Nicola Pomponi in arte Setak con il nuovo disco “Assamanù” (che significa "In questa maniera") chiude una trilogia musicale iniziata con "Blusanza" nel 2019 e proseguita con "Alestalè" nel 2021.
Undici tracce con la produzione artistica e gli arrangiamenti di Fabrizio Cesare.
Il disco, fresco di Targa Tenco come miglior album in dialetto, si apre con “Lu ride e lu piagne”, caratterizzata da synth e chitarre polverose e prosegue con “La fame e la sete”, dove gli echi world si intrecciano alla chitarra slide. Una ritmica serrata sostiene “L’erba ‘nzì fa pugnale” in un'atmosfera avvolgente, In “Di chj ssi lu fije?” si respirano sonorità brit pop grazie ad una buona orecchiabilità. “Curre curre” è una ballata dal sapore blues che valorizza la voce di Setak,
“Assamanù” gioca sulla coralità (dove compare anche Angelo Trabace) ed è accarezzata da un tappeto di pianoforte e violoncello. In “Chiedo alla polvere” (dal titolo che riecheggia John Fante) il pop dialoga con il country-folk creando una piacevole melodia; “Figli della storia", invece, è arricchita dalla voce recitante di Simone Cristicchi, che si sente anche nei controcori. Molto delicata è “Troppe parole” con un bell'impasto chitarristico, “A ‘mme” (scritta e cantata con Luca Romagnoli dei Management) traspira una contagiosa energia popolare. In chiusura troviamo "Sono felice (Vincenzino)”, dedicata al suo maestro Vincenzo Tartaglia con chiari riferimenti alla musica sudamericana.
Setak racconta le sue esperienze di vita e il suo pensiero attraverso il forte legame con la sua terra, dove il dialetto abruzzese diventa un punto di incontro con sonorità apparentemente distanti, ma che invece si attraggono e funzionano perfettamente. La strada è quella giusta e non possiamo fare altro che augurargli un buon cammino.
Marco Sonaglia