L’Étrangleuse – Ambiance Argile (La Curieuse, 2024)

Per il quarto album, a cinque anni dal precedente “Dans Le Lieu Du Non Où”, il duo composto da Mélanie Virot (arpa, voce e trombone) e Maël Salètes (djeli n’goni, voce e chitarra) — già membro dell'Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp e attualmente chitarrista della cantante del Somaliland Sahra Halgan — si allarga a quartetto, integrando una sezione ritmica che annovera Anne Godefert (basso e voce) e Léo Dumont (batteria e voce). Così, il post-rock da camera delle origini prende nuove direzioni, grazie anche all'apporto di Godefert, proveniente dalla musica elettronica, e di Dumont, incline a esplorazioni inusitate. I quattro hanno registrato “Ambiance Argile” in due sessioni presso uno studio situato ai piedi dei monti Vercors, a sud di Lione, loro città di residenza. Le musiche delle dieci tracce sono firmate da Maël e dalla band, mentre i testi, cantati in francese, sono dello stesso musicista, che nella scrittura si ispira a Toni Morrison e Russell Banks, con l'eccezione di “Pas de Mort” e “Les Pins”, traduzioni di componimenti del poeta modernista sloveno Srečko Kosovel, figura iconica della letteratura nel suo paese, scomparso a soli 22 anni. Virot e Salètes si alternano come voci principali, in un suono fortemente ibrido in cui convergono post-punk, krautrock, umori desert blues e sonorità subsahariane, quest'ultime ben evidenti nella mesmerica propulsione della prima traccia e primo singolo “Le Remède”. Tengono alta la tensione lo n’goni, la chitarra e le percussioni in “Ironie du Sort”, prima dell’ingresso del basso e delle voci, che procedono quasi morbidamente verso sonorità folk, generando un call&response e trattenendo l’energia destinata a liberarsi nel potente finale. La linea di basso segna l’andatura di “Les Pins”, pubblicato dal gruppo come secondo singolo; gustose frasi di arpa e stratificazioni vocali rendono il brano una deliziosa chanson rock. Distorsioni, effetti e ritmica ossessiva caratterizzano la fisionomia industrial-psichedelica di “Ornières”. Una leggera percussione lignea accompagna le voci a cappella nella breve ma intensa “Pas de Mort”. Superata la metà delle tracce, ecco “Filu ‘E Ferru”, un incalzante e abrasivo strumentale in cui riaffiorano le influenze assouf. Una voce sussurrata apre la title track su un pattern iterativo di basso, percussioni e n’goni; poi il tema si sviluppa gradualmente in un crescendo in stile Talking Heads. “La Distance Des Noix” ci cattura con frasi delicate di n’goni e arpa, ritmi tintinnanti e voci sognanti, arricchite da profumi ethio-jazz. Non dissimile nella struttura è “Ennemi”, in cui le corde delicate e il canto sussurrato contrastano con ruvide distorsioni chitarristiche. La traccia finale, “État Normal”, inizia con un arpeggio minimale di chitarra e suoni dissonanti ottenuti strofinando l’archetto sulle corde; il tema si distende tra armonizzazioni vocali e timbri dall’incedere lieve, illuminandosi di un folk pop à la Incredible String Band. Affascinanti e audaci contrasti stilistici caratterizzano “Ambiance Argile” de L’Etrangleuse, artigiani di una colonna sonora modale, contemplativa e inesorabile al contempo. Come dicono dalle loro parti: J’adore. 


Ciro De Rosa

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