Superata la boa del cinquantesimo anniversario, l’edizione 2024 di Umbria Jazz inizia con il tocco morbido di Richard Galliano. Sul palco con lui, abbracciati da un fascio di luce bianca con riflessi rosso pallido, ci sono un contrabbasso (Diego Imbert) e una chitarra (Adrien Moignard). Richard inizia con un omaggio a Piazzolla. Sta seduto con assetto epicentrico: ai due lati le due torri del ritmo melodico, massaggiato e candidamente jazz. Lo stile è da concerto intimo, gli strumenti acustici, ma il suono è pressoché perfetto. E la platea sobbalza a ogni cambio, fino a coordinarsi in applausi unisoni inevitabili, che rincorrono ogni cambio di voce. La platea è più che calda, in attesa di Vinicio Capossela, a cui è stato affidato l’arduo compito di rappresentare la convergenza tra Umbria Jazz e Sergio Piazzoli, visionario organizzatore di concerti perugino, di cui si commemora quest’anno il decimo anniversario della morte. Capossela è stato un caro amico di Sergio - come del resto Robert Wyatt, al cui genio Piazzoli dedicò “Moon In June”, il festival delle musiche al tramonto del lago Trasimeno, sua ultima creatura, lasciata in eredità a quello scorcio incantevole di Umbria. Ci troviamo all’Arena di Santa Giuliana, il main stage di Uj, che la sera di sabato 13 luglio è stato calcato da Lenny Kravitz, che tutti hanno aspettano con inevitabile trepidazione e
che ha rivelato a un’Arena colma fino al limite l’anima nera del rock. L’anima di un rock pieno, sicuro, diretto, legato alle sue radici blues e gospel, affacciato, allo stesso tempo, sulle sponde di una dance vintage. Inutile dire che è stato il concerto di una vera rockstar, abbellito non solo dalla qualità perfetta delle esecuzioni, ma da una straordinaria apertura e vicinanza nei confronti del pubblico. All’altro lato della traiettoria di Corso Vannucci, dove impazzano decine di band che si alternano giorno e notte sui palchi gratuiti dei Giardini Carducci e di piazza IV Novembre, al teatro Morlacchi - il real jazz stage della manifestazione - suonano alcuni tra i grandi del jazz. Nel solco di una tradizione che si mantiene con convinzione, il programma del Morlacchi - così come quello della Sala Podiani della Galleria Nazionale dell’Umbria, anche se con concerti più intimi (tra i quali, quelli di Gianluca Petrella e Pasquale Mirri, Marco Mezquida, Eleonora Strino Trio, Giovanni Guidi, Enrico Pierannunzi) - conferma ai jazzofili che la linea del jazz corre dritta a Perugia, si rinnova ogni anno ed è pronta ad accontentare i più esigenti: con (tra gli altri) i Fearless Five di Enrico Rava, il Devil Quartet di Paolo Fresu, Danilo Rea, Fabrizio Bosso, il trio di Alessandro Lanzoni feat Francesco Cafiso, il Christian Sands Trio, il Charless Lloyd Sky Quartet.
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