Al Andaluz Project – The Songs of Iman Kandoussi - Traditional Arabic Andalusian (Galileo Music Communication, 2024)

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L’espressione musica arabo-andalusa viene usata da diversi secoli, in realtà, vista la grande supremazia che nel Medioevo ebbe il mondo andaluso, in particolare del Califfato di Cordoba, sul mondo magrebino (Marocco, Algeria, Tunisia), si dovrebbe forse usare piuttosto l’espressione andaluso-araba ma difficile è delimitarne esattamente i confini. Infatti, mentre la poesia di quel periodo poté godere del beneficio della scrittura, la tradizione musicale si trametteva prevalentemente per via orale e immane è stato il lavoro di ricerca e di ricostruzione svolto nei secoli successivi e soprattutto nel ventesimo secolo, tanto più che molte sono le lingue usate in quel contesto composto da mondo arabo, ebraico, andaluso, sefardita. Per fortuna quella tradizione si è mantenuta viva fino ai giorni nostri, grazie a delle eccellenze come, ad esempio, la prestigiosa Orchestra di Fès, anche l’interessante progetto in esame rappresenta una punta di diamante per la conoscenza profonda e autentica di quella stupenda musica e di quell'affascinante cultura. Tanto più se interpretato da artisti che da quella cultura discendono direttamente come le tre cantanti Sigrid Hausen, Mara Aranda e Iman Kandoussi, ciascuna rappresentante una delle tre culture, erano sempre al centro della musica. “The Songs of Iman Kandoussi” è ora la prima raccolta tematica del repertorio di questa straordinaria band, che si concentra sul repertorio arabo-andaluso e ruota attorno alla cantante marocchina Iman Kandoussi. Tutto è nato da un concerto della band spagnola Aman Aman nell'ambito delle Giornate della Cultura Ebraica a Monaco che aveva l'obiettivo di far rivivere la musica delle culture ebraico-sefardita, cristiana e 
arabo-andalusa, così come erano nella Spagna governata dai moreschi, in una convivenza pacifica e reciprocamente vantaggiosa. Successivamente la band ha registrato quattro album in studio e uno dal vivo tra il 2006 e il 2013 e ha suonato numerosi concerti e festival in tutta Europa. Lo stile musicale dei brani presentati è quello caratteristico della musica di quella area geografica, contrassegnato da una introduzione strumentale seguita dal canto che entra su un altro maqam contrappuntato all’unisono da strumenti melodici per poi essere ripreso con micro-variazioni negli intermezzi strumentali tra una strofa e l’altra. Possiamo ritrovare questo stile in quasi tutte le tracce a partire dalla prima “Segunda Twichia Nuba Garibat El Hussein” e, analogamente, nella seconda traccia “Chamsse Lachia (nuba kudam al-maya)”, che però inizia direttamente con il canto e dove il maqam è più lento e con diverse spazializzazioni strumentali e cambi di metro come l’inaspettata virata in una fisionomia gnawa. Una bella atmosfera medievale nel modo dorico, che ricorda quanto il nostro medioevo deve a quello del Vicino Oriente, si respira nella terza traccia “Des oge mais quer´ eu trobar - Yo me levantaria - Insiraf Btahyi Garibat El Hussein” che rimanda ad un’ambientazione desertica. Tipico stile arabo-andaluso anche in “Nawba Raml Maya, Ritmo Btayhi”, che si sviluppa su un testo tradizionale. La preponderante presenza di scale arabe di ud, saz, babab, Drehleier accompagnata dalle percussioni caratterizza la successiva quinta traccia “Arracha Lfatan” con i suoi frequenti cambiamenti di
metro ci riporta in pieno nel clima della nuba (garnati) arabo-andalusa, clima che continua anche nella sesta traccia “Mina Nawa”: un lungo e solenne brano strumentale riconducibile al malouf tunisino caratterizzato da accentuate parti solistiche. Decisamente diversa del brano successivo, “Afdihi Dabian Ibtassam (Moaxaja Árabe, Maqam Hijaz Kar)” basato su un interplay tra voce solista, cori e d’improvvisazione. Con “Amors mard / Arafto Lhawa Mod Arafto Hawak” di un anonimo Trovatore è uno struggente esempio di belcanto magrebino seguito da un incalzante ritmo malouf per poi ritrovarsi nel clima iniziale. “Hijaz” è un tema che ricorda il palos della buleria ma contaminato con stilemi puramente magrebini. Segue “Segunda Twichia Istihlal - Insiraf Btayhi Istihlal: Gaybatuk”, un brano tradizionale nel tipico stile arabo-andaluso che presenta una ritmicamente pregnante melodia. “Al-Garnati - El Bulbul” è un brano marocchino su sostegno pulsante delle percussioni, bellissimo l’accelerando finale. “Quen a omagen da Virgen” bellissima e coinvolgente ballata alla Vergine tratta dai cantigas di Santa Maria in perfetto clima medievale. La quattordicesima traccia. “Un castel / Improvisation Iman” è un brano originale occitano, basato su ritmo libero, comprende un’improvvisazione di Iman sulle note tenute del sarangi all’inizio ma a metà brano il darbuke da slancio ritmico al maqam. “Dezilde a mi amor” è un canto canto d'amore su ritmo knawa e l’ultima.traccia “Amoulati” è tradizionale di Tetuán, terra di provenienza di Iman. Davvero bel progetto, dotto ma dall’ascolto fluido e piacevole, musicisti di notevole spessore esecutivo e voci incantevoli estremamente calate nel contesto strumentale che contempla il malouf tunisino, il gnawa marocchino, sonorità berbere, magrebine, sefardite e dell’alba del flamenco. 

 
Francesco Stumpo

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