienti da diverse parti del mondo per cercare delle risposte e porsi altre domande. Ne è venuto fuori un quadro davvero ricco e variegato che ha fatto dialogare mondi diversi ma intimamente connessi e che ha avuto come punto focale privilegiato le musiche nostrane, del Nord Europa ma anche dell’Oriente vicino e lontano, complice un luogo dove basta affacciarsi da una finestra per sentirsi nei colori, negli odori, nei sapori e soprattutto nei suoni del Mediterraneo. A introdurre i lavori ci sono stati i saluti istituzionali del sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, Amedeo Mormile, Presidente della Provincia di Catanzaro, Valentina Currenti, Direttrice del Conservatorio Tchaikosvscky, Fulvia Caruso, Coordinatrice Commissione Didattica dell’ ADUIM, Presidente ICTMD Italia e da remoto Piero di Egidio, Direttore del Conservatorio di Fermo, consigliere CNAM, esperto ANVUR. Il focus della prima sessione, presieduta da Valentina Currenti, è stato “Trasmissione e apprendimento delle Musiche Tradizionali oggi”, introdotto da Danilo Gatto, che ha presentato una chiara e completa prolusione, sia sulla presenza storica del Dipartimento di Musiche Tradizionali, sia delle sue potenzialità contenutistiche. Innanzitutto ha posto a monte la vexata questio: la musica tradizionale deve e può essere insegnata o appresa? Nel cercare di rispondere, secondo Gatto, non si può prescindere dall’ospitare nell’ istituzione i maestri della tradizione
orale come ha indicato Carpitella. Le persone, ovvero i suonatori, necessitano di incontrarsi negli oggetti, ovvero in audiovisivi nella prospettiva della formazione, finalmente anche in Calabria, di un archivio il cui cammino è già peraltro partito con l’invito alle associazioni e alle singole persone a mettere a disposizione i loro fondi privati a che tutti possano liberamente accedere. Un altro problema è per Gatto quello di stabilire dei piani didattici onnicomprensivi, sul modello proposto a Frosinone da Maurizio Agamennone, in modo da fornire agli studenti delle precise indicazione su come appropriarsi e ampliare i repertori, anche innovandoli. “Di quale musica stiamo parlando?” ha detto riferendosi al vuoto creatosi nella trasmissione della musica tradizionale, colmato dal fenomeno del folk-revival e poi ancora si chiede se nella ripresa degli strumenti tradizionali e della dimensione estetica e rituale, la musica tradizionale estetica e rituale possa essere patrimonio culturale. A seguire c’è stato l’intervento da remoto di Jacopo Tomatis dell’Università di Torino che, nella doppia formazione etnomusicologica e di popular music, ha spostato il problema partendo dalla trilogia assiometrica di Philipp Tagg ha chiarito che il Folk revival in fondo ha selezionato un repertorio in quanto non esiste una musica tradizionale distinta e che una sua istituzionalizzazione, canonizzazione e patrimonializzazione costituisce un annoso problema. In una istituzione programmaticamente conservatrice come il conservatorio, di contro, è difficile inoltre auspicare delle operazioni di restauro del repertorio tradizionale.

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