La ricerca etnomusicologica in Calabria: Lo stato dell’arte, Conservatorio Stanislao Giacomantonio, Auditorium Casa della Musica, Cosenza, 14-15 ottobre 2024

 Successivamente Macchiarella, nel suo Keynote durante la prima sessione dedicata al canto (Singing Multipart) da lui presieduta, ha fatto il punto sullo stato attuale della ricerca attuale in Calabria, apprezzando la qualità delle proposte arrivate, fortunatamente lontane da quel determinismo geografico che in passato aveva relegato la ricerca nei ranghi localistici e personalistici e focalizzando nei contenti delle proposte come punto di partenza e non di arrivo. Inoltre, ha informato di una importante ricerca internazionale sui modelli di improvvisazione. Nell’ambito della prima giornata, aldilà delle tematiche individuate a monte, si è intravisto l’eterno conflitto tra colto e popolare e di conseguenza tra oralità e scrittura che riguarda sia i testi letterari, sua le strutture e i comportamenti musicali. Delia Dattilo nella sua relazione “Fare la propria parte”: scenari di polivocalità in Calabria ha portato due esemplari esempi: quello di Anna Maria Civìco e quello arbëreshë di Anna Straticò. A seguire l’intervento di Francesco Magarò, il cui titolo è già referenziale: “Imitazione e creazione: l’apprendimento mimetico come strumento di mediazione sociale e performativo intergenerazionale. Il caso Le Mistère de Voix Calabraises in provincia di Catanzaro.” Successivamente Papàs Antonio Gattabria ha parlato della “Polivocalità e monodia nei canti tradizionali e paraliturgici di Calabria”. Nella prima sessione pomeridiana, presieduta da De Gaudio, Diego Cantore ha presentato “La musica di Eugenio Bennato come memoria della storia dei briganti del Sud. Calabria-Basilicata-Campania. Come sempre stimolante, e a tratti sanamente provocatorio, l’intervento di Ettore Castagna già a partire dal titolo “La tarantella e le tradizioni inventate” in cui sostiene che ormai è inutile continuare a parlare della tradizione o addirittura a insegnarla quando ormai, facendo l’esempio della tarantella, è scomparso da tempo il mondo che la proponeva soprattutto come rito. Chi conosce Castagna, che di questa forma, nella sua vera essenzialità, è uno dei promotori della prima ora, sa che dietro questa posizione apparentemente estrema si nasconde un sentito invito a conoscere e (anche studiare dico io) in profondità le sue pratiche arcaiche che si possono ancora ritrovare grazie alle registrazioni e alla bibliografia (archivio, archivio!). A concludere questa sessione è stata la presentazione e proiezione da parte di Giorgio Adamo del video
(consultabile nelle teche Rai): “Calabria: Zampogna e Chitarra battente, 198, 31’ di Diego Carpitella (1924-1990) nella ricorrenza del centenario della nascita. Successivamente, nella sessione “I suoni e i canti delle feste” c’è stata la keynote di Giorgio Adamo in cui ha presentati interessantissimi documenti di antropologia audiovisiva da lui realizzati nell’intervento “Musica, Festa e devozione popolare in Calabria. Un’indagine audiovisiva”. Giuseppe Giordano ha proposto un notevole studio sui “Canti liturgici di tradizione orale nelle confraternite delle Serre Calabresi”. Una tematica che è continuata con Desirèe Blundi con “Suoni e Tradizioni: La Settimana Santa a Belvedere Marittimo e con Giada Carere con “Il Rosario cantato: tra tradizione e cultura e con i due preziosi approcci interdisciplinari di Maria Condò e Daniele Vadalà “Culture immateriali e paesaggio: il canto confraternitale tra il versante ionico e le Serre” e quello di Angela Bellia “Etnomusiclogia e archeomusicologia in dialogo: suoni e movimenti ritualizzati nel ‘ritorno’ delle figure femminili divine. La quarta e ultima sessione della prima giornata “Musica e stili a confronto: fra passato e presente, coordinata da De Gaudio, ha avuto un taglio più performativo. Maurizio Cuzzocrea, ha proposto “Areasud Electric Roots”. ‘Dalla ricerca etnomusicologica alla produzione artistica’ con il Quartetto Vega in Concerto (Mariateresa Greco, violino; Giulia Falbo, violino; Francesco Sbarra, viola; Andrea Spezzano, violoncello). Paolo Presta, ha presentato “Tummarinari: i suonatori di tamburo dei Casali e della Presila Cosentina” facendo esibire un gruppo di suonatori dal vivo creando un’atmosfera molto suggestiva. Infine, cìè stata la performance legata ai contenuti a comunicazioni teorica di Magarò sullo studio della corporalità nell’esecuzione del canto polivocale dei “Mistère de Voix Calabraises” (Giuseppe Gallo,
