In portoghese, essere “canhoto de pé” vuol dire giocare a calcio col piede mancino, essere fra i giocatori più abili quando si tratta di scartare l’avversario o tirare in modo imprevedibile. Proprio pensando a questa dimensione creativa il sassofonista e compositore Thiago França ha scelto la frase “mancina” come titolo del suo quinto album da solista.
Dice: “Non c’entra il fatto che io sia mancino: non mi ha influenzato, né ha aiutato il mio modo di suonare, né il mio modo di calciare il pallone”.
Originario dello stato di Minas Gerais, ha trovato la sua strada musicale a San Paolo dove ha inciso oltre una trentina di album, collaborando con gruppi diversi fra loro: Space Charanga, Sambanzo e i trii the Marginals (con Marcelo Cabral e Tony Gordin) e Metá Metá, in attività da almeno quindi anni. Fra le collaborazioni più recenti ci sono quelle con il rapper Rodrigo Ogi, e con Rodrigo Campos e Romulo Fróes.
È conosciuto soprattutto per il gruppo bloco Espetacular Charanga do França che guida durante il Carnevale - quando si radunano intorno al bloco fino a cinquantamila persone - e lungo tutto l’anno, un po’ anche perché ritiene che il miglior modo di esercitarsi, per un’orchestra, sia suonare in pubblico. Sono nati così i concerti mensili e, da qualche tempo, stanno ricevendo inviti da altri stati brasiliani: dal Rio Grande do Sul a Santa Catarina a Rio de Janeiro
Quasi interamente strumentale, il lavoro che ha prodotto il nuovo album è cominciato durante la pandemia. Dopo aver pubblicato l’album “Bodiado” nel 2021, ha continuato a sviluppare alcune composizioni che non erano state inserite in quell’album e che ora sono protagoniste di “Canhoto de pé”, sette brani, con la partecipazione della cantante Juçara Marçal che dà voce all'unico testo del disco, una toccante versione di “Dor Elegante”. Alle registrazioni hanno collaborato Marcelo Cabral – che apre il brano che da il titolo all’album da solo al contrabbasso - e Welington “Pimpa” Moreira alla batteria, con interventi alle percussioni di Luizinho e Caina del gruppo Aguidavi do Jêje, in evidenza nel breve e geniale “Ajuntó de Xangô”, reminescente del matrimonio fra Monk e i bata cubani che sapevano celebrare i Fort Apache a New York. L’arte mancina evocata dal titolo del disco descrive le traiettorie di questo viaggio musicale, la capacità di “utilizza una scala vicina al blues, suonando sia la terza maggiore, sia la terza minore, oscillando fra loro, dribblando e ingannando l'orecchio. Forse in questo disco sto suonando in modo più 'sapiente'. È stato l'album meno pianificato che abbia mai realizzato. A differenza di quello che faccio sempre, cioè prendere un'idea e svilupparla intorno a una band chiusa che suonerà tutto, qui tutto è avvenuto lentamente”, un processo che forse emerge con maggiore chiarezza nell’estesa “Luango”, capace di attraversare diversi territori senza soluzione di continuità, affidandosi di volta in volta al sentiero tracciato dai fiati o dalle percussioni. Un lavoro luminoso e originale che non erode umiltà al leader: “La mia matrice estetica sarebbe il samba, la musica che ho suonato tutta la vita. I movimenti della mia mano, la mia abilità è nel samba. In realtà sono meno a mio agio quando si tratta di suonare, come in questo caso, con contrabbasso e batteria, rispetto a quando suono insieme a un gruppo con pandeiro, repique, chitarra a sette corde e cavaquinho”. thiagofranca.bandcamp.com/album/canhoto-de-p
Alessio Surian
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Sud America e Caraibi