Dalla fine dell’Ottocento l’organetto, brevettato dall’austriaco Cyril Demian nel 1829, era stato già pienamente introdotto in Sardegna e inserito per l’esecuzione di musiche tradizionali, l’accompagnamento di balli. A tal punto che nell’isola i suonatori diedero vita a stili, tecniche e forme di esecuzione assolutamente originali, esaltandosi nell’ampio sviluppo della diteggiatura e soprattutto nell’utilizzo dei complicati e rapidi passaggi del mantice. Peculiarità ampiamente riconosciute anche da grandi maestri dello strumento non sardi come il pistoiese Riccardo Tesi, spesso avvicinatosi al repertorio isolano di questo strumento, ammettendo l’estrema difficoltà a riproporre le ardite tecniche dei suonatori locali.
Questa premessa può spiegare l’importanza che ha avuto il progetto “Org.net” elaborato in seno a Insulae Lab, il laboratorio ideato dall’Associazione Time in Jazz di Berchidda sotto la direzione artistica di Paolo Fresu. Una residenza a Berchidda ha permesso di ritrovarsi e confrontarsi con Ambrogio Sparagna a quattro organettisti sardi, espressione oltre che di generazioni diverse anche di stili e tecniche differenti pur provenendo tutti dalla provincia di Nuoro. Ne è nato un concerto di debutto nel
marzo del 2023 ed una serie di più recenti esibizioni, senza più Sparagna, tenutesi in varie località dell’isola, ultima delle quali a fine dicembre scorso a Ittiri, in provincia di Sassari.
Insieme si sono ritrovati Totore Chessa di Irgoli, oggi sessantacinquenne, assoluto punto di riferimento dei suonatori isolani ancor prima della pubblicazione del suo fondamentale album “Organittos” del 1996, capace di rinnovare, in anni di brillantissima carriera, lo stile esecutivo dei gran parte dei balli sardi; Pierpaolo Vacca di Ovodda, che ha imbracciato l’organetto la prima volta a sette anni, nuovo straordinario sperimentatore che ha proiettato in altra dimensione extra tradizionale lo strumento con un apprezzato ed equilibrato impiego dell’elettronica. Un percorso documentato dal suo sorprendente disco d’esordio, “Travessu”, uscito nel 2024 per la Tuk Music, disco del mese di marzo 2024 di “BlogFoolk Magazine”. Ancora Giacomo Vardeu di Orosei, autentico enfant prodige con i suoi appena 18 anni, allievo del nuorese Carlo Boeddu e già con all’attivo primi riconoscimenti della critica e esibizioni in prestigiosi contesti; ed ancora Maria Antonietta Bosu, cresciuta nella sua Ottana in un ambiente familiare
intriso di musica con nonno e padre che suonavano chitarra e organetto.
Affiancati sul palco del teatro di Ittiri hanno mostrato la loro singola padronanza dello strumento, duttilità nell’accompagnare differenti balli e piena disponibilità a lavorare con grande intesa in esecuzioni corali.
Passando così da un introduttivo “Passu torrau”, segnato nel pieno rispetto della tradizione da Totore Chessa, a un “Dillu” in cui i “corpi estranei” dell’organetto di Pierpaolo Vacca, una loop station e un arpeggiatore, hanno esaltato la più nascosta ricchezza sonora dello strumento.
Se l’ineguagliabile tecnica esecutiva di Totore Chessa si è poi rivelata anche in un “ballu Campidanesu” e in un “ballu brincu”, che è un po’ il suo cavallo di battaglia, il lavoro d’assieme ha trovato le sue espressioni più alte in “Su ballittu” e in un “Passu ‘e trese”. Ma nella varietà delle espressioni del patrimonio etnomusicale isolano si è inserito un intenso e commovente omaggio di Giacomo Vardeu a Kepa Junkera, il maestro della trikitixa basca in lenta ripresa dopo l’ictus che lo ha colpito nel dicembre del 2018. Bellissima la sua versione di “Huriondo” nel mantenere vivi i cromatismi della ritmica composizione del musicista basco, sobriamente sostenuta anche da alcuni inserimenti dell’elettronica di Pierpaolo Vacca. E l’altra piacevole
sorpresa della serata è stato “Su ballu de Ottana“, proposto con una già matura raffinatezza e intensità, da Maria Antonietta Bosu: note quasi sospese a evocare l’eleganza della coreografia di quel ballo. Che è stato poi eseguito anche con l’accompagnamento de s’affuente, il tipico piatto sbalzato di ottone percosso ritmicamente da una chiave. Quello che in origine è un recipiente usato nelle questue o per porvi chiodi e altri oggetti dopo la deposizione del Cristo dalla croce nei riti della Settimana Santa, si trasforma così in un singolare strumento musicale suonato ancora con maestria dalla giovane ottanese. Qui non sono state da meno le irruzioni in chiave elettronica dell’organetto di Pierpaolo Vacca o l’uso anche percussivo dello strumento, e perfino i vocalizzi gutturali di Vardeu.
I quattro Castagnari imbracciati dagli organettisti sardi si sono poi aperti in un finale arioso e ballabile. Nel proporre una danza di pura importazione, diffusa nell’area gallurese, lo scottis.
In definitiva “Org.net”, che chiudeva il programma triennale di Insulae Lab con trenta produzioni originali e trecento concerti, ha rappresentato una interessante occasione per misurare lo stato dell’arte dell’organetto nell’isola, e certificarne la grande crescita in ambito esecutivo e didattico, certo facilitata anche da nuovi strumenti e possibilità offerti da internet.
Giacomo Serreli
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