Todo Mundo World Music Festival, XII edizione, Jevrejski Kulturni Centar, Belgrado (Serbia), 20 - 22 settembre 2024

Venendo al resoconto delle tre serate, ad aprire il festival venerdì 20 sono stati i Kal (“nero” in lingua romani), storica ed energica band a trazione rock, guidata dal chitarrista e vocalist Dragan Ristic (compositore, produttore e attore per il cinema e il teatro, saggista, impegnato in vari progetti politici e sociali per il miglioramento della situazione e dei diritti dei rom nel suo paese d’origine), nata nel 1996 nei sobborghi di Belgrado e ritornata di recente sulla scena live. Lo definiscono Rock’n’Roma, proposto con un organico di chitarra, voce, fisarmonica, violino, basso e batteria; nel loro suono – un pizzico datato ma sempre corroborante – convivono ritmi balcanici, danze e canti in lingua romani sposati a stilemi rock. Non ha suonato sul palco ma in acustico davanti al pubblico Tcha Limberger & Kalotaszeg Trio, dal nome della regione della Romania occidentale. Il formidabile violinista, chitarrista, cantante plurilingue sinto, belga di nascita, non vedente, capace di suonare jazz tradizionale, swing, manouche e musiche tradizionali dell’area danubiana, è un artista dalla competenza culturale e musicale sbalorditiva che non lascia indifferenti. E proprio sull’incrocio di repertori Rom, romeni e ungheresi di Transilvania e Carpazi, ora impetuosi ora lenti e lirici (legényes, csárdás, keserves, hajnali, szapora e sirba), ha imperniato il suo magnifico set in coppia con altri due spettacolari musicisti: Tóni Rudolf Jr. alla viola e Csikos Vilmos Csikos al contrabbasso. La
serata di sabato ha visto in scena il progetto “Manuša” della slovacca Júlia Kozáková, laurea in musica alla SOAS di Londra, studi di jazz alla JAMU di Brno (Repubblica Ceca) e un lungo percorso di ricerca nella musica dei Rom in Slovacchia, che l’ha condotta a metabolizzare stili, repertori e significati profondi delle canzoni. Júlia è un’artista ancora giovane ma che possiede grandi doti vocali: la sua è una vocalità calda, penetrante e ricca di sfumature, si fa forte di spiccato magnetismo scenico e rivela un’invidiabile dose di creatività nel bilanciare gli arrangiamenti. E poi si contorna di una band che annovera ottimi strumentisti rom: Viliam Didiáš (violino), Františele Reiner (cymbalom), Vojtech Botoš (viola), Ján Rigo (contrabbasso) con il featuring di Zsolt Varady (chitarra) in un alternarsi di canzoni rom come “Jaj Dévlale”, che parte lento per poi involarsi. “Nane Maro Nane Mas” è un altro motivo intimo in cui l’orchestrina guidata dal cymbalom dà prova della propria maestria. “Čardáše - Východné Slovensko” fa parte del repertorio danzante; mentre in “O Poštaris Javel” la chitarra acustica ci trasporta verso atmosfere jazz, mentre la conclusiva “Kalo Kalo” è un trionfo di incandescente virtuosismo. La collaborazione con L’Associazione Serba per la World Music ha condotto a un evento congiunto, ovvero l’assegnazione del Premio “Draškoci” a Vladimir Lenhart per il progetto Lenhart Tapes, unico concerto non Rom di questa edizione. Il Premio intende dare riconoscimenti ad artisti provenienti dalla Serbia che si avvicinano al materiale musicale tradizionale in modo personale. Il suo progetto Lenhart Tapes negli ultimi anni ha attirato
l’attenzione del pubblico grazie agli album “Duets” (2021) e “Dens” (2023). Spiega Vitas: “Il suo approccio al materiale tradizionale e non solo alla musica popolare tradizionale, ma anche al materiale sonoro proveniente da vecchi album e singoli della storia discografica della musica folk composta recentemente in Jugoslavia) implica un grande grado di autorialità. Costruisce la sua musica a partire da tracce audio e registrazioni che, per quanto sperimentali, rientrano comunque nella vasta categoria della musica mondiale. È per questo che la WMAS ha deciso di premiare Lenhart nel 2024 per tutto il suo lavoro fino ad oggi e per il suo contributo autentico alla musica e alla cultura della Serbia, dei Balcani e dell’Europa”. La performance ha visto la collaborazione creativa tra il visionario manipolatore di field recordings e storiche cassette