Formatisi nella città siberiana di Krasnojarsk nel 2005 ma con lunghe frequentazioni artistiche moscovite, i Vedan Kolod (L’albero profetico) hanno inciso album componendo proprio materiale e attingendo alla musica medievale e alla componente sciamanica e pagana della musica dell’oriente russo, anche ispirati da ricerche condotte da archeologi e studiosi di tradizione orale e dalla relazione simbiotica con la taiga della loro terra d’origine, fortemente a rischio sul piano ambientale.
Punto di forza della band sono soprattutto la dimensione acustica e l’aver riportato in vita strumenti popolari desueti se non scomparsi del tutto, restaurandoli e ricostruendoli.
Per lungo tempo la line-up è stata costituita dal polistrumentista, costruttore di strumenti e cantante Valery Naryshkin, da Tatiana Naryshkina, cantante, percussionista e accreditata folklorista, e dalla cantante, batterista, manager, ricercatrice e giornalista Daryana Antipova. All’inizio del 2023 Daryana ha lasciato la Russia per gli Stati Uniti (ha ancora il ruolo di manager della band). Oggi il trio è diventato un gruppo totalmente familiare con la giovanissima Alisa Naryshkina, figlia di Valery e Tatiana, diventata la nuova seconda percussionista. I tre musicisti hanno da poco scelto anche loro l’esilio, stabilendosi in Serbia, per avere libertà di espressione, poiché il solo fatto di aver registrato per l’etichetta tedesca CPL-Music era diventato un pretesto per ostracizzare (erano stati inseriti dal governo nell’elenco delle persone con cui è “sconsigliato” lavorare) chi vorrebbe esprimersi liberamente su quanto accade nel Paese.
“Birds”, il loro decimo album, trae ispirazione dagli uccelli da sempre riconosciuti come potenti simboli in diversissime culture e sistemi di credenze, animali associati a un’ampia varietà di significati e interpretazioni, riflettendo le loro caratteristiche e comportamenti unici. Naturalmente gli uccelli sono presenti nel folklore slavo, come messaggeri di eventi importanti oppure simboli di tristezza e solitudine come il cucù, anche portatori di beneficio come le rondini; talvolta ragazze e ragazzi sono simboleggiati, rispettivamente, dall’anatra o dal cigno e dal falco. Nel canzoniere folklorico russo gli uccelli sono presenti più di altri animali, come “simboli di speranza, cambiamento, e fede in una prossima vita migliore”, scrive Tatiana nelle note di presentazione del lavoro.
L’album, dalla bella copertina di Marusya Katkova, combina canzoni tradizionali e nuove composizioni che solo in parte ricalcano moduli folklorici considerato che il canto principale non riprende forme siberiane ma pratica uno stile di più vasta scala riconducibile all’ambito del cosiddetto “folk slavo”. I musicisti suonano una variegata messe di strumenti acustici, tra il quali lo svirel (flauto in legno), il vargan (uno scacciapensieri), il gusli (una cetra) e la ricostruita arpa scita, uno strumento ad arco, che si affiancano a cordofoni (bouzouki e mandolino), percussioni e idiofoni (tamburello, batteria, shaker e zvenelka), corno in legno e lamellofoni (kalimba).
Delle otto tracce, sette parlano di diverse specie aviarie, mentre “Aviatrix” racconta di una pilota di aeroplano. Apre l’album “Peahen” (per semplificare riporto solo i titoli inglesi messi accanto a quelli in russo), un potente motivo tradizionale il cui incidere è segnato dal timbro sinuoso dell’arpa scita, da flauto e canto acuto, a tratti solenne, canto difonico e bouzouki. In “Cuckoo”, un altro tradizionale, la voce di Tatiana è appoggiata su percussioni, flauto, corde e kalimba, mentre nel finale si ode il canto di un uccello. Dalla penna di Valery Naryshkin arriva “Aviatrix”, composta molto tempo fa ma mai registrata perché fuori contesto nei repertori medievali che hanno a lungo dominato la musica di Vedan Kolod, mi racconta Daryana Antipova. È un’austera ballata ispirata a Lidya Litvyak, una giovane pilota d’aviazione della Seconda guerra mondiale morta nei pressi di Stalingrado. La voce maschile e quella femminile si alternano e si combinano: un pilota osserva ed è coinvolto in una metaforica battaglia tra un serpente volante e un falco. Oggi la canzone ha assunto una forte sfumatura pacifista. Nella successiva “Flock of Ducks” ritorna il timbro sfregato ronzante dell’arpa contrappuntata dalla limpida kalimba e dal flauto. Sulla marziale e scura title track, un’altra composizione d’autore firmata da Valery, di cui si apprezzano le armonizzazioni delle voci e il soffio dei flauti, aleggia simbolicamente, ma neppure poi tanto, il conflitto contemporaneo. È descritto uno stormo di uccelli che vola in una terra tagliando le nuvole, osservando un campo di battaglia, eserciti in lotta, bandiere spiegate, emblemi diversi sugli scudi, ma “non ci sono emblemi in cielo”, “non vedono grandi idee, vedono solo morti”. Attacco slide in “Raven”, un testo tradizionale su musica di Tatiana e Valery. Qui lo scacciapensieri è al centro, producendo insieme ai cordofoni pizzicati e percossi e al flauto un’ambientazione bluesy nella lunga sezione strumentale con un fischio finale vagamente morriconiano. “Swallow” si sviluppa minimale e dissonante con corde sfregate, tamburo che scandisce il ritmo sul canto di Tatiana. La canzone di chiusura “Wanderer And Vulture” si apre con il verso di uccelli; è stata scritta da Valery, che la introduce con un recitativo, poi il canto assume forma responsoriale, con un testo che metaforicamente parla ancora di morte che arriva dal cielo: “Un avvoltoio nero è tra le nuvole / girando il suo occhio e volando in cerchio / Cantando una canzone di bugie / ‘Vieni, vieni, vieni / Rinuncia alla tua vita!”. vedankolod.bandcamp.com/album/birds
Ciro De Rosa
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