La serba Tijana Stanković (1984), vocalist, violinista, improvvisatrice, etnomusicologa e conduttrice radiofonica, è una musicista viaggiatrice nell'Europa danubiana. Artista dalla curiosità intelligente, ha collaborato con figure della musica improvvisata come il compositore e violista Mezei Szilárd, il violoncellista Márkos Albert, il sassofonista Miroslav Tóth, Ana Kravanja, violinista del gruppo sloveno Širom, e molti altri. Ha partecipato a numerosi e variegati progetti in Serbia, Ungheria e Romania, tra cui ricordiamo Argo, Rođenice, l’Hyperion Ensemble di Iancu Dumitrescu, la Mezei Szilard’s Improvisers Orchestra, l'Identity’s Dream Quartet e il duo con Sőrés Zsolt. Più di recente, ha collaborato al vorticoso progetto etno-noise Lenhart Tapes. Il suo debutto solista è del 2020 con “Freezer” (LOM), un lavoro collocabile nel campo dell’improvvisazione contemporanea.
È performer solitaria anche in “Folk Songs”, album dal titolo beriano, concepito per violino preparato e voce, registrato dal vivo a Stoccolma da John Chantler (con il mastering di Giuseppe Ielasi) ad aprile del 2022 nell’ambito dei concerti della FRIM, l’Associazione per la musica improvvisata fondata nel 1976 per promuovere la musica improvvisata libera in Svezia e favorire il dibattito su di essa come forma d’arte. Dal 2017, FRIM organizza una serie di concerti mensili al Fylkingen e, dal 2021, gestisce anche un’etichetta discografica. Nella sua estemporanea commistione, pur rimanendo saldamente radicata nei linguaggi improvvisativi, Stanković recupera espressioni tipiche della musica tradizionale, come lo stile serbo di eterofonia izvika. Utilizza drones, tecniche violinistiche sia tradizionali sia contemporanee e variazioni melodiche microtonali. La sua voce-strumento si produce in formule vocali come lo jodel, litanie, modulazioni di acuti, singulti ed altre emissioni vocali, dialogando con il violino o giustapponendosene in un continuo mutare di timbro e intensità; è una voce che si fa struggente, gentile, abrasiva, cupa, sempre mantenendo il pieno controllo. Afferma, Tijana: “Con la mia commistione di questi due generi non intendo dire che essi vengano ‘migliorati’ rompendo i loro confini. È semplicemente il mio modo di fare musica, nel rispetto delle mie capacità e del suonare e cantare in generale. E infine, ma non meno importante, è un omaggio ai giganti della musica che mi hanno preceduto”. Riguardo alle sue esibizioni, aggiunge: “Non preparo molto per i concerti, ma mi piace tenere traccia di ciò che ho suonato e pensare alla forma. Poi decido se ho bisogno di una parte melodica o di una situazione completamente aperta; la scelta dei brani dipende dalle canzoni che sto ascoltando in quel momento”.
“Folk Songs” contiene quattro brani che si sviluppano in un continuum. I poco più di dodici minuti di “Song for the Queen (Kraljička)” aprono la via a un’alternanza di sensazioni. La successiva “Song for the Bees (Za Pčele)” trova linfa in un canto rituale eseguito durante la raccolta del miele negli alveari. Entrambe le composizioni si ispirano ai rituali di questua come koleda, lazarice o kraljice, effettuati nel periodo prenatalizio, carnevalesco o primaverile che prevedono che un gruppo di giovani uomini o donne, mascherati e in costume, vada di casa in casa cantando canzoni per invocare salute e prosperità. Pulsante ed energica, “Kontra” è una canzone molto nota della Krajina croata, spesso accompagnata dalla danza. “È cantata a due voci e in quel momento dell’esecuzione avevo bisogno di un materiale contrastante”, spiega Tijana. La linea melodica e il testo tradizionale vengono ripresi anche nei dieci minuti di “Jano Mori variation & improvisation”, una canzone d’amore macedone. “Si tratta di una bella melodia anche per i sentimenti che trasmette: tristezza, amore, difficoltà, e anche un po’ di nascosto romanticismo. Non è tanto il significato del testo quanto il sentimento generale della nostra regione balcanica che mi intriga. Mi piace pensare alle canzoni popolari come i musicisti free jazz americani usano gli standard jazz, come materiale da approfondire attraverso l’improvvisazione libera”.
Un lavoro che accende interesse, cattura l’attenzione dell’ascoltatore disposto a immergersi nella sua particolare atmosfera sonora.
Ciro De Rosa
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