Cristian Ferlaino, Giuseppe Muraca, Andrea Bressi). Per finire la giornata c’è stata l’esibizione delle musiche tradizionali del cosentino dell’ensemble “All’Uso Antico”. La mattinata del 15 ha esplorato i rapporti della musica tradizionale rispetto anche alle sue applicazioni in campo, improvvisativo, didattico e delle nuove tecnologie. Nella prima sessione “La musica tradizionale calabrese: analisi, tecnologie, interpretazioni e patrimonializzazioni”, Christian Ferlaino ha presentato “Microvariazione nella Calabria Centrale” confrontato diverse versioni della suonata per organetto tipica di Conflenti, evidenziando come siano alcuni particolari musicali che trasmigrano in tutte le varianti a renderla riconoscibile e il sottoscritto “ ‘principio-passacaglia’ nella passa vinedda: improvvisare sulle forme ripetitive calabresi” in cui ho sottolineato l’utilità didattica delle forme ripetitive di musica calabrese ai fini dell’ improvvisazione come mezzo per avvicinare i giovani ad essa. Danilo Gatto, ha parlato della “Fisiologia, funzionalità e ritualità nei canti di lavoro” illustrando il background di una sua recente ricerca. Marco Giommoni e Alessandro Meacci, hanno parlato degli “Strumenti informatici parametrici per la trascrizione e l’analisi dei repertori musicali tradizionali”, sottolineando l’importanza del programma Opusmodus Ltd nella trascrizione, catalogazione e analisi delle musiche tradizionali, partendo da un’esperienza già fatta con la musica arbëreshë in collaborazione con Nino De Gaudio. Il pomeriggio ha visto protagoniste le musiche dell’area balcaniche in una prospettiva sia diacronica che sincronica. La sesta sessione presieduta da Nicola Scaldaferri “Organologia e prassi esecutive” è stata introdotta da Antonio Mastrogiacomo con “A fianco del Mu.Stru.Mu. Per una ricerca informata sugli strumenti musicali calabresi”. A seguire Francesco Denaro con “Nuove indagini sulla lira calabrese” e poi Giuseppe Sanfratello con “La lira cretese e quella calabrese: pratiche, interpreti e contesti esecutivi” 12,00 Valentino Santagati, Ricercatore indipendente Il panorama sonoro dei luoghi, la zampogna, la chitarra battente in ambito rurale. Particolare accoglienza ha avuto la relazione di Valentino Santagata con “Il panorama sonoro dei luoghi, la zampogna, la chitarra battente in ambito rurale”, un racconto del paesaggio sonoro fatto di campanacci e suoni del fiume che egli quotidianamente vive. 
La sessione settima dal titolo “Tradizioni etnomusicali arbëreshë e bizantine In memoriam di Papàs Antonio Bellusci (1934-2024)” e presieduta da Ardian Ahmedaja è stata un omaggio ad una di quelle importantissime figure di ricercatori autonomi di cui si dice all’inizio di questo scritto e che ha indicato esemplarmente la via per la fondazione di un archivio. Ardian Ahmedaja ha tenuto la Keynote: “Sulle relazioni delle tradizioni musicali tra arbëreshë e shqiptare”; Nicola Scaldaferri ha egregiamente focalizzato “L’attività di Papàs Antonio Bellusci: ruolo pastorale, interessi etnografici e ricerche musicali nelle comunità arbëreshë calabro-lucane” Bekim Ramadani, ha invece parlato della più recente seconda ondata di emigrazione albanese con “The development and significance of the old urban song of the Arbëreshë: a melo-poetic analysis of selected examples”. Alma Bejtullahu, ha presentato “Arbëreshë music from the old diaspora to new diasporas” , Maria Giuliana Rizzuto ha presentato online (con uno spostamento temporale rispetto al previsto) una comunicazione sulle interessanti “Pratiche liturgico-musicali presso il Monastero dei Santi Elia il Nuovo e Filarete l’Ortolano a Seminara (Rc) tra il 2013 e il 2021” e Girolamo Garofalo con “Gocce di un oceano: le melurgie bizantine degli Arbëreshë di Calabria e Sicilia e altre tradizioni musicali liturgiche dell’Oriente cristiano”. Successivamente Francesco Olivadese ha presentato il volume “Invierea. Musica e liturgia dei romeni ortodossi in Calabria”. In conclusione, una performance dei cantori Federico Baffa, Giuseppe Baffa e Anna Vittoria Viteritti con delle “Melurgie Bizantine nelle comunità dell’Eparchia di Lungro (Cs) (dall’Ufficio Divino e della Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo). E poi del Gruppo di ricerca musicale diretto da Jessica Novello “Ajiri i lumit (L’Aria del fiume) di San Martino di Finita (Cs). Ad arricchire le serate c’ è stata la premiazione di alcune importanti figure della musica calabrese come i liutai della famiglia De Bonis, conferito all’ultima rappresentante Rosalba De Bonis che ha portato una accorata testimonianza. Oltre a lei è stato premiato il costruttore di zampogne del Pollino Vincenzo Cannazzaro di Laino Borgo in cui è stata annunciata la nascita di una scuola di costruzione di Zampogne e il ricercatore, cantore e suonatore di chitarra battente del Marchesato di Crotone Salvatore Megna, già colonna degli storici Re Niliu, che ha intrattenuto il pubblico interpretando alcuni degli stili di canto di quell’area geografica. 

Francesco Stumpo

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