Nuovo lavoro discografico per la cantautrice, compositrice e attrice siciliana Gabriella Giulia Grasso. “Sognatrici” è un’opera che celebra la lotta e il coraggio delle donne, oltre ad essere la colonna sonora dell’omonimo spettacolo creato insieme a Valeria Benatti (scrittrice e conduttrice radiofonica), che ne ha scritto il testo teatrale e vuole essere “un dono di riconoscenza verso tutte le donne che negli anni hanno lottato per rendere questo mondo un posto migliore”. Il disco patrocinato da Amnesty International Italia ha la produzione artistica della Grasso con Denis Marino che ha curato le orchestrazioni e gli arrangiamenti, oltre a suonare le chitarre, il mandolino e il requinto.
In apertura troviamo una tarantella con flauto, archi e chitarra classica intitolata “A strega do demoniu”, dedicata a tutte le donne che per anni sono state bruciate ingiustamente; “Tempu passa tempu” parla con grande intensità di manicomi ed elettroshock, di Alda Merini e Camille Claudel. Il cantato si fa struggente in “Mariannina”, ovvero Mariannina Coffa, poetessa mandata in sposa a un uomo scelto dal padre. “A storia di Rosa” è un tango che omaggia la voce della grandissima Rosa Balestreri. Si parla del delitto d’onore in “Spara”, toccando vette di grande bellezza, “Bella ciao” è cantata in maniera collettiva e ognuno con il proprio dialetto insieme a Mauro Ermanno Giovanardi, Elena Ledda, Pietra Montecorvino, Giancarlo Paglialunga e Tosca. “Clarissa” è una delle tante spose bambine, mentre “Amuri non fu” è una bossa nova con un bel flauto traverso, che denuncia la violenza psicologica. “Viola” è naturalmente Franca Viola che a soli 17 anni nel 1965 fece una scelta coraggiosa che portò poi ad abrogare la legge sul matrimonio riparatore, “A Cifalota” invece è Graziosa Casella, una donna libera e ribelle agli inizi del novecento, una femminista quando ancora il femminismo non era nemmeno un’idea. “Ma le femmine” è una canzone contenitore con un ritornello trascinante, "Sognatrici" è una brevissima traccia finale con la voce di Valeria Benatti.
La cosa che colpisce immediatamente di questo lavoro è il coraggio, che poi è lo stesso delle protagoniste. Le convincenti sonorità sono tipicamente folk, senza strumenti elettrici, ma anche senza strumenti della tradizione siciliana, l'uso del dialetto però amplifica, rafforza le tematiche toccate, portandolo ad essere un lavoro palesemente d'autore, dove i testi crudi, la voce vibrante e passionale della Grasso esprimono tutta la rabbia delle ingiustizie.
Un disco quanto mai necessario, che arriva, che colpisce al cuore, che sanguina dolore. Le parole che lo rappresentano al meglio sono quelle che lo chiudono : “Questa è la storia di tutte noi, che usiamo la musica e le parole, invece dei fucili e della violenza, per provare a realizzare i nostri sogni”.
Marco Sonaglia