Il set vibrante ed evocativo ha visto la formazione pugliese spaziare da “A Sand’Ánne”, un’invocazione a Sant’Anna protettrice delle puerpere nelle cui trame musicali spiccano gli echi della tradizione musicale galiziana, a “Maletìmbe” ispirata ad una preghiera a San Giovanni per chiedere la protezione del raccolto dal maltempo, passando per i canti tradizionali dei raccoglitori di ulivo lucani (“Fronni d’alia”) e calabresi (“Canto all’alie”), fino a giungere ai riti della Settimana Santa con una toccante rilettura del canto paraliturgico tarantino “Tuppe tuppe (Laude drammatica)” magistralmente interpretata dalla Pavone. L’appuntamento del 3 novembre è stato aperto dall’incontro con Maurizio Cuzzocrea condotto da Stefano Saletti, mentre a seguire Areasud ha portato in scena il progetto “Electric Roots”, un coinvolgente live act giocato tra tarantelle, serenate e canti rituali. Composto da Maurizio Cuzzocrea (chitarra battente, marranzano, tamburello, voce), Franco Barbanera (friscalettu, zampogna a chiave, gaita galiziana, flauti), Giampiero Cannata (basso e mandola), Mario Gulisano (tamburelli, bodhràn, marranzano, voce), Marco Carnemolla (basso, voce) e Alfredo Giammanco (live electronics) il gruppo ha proposto un repertorio di brani originali, ispirati dalla tradizione musicale siciliana e calabrese e
caratterizzati da arrangiamenti elettro-acustici in cui zampogne, friscalettu, flauti e strumenti a corde dialogano con l’elettronica. La rassegna è proseguita il 24 novembre con il FoolkTalk di apertura nel quale Luigi “Grechi” De Gregori ha guidato il pubblico alla scoperta dei sentieri meno battuti del folk americano, soffermandosi sugli strumenti cardine che ne hanno caratterizzato la storia e, in particolare, sulla chitarra. Il pomeriggio è proseguito con il concerto dell’ensemble siciliano Mysticos, nato da un’idea di Mario Crispi (strumenti a fiato arcaici ed etnici, laptop e voce) il quale ha raccolto intorno a sé un gruppo di eccellenti strumentisti formato da: Enzo Rao Camemi (violino elettrico, oud), Giuseppe Lomeo (chitarra preparata), Maurizio Curcio (Chapman Stick, laptop) e Nino Errera (batteria, percussioni) e completato dalla voce di Maurizio Maiorana. Partendo da testi della tradizione medioevale come i Carmina Burana e dai versi di poeti persiani ed indiani come Rumi, Hafez e Tagore, la formazione palermitana ha costruito un repertorio originale in cui composizioni, nate da improvvisazioni modali, si intrecciano con liriche cantante in
siciliano, latino e italiano volgare. Raga indiani, bordoni, armonie iterative e ritmi ipnotici si mescolano ad echi della tradizione musicale siciliana e alle melodie del Mediterraneo, componendo un mosaico sonoro di grande suggestione. Al centro dei brani c’è la forza evocativa degli strumenti a fiato di Crispi che ora dialogano con gli strumenti a corda di Rao e Lomeo, ora costruiscono intarsi nelle strutture ritmiche, con il canto e gli spaccati narrativi di Maiorana ad impreziosire il tutto. L’ultimo appuntamento del festival si è tenuto l’8 dicembre con il FoolkTalk dedicato a Giovanna Marini con protagonisti Gabriella Aiello e Ambrogio Sparagna che hanno raccontato al sottoscritto e a Stefano Saletti le rispettive esperienze di formazione, lavoro e ricerche con l’indimenticata cantante, ricercatrice e compositrice romana. Si è trattato di un momento tra i più emozionanti del festival nel quale è emersa la grandezza e l’umanità di Giovanna Marini, ma soprattutto la sua capacità di trasmettere ai suoi allievi non solo i canti della tradizione orale, ma anche le storie legate al momento in cui sono stati raccolti sul campo dalla viva voce degli alberi di canto. Imbracciato il suo organetto, Ambrogio Sparagna è tornato sul palco, nella doppia veste di direttore artistico e musicista, con
l’ensemble Lumenèa. Nato come prosecuzione dell’esperienza dell’Orchestra Sparagnina, il gruppo è attualmente composto da Samuele Anchora (violino voce e tamburo a cornice), Antonio Costantini (tamburi a cornice), Elisabetta Donno (tamburi a cornice), Laura Vizzi (voce e tamburo a cornice) e dalle voci di Francesca Cezza, Lucia Costantini e Claudia Vantaggiato e Maria Grazia Luchena, ai quali si è aggiunto Erasmo Traglia (ghironda, ciaramella e torototela). Sotto la guida dell’organettista laziale, la formazione salentina ha presentato il recente album “Anemo”, opera prima, giunta a coronamento di una intensa attività dal vivo e nel quale sono raccolti dieci brani legati alla tradizione musicale della Grecìa Salentina. Interessante la resa dei brani sul palco con arrangiamenti diretti ed essenziali con i tamburi a cornice a costruire l’ossatura ritmica in cui l’organetto di Sparagna guida le fila delle melodie, su cui si inseriscono le voci, le invenzioni sonore di Treglia e il violino di Anchora. A spiccare sono state le versioni di “Checciuleddha” giocata sul dialogo tra le voci e l’organetto, i canti d’amore “Aspro” e “La fontanella”, il canto di carcere “Su rivatu a san Frangiscu” e le pizziche “Pente poja” e “Struscica”, ma il vertice del set è arrivato con il travolgente climax di “Pizzichi d’amore”. Nel corso del concerto, Sparagna ha raccontato della genesi del gruppo, i cui componenti si sono avvicinati, sin da giovanissimi, alla musica tradizionale prendendo parte ad un suo laboratorio organizzato per una scuola di Corigliano d’Otranto, dando successivamente vita all’Orchestra Sparagnina. La bella performance si è conclusa con il pubblico che ha richiamato sul palco Ambrogio Sparanga e l’ensemble Lumenéa per il bis finale che ha chiuso un'altra edizione da ricordare del Festival Popolare Italiano.
Salvatore Esposito
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