Linda Sikhakhane – iLadi (Blue Note/Universal Music Africa, 2024)

Originario di Umlazi, township vicina a Durban, il trentaduenne Linda Sikhakhane ha manifestato da bambino la sua passione per tutto ciò che è suono ed ha cominciato il suo viaggio nella musica molto presto, A 10 anni, nel suo quartiere, frequentava le lezioni di musica della scuola primaria, per poi passare a studiare jazz con Brian Thusi nel Siyakhula Music Center. A 20 anni si diploma in Jazz e musiche popolari all'Università di Kwa-Zulu Natal dove ha studiato con Mageshen Naidoo e si dedica alla musica, vedendosi assegnata nel 2016 la borsa di studio SAMRO Overseas che gli consente di trasferirsi a New York nel 2017 e iscriversi alla New School University per studiare con maestri come Billy Harper, David Schnitter e Reggie Workman. Lo stesso anno realizza “Two Sides, One Mirror”, il suo album di debutto e intreccia collaborazioni con artisti sudafricani e internazionali: Brian Thusi, Barney Rachabane, Feya Faku, Marcus Wyatt, Herbie Tsoaeli, Andile Yenana, Afrika Mkhize, Sibongile Khumalo, Gregory Potter, Reggie Workman e, soprattutto, il pianista Nduduzo Makhathini. Tieni in vibrante equilibrio fonti di ispirazioni sia statunistensi, sia sudafricane, caratterizzate dalla dimensione spirituale, in particolare John Coltrane e Winston Mankunku Ngozi. A trent’anni arriva il premio Standard Bank Young Jazz Artist 2022. “iLadi” è il quarto album per Linda Sikhakhane, sorta di celebrazione discografica di un rituale comunitario di cui si coglie la trama sonora sonora attraverso otto suggestive composizioni originali, tutte a firma del sassofonista: “’Iladi’ è una cerimonia rituale polivalente in cui vengono condivise perle di saggezza della cultura africana, quelle che sono state condivise con me dalle tradizioni zulu e nel corso della mia educazione. Offriamo una trasposizione sonora di questo rituale, un'espressione di gratitudine per tutti i doni ricevuti e per chi mi ha guidato lungo il mio viaggio”, ha racconta il sassofonista presentando l’album. È il suo primo per l’Universal Music Africa e la Blue Note, etichetta con cui ha già registrato nelle formazioni del pianista Nduzo Makhathini, a partire da “Modes of Communication: Letters from the Underworlds (2020). Sikhakhane ha coinvolto Makhathini sia come produttore, sia al piano, in una sezione ritmica completata dal bassista Zwelakhe-Duma Bell le Pere e dal batterista e percussionista Kweku Sumbry. La circolarità e l’amalgama del gruppo sono evidenziate dagli incipit dei brani che volentieri sono affidati, a turno, ad uno strumento diverso. Come compositore, Linda Sikhakhane presta particolare attenzione a diversi aspetti della cosmologia tradizionale zulu, così come al lirismo di John Coltrane della metà degli anni Sessanta, per esempio degli album Impulse! come Crescent (1964) e “A Love Supreme” (1965). Questa sensazione è rafforzata dagli espliciti riferimenti a McCoy Tyner con cui Makhathini punteggia il suo lavoro al piano. Ne è un esempio “Ukukhushulwa” con la batteria che veicola la metrica sui piatti intrecciando gli accenti agli accordi e ai contributi del pianoforte mentre il tenore di Sikhakhane sviluppa una narrazione capace di evocare, a tratti, “India” di Coltrane, su cui Makhathini inserisce le proprie meditazioni alla tastiera. Altrove, l’ispirazione sembra venire da Alice Coltrane, per esempio nel brano centrale dell’album, “Umhlahlandela”, interpretata da sax e piano senza la sezione ritmica, con un sapiente uso delle pause che rallentano il tempo al punto che quando parte la successiva “Idatshana” il quartetto sembra letteralmente far scoccare un vigoroso messaggio sonoro collettivo. Nel finale, “Mama” cesella una ballata introspettiva e limpidamente narrata, mentre “Influential Moments” fa sintesi della straordinaria energia, e della poliritmia del quartetto, evidenziandone anche gli aspetti lirici, in primo piano nel brano di chiusura, “Ecako”, con lo iato fra sax e piatti a definire e scolpire nella memoria l’ultimo spazio sonoro. 


Alessio Surian

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