Duo Falak – Tira-Tira (Topot, 2024)

L’improvvisazione sembra essere una pratica didattica ormai scomparsa, specialmente nel mondo accademico dove spesso è relegata nell’ambito dell’idioma jazzistico. Per fortuna così non è nell’ambito delle musiche del mondo e questo album ne è una illuminante testimonianza. D’altra parte l’improvvisazione è un atteggiamento rituale simbolico collettivo o individuale, come in questo caso in cui la ritualità si concretizza partendo dalla musica tagika Falak, un genere monodico tradizionalmente eseguito da un musicista solista accompagnato da un dutar o rubab. Si tratta di una musica che ha originariamente un ‘luogo del suono che diventa il suono del luogo’, come direbbe Steven Feld: le vette del Pamir in epoca preislamica, in cui i cantanti nei loro testi si rivolgono al cielo con le eterne domande: chi siamo, dove siamo, perché siamo? In questo lavoro dal titolo ‘Tira-tira’, il Duo Falk: Denis Sorokin alla chitarra electro-acustica e Shohin Qurbon – al tamburo a cornice doira e voice improvvisano il falak utilizzando una strumentazione insolita. Si tratta di uno stile improvvisativo prevalentemente non lineare e invariante, basato però su micro-variazioni i cui scivolamenti micro-cromatici e la libertà ritmica accarezzano le nostre orecchie. Come lo stesso Denis Sorokin scrive della musica Falak: “Tale libertà ritmica probabilmente non si trova in nessun altro stile, fatta eccezione per i nuovi tipi di improvvisazione libera”. In questo progetto, infatti, i musicisti si cimentano nell’interpretazione della musica tradizionale tagika Falak attraverso l’improvvisazione che non manca di elementi tipici del free jazz degli anni Sessanta. All’inizio, l’ascolto del disco potrà sembrare difficile, finanche ostico, ma basta tenere le orecchie aperte e la mente pronta per pochi secondi, per essere catturati e avvolti dalle effervescenti e meditative atmosfere. Bisogna avere solo il coraggio di uscire dalla propria comfort zone di ascolto e lasciarsi avvolgere dal fluire del groove, fino a quando ci si troverà totalmente immersi in esso vivendo un’esperienza unica, meditativa e catartica da cui sarà poi difficile staccarsi. Sarà come trovarsi davanti ad un incessante scorrere di una cascata percepita come tonica, in senso schaferiano, di quel paesaggio sonoro di cui, come nel rumore rosa, saranno i suoni gravi ad essere percepiti prevalentemente. Il lavoro è dotato di una rara coerenza interna per cui è difficile suddividerlo in tracce, indicate infatti solo dalla loro durata. Si tratta piuttosto di una sorta di concept album (il titolo dell'album non è casuale, è un gioco di parole in lingua tagica dove “Tira-Tira”, significa tagliare qualcosa in piccoli pezzi, sminuzzarlo) dove ogni brano entra in un altro senza soluzione di continuità e con atmosfere variegate ma unite dal comune denominatore della comunicazione interiore di un ricco formulario. Aiutati da questa modalità di ascolto, si raggiunge uno stato di trance e persino di ipnosi uditiva, facilitato dalla narrazione sonora generalmente continua dei due strumenti con improvvisi cambi di accordi e sincopi caratteristici della creazione musicale intuitiva. Pubblicato dalla Topot, etichetta moscovita interessata alla scena russa (e non solo) improvvisativa e noise, l’album è stato registrato dal vivo in un concerto a Tashkent nel settembre 2023 in Tashkent, Uzbekistan e pubblicato il 10 ottobre in occasione del Falak Day tagiko. Consigliamo vivamente di ascoltarlo lasciandosi trasportare in mondi interiori, intraprendendo un viaggio straordinario, anche se gli elementi musicali che formano questo sound siano alla fine primari, essenziali e perciò anche ordinari. tawpot.bandcamp.com/album/tira-tira


Francesco Stumpo

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