Oudista, membro dell’ISMEO (Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente) e British Academy postdoctoral Fellow dell’Università di Cambridge (Regno Unito), Salvatore Morra, uno dei musicologi esperti che si sta adoperando all’interno del progetto laboratoriale dell’ateneo napoletano, sottolinea che “prima era possibile vedere orchestre di gamelan solo all’Ambasciata Indonesiana d’Italia e presso la Santa Sede, oltre al gamelan appartenente al compositore Salvatore Sciarrino. In Europa ci sono orchestre attive in Svizzera, Spagna, Portogallo e Francia. Questa napoletana è formata da strumenti nuovi ed è completa, perché abbiamo tutte e due le scale, abbiamo tutti gli strumenti”. Inizialmente, il laboratorio napoletano è stato coordinato dall’etnomusicologo dell’Università di Roma “Sapienza” Daniele Zappatore, che ha svolto ricerche etnografiche sul gamelan calung a Giava. “Successivamente – spiega Soriente – è stato svolto un ciclo di incontri bisettimanali di laboratorio teorico e pratico con il maestro Darno Kartawi (docente e direttore del dipartimento di karawitan, la musica classica giavanese, presso L’Institut Seni Indonesia Surakarta, la maggiore accademia artistica giavanese, ndr) che è stato da noi come ‘Visiting Professor’ e che ha fornito le competenze di base della complessa arte giavanese del karawitan e attraverso lezioni pratiche ha insegnato a suonare gli strumenti del gamelan in dotazione e a cantare un brano in lingua giavanese”. Si tratta di un laboratorio musicale aperto, continua Soriente: “La partecipazione è aperta sia a professionisti che a neofiti e non per forza iscritti a “L’Orientale”. Lo scorso semestre abbiamo avuto anche uno studente del Conservatorio di Napoli che ha partecipato ottenendo i crediti per il laboratorio. In precedenza anche uno studente della Federico II, dove c’è la Cattedra di Etnomusicologia, o professionisti come Franco Cardaropoli e Pasquale Bardaro, percussionisti dell’Orchestra del San Carlo. Al momento con noi c’è una studentessa della Repubblica Ceca, che è qui per uno scambio Erasmus, ci sono studentesse di archeologia dell’Asia, oltre a studenti e studentesse di lingua e cultura indonesiana. Ci rivolgiamo a tutti gli interessati, ma l’obiettivo è formare un gruppo stabile e consolidato. D'altro canto, occorre sempre avere nuove leve, perché gli studenti finiscono l'università e vanno via. L’obiettivo che ci eravamo posti a breve termine era riuscire a fare qualcosa per il concetto di apertura dell’Anno Accademico. Onestamente a metà del percorso, quando c’è stato Darno, non credevo che questa cosa si sarebbe potuta avverare; più che produrre musica è produrre rumore per scacciare le energie negative, ma anche quello è stato molto bello, anche noi ci siamo sentiti molto partecipi di questa cosa…”. L’esordio performativo ufficiale del Gamelan Cahya Sumunar, “Gamelan del sole splendente” della città di Napoli (questo il nome dell’orchestra de “L’Orientale”), ha avuto luogo l’11 novembre 2024 nel corso del concerto di inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Napoli “L’Orientale”, a cura di Chiara Ghidini e Salvatore Morra, in collaborazione con l’ISMEO si è tenuto presso il Conservatorio “San Pietro a Majella” di Napoli, con la partecipazione di Darno Kartawi e Daniele Zappatore, di Ilaria Meloni alla voce e Paolo Rossi al flauto suling. Qui oltre al gamelan si sono ascoltati Canti dalla Turchia (Selen Çapacı a voce e bendir, Federico Pascucci a nay turco, clarinetto e sassofono) e Munedaiko (Naomitsu Yahiro e Tokinari Yahiro a tamburi, shakuhachi e shinobue). “Il Gamelan – rileva Morra – sarà incluso nei concerti di “Musiche sulla Via della Seta”, un progetto di concerti che coinvolge Orientale, Fondazione Turchini e ISMEO”. Quali obiettivi di più ampio respiro interculturale si prefigge questa iniziativa davvero unica non solo per la città di Napoli, ma il nostro Paese? Ascoltiamo ancora Soriente:“Il gamelan è un elemento iconico della cultura indonesiana, anche perché è la musica che accompagna un altro elemento iconico, che il teatro delle ombre, per cui dire gamelan è sempre un po’ dire Indonesia.
I nuovi i musicisti contemporanei in Indonesia hanno una formazione tradizionale e adesso lavorano anche molto con la sperimentazione, quindi utilizzano la base musicale. Qui a “L’Orientale” non abbiamo una scuola di etnomusicologia, ma non è detto che invece questo non possa essere l'inizio per attirare l'attenzione sull'importanza della musica anche per chi studia le lingue, perché studiare musica come questa vuol dire poi addentrarsi davvero in un importante aspetto culturale. Partendo dallo studio di uno strumento musicale, sicuramente poi ci si addentra in una serie di elementi che sono molto più variegati di quello che può essere in apparenza il solo fare musica. Non mi pongo obiettivi troppo megalomani, ma penso che avere espresso il desiderio di avere un’orchestra di strumenti e di aver attivato del laboratorio, vedendo che, dopo circa sei mesi dal momento in cui avevo manifestato questa esigenza. ci si è esibiti di fronte a un pubblico non è cosa da poco. Lo sforzo e l’impegno futuri saranno di creare collaborazioni con istituzioni locali e internazionali”. Intanto, l’invito a musicisti e a chi voglia intraprendere lo studio di queste musiche è di avvicinarsi ai workshop musicali del venerdì pomeriggio all’Aula delle Mura Greche. Info: asoriente@unior.it
Ciro De Rosa
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