A cantadeira – Tecelà (Repasseado, 2024)

“Tecelà” è un progetto da solista di A Cantadeira, alias la cantante, autrice e strumentista Joana Negrão, nata a Setúbal nel 1983, con il quale l’artista intende esplorare e rivitalizzare la musica tradizionale portoghese, - quella dei pellegrinaggi e dei canti di lavoro che si possono ancora ascoltare nelle zone rurali del villaggio di Monsanto, della Beira-Baixa, nel centro e nel nord del paese –, consegnandola ad una veste di contemporaneità. Joana Negrão, anche cantante del gruppo Seiva con il quale ha pubblicato tre album, in questo progetto fa della sua voce l’elemento centrale, registrandola e utilizzandola come base strumentale della sua musica, rendendola in forma di trame intrecciate e sovrapposte e dando vita a canzoni che affrontano temi come l'ascendenza e l'emancipazione femminile. Voci protagoniste si rincorrono, si stratificano, si rinforzano creando per ogni canzone un'intensità quasi rituale. A cantadeira è interprete totale del lavoro: è alla voce come solista, basso, beat e cori; è alle percussioni con il bombo, l’adufe, la pandeireta; è alle cornamuse con le gaitas de foles dalla regione del Tras-os-montes. Le quattordici tracce sono in parte tradizionali, a partire dal cinquecentesco “Cancioneiro”, e in parte di composizione originale. L’album si apre con la visione polifonica di un brano dall’atmosfera spirituale: “Sai mau olhado”, che al tempo stesso, è contaminato da suoni urbani. Ritmato, accattivante, sensuale, segue “Senhora das Flores” in cui risalta la musicalità dei suoni della lingua portoghese, evocazione di figure femminili di devozione, peccato e redenzione, in una fusione tra fede e tradizione popolare, fonte di conforto e guarigione. Il successivo, potente “Da minha Pele” esplora l’idea della vita come processo continuo di trasformazione: la pelle è come una tela che assorbe e registra ogni esperienza, portando i segni del tempo e delle vicende personali. In “Onde estão as cantadeiras”, le voci si rincorrono, la melodia viene esaltata dall’uso incalzante delle percussioni mentre il tradizionale “Pandeiro” si snoda tra voci e pandeiro e si conclude con un incisivo intervento alla gaita. Sinuosa, riflessiva “Medo”, canzone scritta durante la pandemia, quando la paura di vivere è diventata quasi più forte del virus stesso, si conclude in crescendo con la potente preghiera "del buon viaggio" nella voce antica di Amélia Mendonça per benedire coloro che hanno il coraggio di andare avanti con la propria vita. Colpisce, ancora, un altro brano tradizionale “La vai o luar”, solo voce, ispirato alle donne della vita della Negrão: madre, zie, nonne che furono tessitrici, sarte e ricamatrici e che, con la loro arte, hanno raccontato storie lasciando in eredità un mondo femminile sensibile e forte. “Tecelã” è un album vibrante, pulsante, energetico, che si fa notare per la sua originalità e capacità di toccare importanti corde emotive. 

 
Carla Visca

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