A Cosenza due intense giornate di studio sullo stato dell’arte della ricerca etnomusicologica in Calabria.
La Calabria detiene uno dei patrimoni etnomusicali più ricchi e variegati d’Italia dovuto da una parte alla sua geostoria, fatta da secolari flussi di migrazioni e accoglienza ma anche da una sua endemica condizione di relativo isolamento dal resto del Paese. A parte il suo primordiale patrimonio autoctono agro-pesca-pastorale determinato da musiche di mari, montagne, collinari pianeggianti campagne, si è storicamente trovata ad accogliere etnie, o a difendersi da esse, etnie proveniente dal vicino e Medio Oriente, complice la sua esposizione centrale rispetto al Mare Nostrum. Così nella Calabria Citeriore (centro settentrionale) si è verificato il primo sbarco di massa degli albanesi nel XV secolo, al seguito di Scanderbeg, che fuggivano dall’invasione ottomana e venivano ad infoltire come soldati le truppe spagnole da una parte, dall’altra a drenare l’ascesa al potere dei baroni. Da allora questa etnia con la sua cultura e lingua sopravvive ancora oggi in circa trenta comunità in maggioranza nella provincia di Cosenza, mantenendo costumi e riti di cui quelli musicali sono un elemento centrale. Nella Calabria Ulteriore (meridionale), ancora molto precedente è l’insediamento grecanico in provincia di Reggio Calabria dove si parla ancora il greco antico e si conservano strumenti peculiari come le zampogne aspromontane e la lira ad arco. Questo stato di cose ha portato intere comunità a custodire gelosamente tale patrimonio e ha spinto le individualità locali più sensibili a ricercare, raccogliere e conservare materiali sonori, oltre che e ad ospitare studiosi da fuori regione come è avvenuto nel 1956 con Alan Lomax e Diego Carpitella (in verità calabrese d’origine), i quali in sole cinque giornate hanno registrato una raccolta esemplare di quel repertorio, quel lavoro è stato continuato qualche decennio dopo Roberto Leydi e più recentemente Antonello Ricci e Roberta Tucci.
A fronte di questo patrimonio la Regione non può ancora vantare la presenza di un archivio sonoro, cartaceo e organologico unitario e rappresentativo che lo contenga e la sua nascita si intravede come uno degli obiettivi principali del Convegno organizzato dal Conservatorio di Musica “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza nell’ auditorium della Casa della Musica nei giorni 14 e 1 5 ottobre 2024 dall’eloquente titolo: “La ricerca etnomusicologica in Calabria: lo stato dell’arte”. Un appuntamento che si aspettava da decenni e che ha fatto incontrare studiosi e cultori dell’argomento, alcuni provenienti da altre parti d’Europa. Le sessioni mattutine e pomeridiane sono state predisposte in modo tematico. A introdurre i lavori è stato colui che più di tutti ha voluto l’evento, Innocenzo de Gaudio docente del Conservatorio di Cosenza, uno di quei ricercatori calabresi che ha contribuito a raccogliere fonti essenziali del repertorio e che argomentato le ragioni profonde di questo Convegno. A seguire poi il saluto istituzionale del direttore Francesco Perri che ha testimoniato anche la sua personale sensibilità e impegno su questo versante che, d’altra parte, come compositore ha anche concretizzato in progetti musicali. Ha inoltre annunciato la presenza nel suo conservatorio di ben due dottorati che interessano questo argomento. Illuminante la relazione di base Ignazio Macchiarella, intesa anche come un ricordo dell’etnomusicologo recentemente scomparso Bernard Lortart-Jacob (1941-2024).
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