Il 28 luglio è morta a Lisbona la cantante Mísia, già da decenni fra i nomi di spicco del Museu do Fado. Era nata 18 giugno 1955 e aveva da poco festeggiato il suo 69° compleanno in compagnia di molti amici al Café Buenos Aires di Lisbona. Pur fragile, anche in quell’occasione aveva ribadito la sua forza d'animo: "Non smetterò di vivere, perché sono più della mia malattia". È stata capace di incidere profondamente sul corso del fado e della musica portoghese, fin dal suo primo, omonimo album nel 1991 in cui coinvolge compositori come Rui Veloso e collabora con il chitarrista António Chainho e con Carlos Proença e Pedro Nóbrega alla viola. A pochi anni dalla rivoluzione dei garofani, pesava ancora l’associazione del fado con il regime di Salazar e Caetano, la sensazione prevalente che avesse contribuito a sostenere la dittatura. Negli ultimi anni del XX secolo, in Portogallo, erano poche le persone sotto i quarant’anni interessate al fado, figlie di una generazione, cresciuta intorno alla rivoluzione del 1974, che ascoltava cantautori, musica pop e jazz. Con gli anni Novanta le carte cominciarono a rimescolarsi anche in virtù del potere comunicativo della cosiddetta world music, specie in circuiti europei come i Paesi Bassi, con Cristina Branco e la Francia, dove Mísia seppe trovare una strada per il fado che poi artiste come Mariza avrebbero amplificato.
Nata a Porto nel 1955, Susana Maria Alfonso de Aguiar (che poi sceglierà il nome d’arte Mísia, facendo ispirare da Mísia Sert) mamma catalana e papà di Porto (separatisi quando lei aveva quattro anni), non ebbe un'infanzia facile: l’aiutò soprattutto la nonna materna. Non ancora ventenne si trasferisce a Barcellona, poi a Madrid, per stabilirsi dal 1991 a Lisbona e dar seguito a “Mísia” con “Fado” (1993) e “Tanto Menos Tanto Mais” (1995) guadagnandosi il rispetto della critica e degli appassionati di fado locali (in particolare al Botequim, il vecchio bar di Natália Correia) e nei circuiti internazionali. È con il suo quarto album, “Garras dos Sentidos” (1998) che si allarga e si consolida il riconoscimento della sua arte, portandola in Francia a essere insignita nel 2011 dell'Ordine delle Arti e delle Lettere di quel Paese e in Portogallo a ricevere l'Ordine del Merito Civile. In Italia le è stato attribuito il Premio Gilda al 33° Festival Cinema e Donne per il ruolo interpretato nel film "Passione" di John Turturro in cui duetta con Peppe Servillo in “Era di Maggio”.
In "Garra dos Sentidos" esplora il “labirinto del fado” e collabora con António Chainho per registrare brani con versi di Natália Correia, Mário Cláudio, Lídia Jorge, José Saramago, Lobo Antunes, Mário de Sá Carneiro, António Botto e Fernando Pessoa.
Spicca, in particolare l’abilità nel mettere in musica i versi di Fernando Pessoa, nel brano “Dança de Magoas”, in collaborazione col compositore Raul Ferrão e con gli arrangiamenti di Ricardo Dias.
In "Paixões Diagonais" (1999) Mísia riprende (con Amelia Muge) il dialogo con Fernando Pessoa (“Par rêve”) e inanella dodici splendidi brani, l’ultimo accompagnato dal pianoforte di Maria João Pires.
Seguono “Ritual” (2001) e “Canto (2003) lavoro magistrale in collaborazione con il maestro Carlos Paredes con cui da voce a versi di Amélia Muge, Antonio dos Santos, Vitorino Salomé, Rosa Lobato de Faria, Sérgio Godinho, João Monge messi in musica da compositori come Miguel Ramos.
Alcune perle sono offerte anche dal successivo “Drama Box” (2005), a cominciare da “Fogo preso”. L’album è occasione per una serie di inviti: da Fanny Ardant a Ute Lemper, Carmen Maura, Miranda Richardson e Maria de Medeiros. Nel successivo album doppio, "Ruas" (2009), c’è spazio sia per il fado (“Lisboarium”) sia per interpretare brani di altri gruppi e autori, come Nine Inch Nails, Joy Division, Camaron de la Isla, Dalida.
Impeccabile nelle collaborazioni, con Adriana Calcanhotto ha inciso (“O corvo” e cantato nel Festival Únicas a Barcellona nel 2007, per poi invitarla a condividere il palco anche di "Mísia e os seus Poetas".
Dopo i due album “Senhora da noite” (2011) e “Delikatessen Café Concerto” (2013, con l’inedito di Tiago Torres da Silva, "Rasto Infinito"), ha realizzato due lavori più estesi e pensati anche per i teatri. All’impareggiabile Amália Rodrigues ha dedicato il doppio album “Para Amália” (2015) che ha presentato in concerti in tutto il mondo, accompagnata al piano da Fabrizio Romano oppure, per i brani della tradizione portoghese, da André Dias (guitarra portuguesa), Bernardo Viana (viola de fado) e Vasco Sousa (basso). Un secondo doppio album è uscito nel 2016, "Do Primeiro Fado ao Último Tango", sorta di caleidoscopio di venticinque anni di registrazioni.
I suoi ultimi due lavori sono la colonna sonora del 2019 “Pura Vida” e quindi, nel 2022 l'album "Animal Sentimental", riassunto di trent'anni di musica, accompagnato da un libro e uno spettacolo autobiografico, con il contributo di autori come Tiago Torres da Silva, Fernando Pessoa, Mário Cláudio, Natália Correia, Vasco Graça Moura e Lídia Jorge. “Sono un animale sentimentale e questo mi ha sempre salvata, facendomi sentire che ero viva, facendomi attraversare con molta forza il dolore” aveva ricordato nell’intervista-podcast pubblicata dall’Expresso col titolo “A Beleza das Pequenas Coisas” a novembre del 2022. Nel libro, la cantante ricorda episodi inediti del suo percorso, partendo ai ricordi dell'infanzia a Porto, i tempi del collegio gestito da suore, la nonna catalana e la madre, ballerina di flamenco: dal 1991 la sua biografia “ha cominciato a essere registrata su disco". Fino all’ultimo ha saputo infondere nuova linfa alle sue passioni e approfondire il rapporto fra versi e musiche portoghesi e da tutto il mondo: si ascolti e si confronti con le precedenti versioni “Dança de Mágoas 2” in cui, in compagnia di Mário Pacheco, riprende il dialogo con Fernando Pessoa.
Alessio Surian
Tags:
Europa