audio Vladimir Lenhart (il cui banco di regia si compone di alcuni walkman, campionatore e mixer) e Tijana Stanković, cantante, violinista di formazione classica, improvvisatrice vocale, etnomusicologa (è, inoltre, autrice dell’interessante album “Folk Songs”, Frim 2024). I due interagiscono sul palco mantenendo sempre alta la tensione sonora. Loop, campionamenti, ritmiche incessanti e stridenti, rumorismo, ambientazioni ossessive e distorte, frasi melodiche di fiati si muovono intorno alla voce, avvolgendola e giustapponendosi al fluire canoro. Stanković intona canzoni tradizionali producendo la potente sostanza melodica di questo seducente progetto ethno-noise-industrial
che induce a un’esperienza sonica totalizzante. Nel set si ascoltano “Vodu brala”, una canzone della minoranza slovacca della Vojvodina, “Što si glava”, una canzone d’amore da Gora (Kosovo), dalla stessa area proviene “Daj Mi Ruka”, una canzone d’amore contemporanea in oddore di turbofolk. “Mejremo”, variante di un canto turco diffusosi poi nella Jugoslavia soprattutto tra le comunità musulmane, e ancora “Moje Nôžke”, altro canto slovacco e “Livadice”, una composizione della stessa Tijana, ispirata alle “stécci”, antiche lapidi tombali presenti dalla Bosnia alla Serbia fino al Montenegro, e “Kurvin Vodeniak”, un canto ri-arrangiato suonando al contrario. La giornata della domenica ha offerto una conferenza su musiche e culture Rom che ha riunito professionisti locali e internazionali, principalmente del settore musicale, per fornire approfondimenti dalle loro prospettive – musicali, manageriali, organizzative, scientifiche, etnomusicologiche, antropologiche e di ricerca – sulla complessità della vita e del lavoro dei Rom nella società e nel mondo della musica, sia nel passato che nel presente, specialmente all’interno del milieu sonoro polimorfo conosciuto come world music. Sono intervenuti Maša Vukanović (Serbia), Christian Pliefke (Germania), Dragan Ristić (Serbia), Martyna Van Nieuwland (Paesi Bassi/Polonia), Tcha Limberger (Belgio), Júlia Kozáková (Slovacchia), Dušan Sviba (Repubblica Ceca), Marija Dumnić Vilotijević (Serbia), Anti Kovács (Ungheria), Marija Vitas (moderatrice/Serbia) e dall’Italia chi scrive queste note. Nella terza serata, nonostante un numero più limitato di spettatori,
l’atmosfera creatasi è stata molto vivace e non sono mancati ballerini tra il pubblico ad accompagnare la musica dei veterani Romano Drom, il cui repertorio riprende elementi degli Olah dell’Ungheria. Invece, i cechi Terne Čhave hanno in un certo senso chiuso il cerchio con un set in cui la musica “zingara” cammina su ritmiche più marcatamente rock. Senza dubbio tre intense serate di musica ad ampio spettro musicale, ma quali prospettive per il futuro? Sentiamo ancora Vitas: “Un’altra grande sfida per noi è che il budget di Todo Mundo è ridotto, mentre i compensi per gli artisti di musica mondiale sono sproporzionatamente elevati. Questo rende le cose ancora più difficili. Tuttavia, riusciamo a farlo funzionare, portando avanti questo festival ‘con pura forza di volontà’. Siamo felici ogni volta che qualcuno ci scrive o ci dice di persona che si è divertito moltissimo al festival e non vede l’ora che arrivi la prossima edizione. Ciò su cui stiamo lavorando, sicuramente, è migliorare la promozione e il branding nella sfera digitale. Facciamo del nostro meglio per ottenere il massimo da circostanze che sono lontane dall’essere ideali. Naturalmente, la grande verità è che il festival non esisterebbe senza finanziamenti europei, cioè senza il supporto di istituzioni straniere nel nostro paese, così come senza la partecipazione a progetti europei come “Sounds of Europe”. Per l’attenzione che mette sul programma di qualità sempre elevata, per la capacità di intessere relazioni e di mettere sul terreno riflessioni sulle culture musicali, Todo Mundo è uno di quei piccoli ma preziosi festival che (re-)esistono nel continente. E poi Belgrado è una città da scoprire, fuori dagli itinerari massificati del turismo. Fateci un pensiero per il prossimo anno! 


Ciro De Rosa

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