Ci hanno accolto affettuosamente e ansiosi di mostrarci il ben di Dio che custodiscono. I luoghi li puoi immaginare, leggerne le descrizioni o addirittura vederli in video ma l'impatto non sarà mai come quando ti ci trovi immerso. Così è stato per me. Credo di avere rischiato la sindrome di Stendhal nel vedere tutti quei quadri dei musicisti che ho sempre ascoltato e ammirato. Poi gli enormi scaffali pieni di manoscritti ancora da studiare, gli strumenti, le rutilanti sale dedicate ai compositori, la sedia su cui è stato seduto addirittura Wagner durante una sua visita. Tutto incute timore e rispetto. È l'ora del tramonto quando si esce, aspetto di rimanere solo e nel chiostro sento l'esibizione di un musicista eccezionale: un volatile, un merlo credo. Penso al ‘Cardillo addolorato’ di Anna Maria Ortese. La giornata di Venerdì ventisette settembre è iniziata con la terza Tavola Rotonda sul tema “Le nuove sfide dell’AFAM: PRIN, Dottorati di ricerca e Abilitazione artistica Nazionale dove si è parlato di competenze e prospettive in uscita per gli studenti degli istituti. A seguire ancora relazioni su stimolanti temi che hanno acceso intensi dibattiti. Alle venti ci sarà un concerto ad hoc per i convegnisti nella Chiesa di Santa Maria della Sanità. Ci muoviamo in gruppo verso quel mitico quartiere che fu di Totò e dei de Filippo, i cui volti coprono l'intera facciata di un palazzo, di fronte un caleidoscopico murales composto da simboli calcistici napoletani. Passiamo da un antico edificio dalle decine finestre arcate divenuto un must da quando vi è stata girata una fortunata fiction con Serena Rossi.
Il concerto è a scatola chiusa ma entrati nella teatrale Chiesa della Sanità, dai numerosi strumenti riposti capisco che si tratta di un'orchestra sinfonica. Sui matronei sono già pronti gli anziani signori del coro rigorosamente in smoking e farfallino. Gli orchestrali invece sono tutti giovanissimi, infatti si tratta della Sanità Ensemble diretta dal già citato Paolo Acunzo, ormai famosa perché nata sul modello del sistema venezuelano di Antonio Abreu. Raccoglie ragazzi dei rioni della Sanità e di Forcella, la mission è chiara: attraverso lo studio della musica, dare un'opportunità a quei ragazzi che vivono in luoghi colpiti da un malessere endemico. Ci sono ragazze e ragazzi originari da diversi Paesi del mondo, un bell'esempio di ‘ius musica’. Il repertorio è vario, dall' iniziale Inno di Mameli, a frammenti di opere di Beethoven e Brahms, a “Cielito Lindo” e non poteva mancare “‘O Sole mio’” e “’na ‘sera ‘e maggio’ in cui il solista è un quattordicenne originario forse del Bangladesh o dello Sri Lanka. Una grande emozione attraversava i banchi della chiesa, una speranza che la musica potrà ancora salvarci, come tante volte ha fatto a Napoli. Nella giornata del ventotto si è continuato con le relazioni per tutta la mattinata. Per pranzo ho prenotato in un posto dove servono una buona pizza fritta. Cammino molto mi trovo per caso nel Quartiere di Loreto dove aveva sede un altro dei quattro conservatori di Napoli dei primi del Settecento, appunto quello di Santa Maria di Loreto. Il terzo giorno Arrivato a Montesanto risalgo e poi scendo fino a via Toledo, poi giro a sinistra verso Piazza Dante dove compro un libro storico su Napoli da
una bancarella per tre euro, sono gli unici contanti rimasti. Attraverso e imbocco Port’Alba che, dopo il passaggio per la meravigliosa Piazza Bellini che mi catapulta nel cuore del centro storico: Spacca Napoli. Me la prendo comoda, girare per Napoli è come guardarsi continuamente in uno specchio ed è quindi meglio farlo da soli. Ritorno in Piazza dei Girolamini, la gente fotografa la chiesa sembra non accorgersi della chiesa di Santa Maria della Colonna. È stata recentemente restaurata ma è purtroppo quasi sempre chiusa, come molte altre chiese di Napoli. Chiedo a un venditore di souvenir il perché sia chiusa e mi rimanda a un signore che spesso e lì col suo cagnolino, aspettando qualcuno che gli elargisca qualche moneta ma dignitosamente non lo chiede. MI dice che di tanto in tanto c'è una signora che va a pulire. Gli chiedo come si chiama il suo cane e s’illumina “Ciquo" dice con orgoglio, poi gli chiedo come si chiama lui e si imbarazza, forse nessuno glielo ha mai chiesto, si sente considerato come persona “Francesco" risponde meravigliato, come me gli dico per sentirlo più vicino. Mentre gli scatto una foto Ciquo mi abbaia, “è geloso di me" dice quasi scusandosi. Mi indica che percorrendo la stradina solitaria al lato dei Poveri di Gesù Cristo e che congiunge via dei Tribunali a via dei Librai potrò vedere 'e paparelle" mentre gli ridono gli occhi. Per accontentarlo percorro la stradina e a metà strada vedo una bottega con miniature di altari e strumenti musicali, li costruisce un tornitore sui settanta anni. Mi mostra un triccheballacche e
un mandolino che sono delle miniature preziosissime. Quando gli dico che sono musicista mi informa che fa anche i piroli dei violini per i maestri del Teatro San Carlo. È una persona di antica signorilità napoletana. Arrivo a Via dei Librai, la percorro e a destra giro trovandomi a Via San Gregorio armeno. L'ultimo a Napoli, alle dieci arrivano contemporaneamente la signora del B&B e il tassista. SI è messo a piovere e sto in un bar per due ore. Mi manca da vedere ancora il quarto conservatorio da vedere: La Pietà dei Turchini che si trova in via Medina. Ci vado a piedi. A Piazza Garibaldi c'è un percussionista, senegalese forse, alto, magro e con un tipico completo africano fatto da pantaloni larghi e casacca di uno smagliante celeste. Sta suonando su una cassetta grigia, di quelle per l’elettricità, vicino a lui un piccolo cumulo di spazzatura. È fiero e sorridente, non lo fa per soldi ma solo per il bisogno di suonare, gli chiedo di potergli fare un video. Attraverso tutto il Corso Umberto, passo per l'imponente Piazza Nicola Amore e piazza Bovio, vado a sinistra verso via Medina. Il p della Pietà dei Turchini mi si presenta subito. Quanti grandi musicisti sono passati per quelle mura. La strada è larga e ha due corsie separate, continuo a camminare sull'altro lato e dopo pochi metri scorgo una chiesa dal colore giallo ocre e dalla forma molto particolare, attraverso e scendendo qualche gradino ho davanti la chiesa di San Bartolomeo accanto alla quale c'era il glorioso omonimo teatro dove Pergolesi nel 1733 diede la prima a quella che è considerata il prototipo della grande opera comica di Mozart e Rossini e tanti altri: l'intermezzo buffo ‘La Serva Padrona’. Attraversata la stretta Via San Bartolomeo mi trovo davanti il maestoso Maschio Angioino, l'odore della brezza marina mi dice che soni giunto al porto dove sono ormeggiate maestose navi da crociera. Ritorno in metro alla stazione e ho ancora tempo per fare un giro alla Feltrinelli dove mi colpisce l’enorme quantità di libri su Napoli. Il Convegno si chiude con l’invito del Presidente a essere uniti e collaborare sempre di più in vista di un proficuo cammino comune delle Istituzioni dell’AFAM.
Francesco Stumpo
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