Ugualmente aperta all’innovazione è la collaborazione con i musicisti Bassekou Kouyate (ngoni) e Keletigui Diabaté (balafon) testimoniata da album come “Djelika” (1995). La perla di quel periodo viene registrata nel Palais des Congrès di Bamako nel 1997 (e pubblicata dalla Hannibal nel 1999): un album di kore in duo con Ballake Sissoko a quasi trent’anni di distanza dall’album “Cordes Anciennes”: la risposta dei figli è “New Ancient Strings”.
Nello stesso anno ha pubblicato due dischi che dialogano esplicitamente con il blues e il jazz statunitense: “Kulanjan” con Taj Mahal e “MALIcool” con il trombonista Roswell Rudd con ampi spazi per l'improvvisazione e per rivisitare brani che vanno dalla canzone popolare gallese “All Through the Night” all'“Inno alla gioia” di Beethoven a “Jackie-ing” di Thelonius Monk.
Fra le sue numerose collaborazioni ci sono anche quelle all'album “Kassi Kasse” di Kasse Mady Diabaté (nomina ai Grammy 2004), ai tour di Salif Keita e alle registrazioni con Ali Farka Touré quando, dal 2004, Toumani avviò la collaborazione con World Circuit per una trilogia di album registrati durante le sessioni all'Hotel Mandé di Bamako: oltre a “Boulevard de l'Indépendance”, registrò due album con Ali Farka Touré: “In the Heart of the Moon” vinse il Grammy (miglior album di musica tradizionale); “Savane” fu l'ultimo album solista del chitarrista che Toumani accompagnò nel suo ultimo tour (estate 2005), occasione per registrare in 3 giorni a Londra “Ali and Toumani”, altro premio Grammy. Solo nel 2008 (due decenni dopo “Kaira”) ha avuto l’opportunità di tornare a registrare un lavoro solista, “Mandé Variations”, impeccabile produzione curata da Nick Gold and Jerry Boys per la World Circuit con otto splendidi brani e una citazione da un o dei temi più noti di Ennio Morricone nella conclusiva “Cantelowes”.
Le collaborazioni si sono allargate all’America latina e ai Caraibi: AfroCubism – con musicisti da Cuba e Mali – venne registrato dalla World Circuit negli studi Sonoland a Madrid nel 2010 e nel 2011 Toumani ha ricevuto la visita a Bamako di Arnaldo Antuñes e Edgard Scandurra con i quali ha suonato nello splendido “A Curva a Cintura” coinvolgendo anche il figlio Sidiki.
Tra i suoi incontri con il mondo pop e world non ci si dimentica di quello con Björk in “Volta” (2007) né di quello con Enzo Avitabile in “Back Tarantella (2012). Il maestro maliano è anche tra i protagonisti di “Enzo Avitabile Music Life (2012), il documentario di Jonathan Demme sulla poetica musicale del musicista napoletano.
Purtroppo, la crisi deflagrata in Mali nel marzo 2012 ha colpito profondamente anche la musica e le attività in Mali di Toumani (in quel momento in Galles per collaborare con l'arpista Catrin Finch).
Nondimeno, i suoi ultimi sei album sono state altrettante opere maestre: con il figlio e virtuoso suonatore di kora Sidiki Diabaté ha registrato “Toumani & Sidiki” (2014) e “Lamomali” (2017), oltre a tenere tour molto apprezzati da cui sono scaturite nuove composizioni, fra cui quella dedicata a chi attraversa il Mediterraneo da sud, intitolata “Lampedusa”.
Con Béla Fleck ha tenuto concerti e inciso “The Ripple Effect” (2020) per poi realizzare il sontuoso “Kôrôlén” con la London Symphony Orchestra (2021) e l’ispirato “The Sky is the Same Colour Everywhere” (2023) con Kayhan Kalhor. Il saluto alla sua famiglia allargata è venuto con “Toumani, Family & Friends” (2022). Toumani Diabaté era il presidente e direttore della Mandinka Kora Productions, impegnata nella promozione della kora attraverso laboratori, festival e eventi culturali. Lui stesso è stato insegnante di kora e di musica moderna e tradizionale presso il Conservatorio di Arti, Cultura e Multimedia “Balla Fasseke” di Bamako. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti per i suoi contributi allo sviluppo della kora e della musica africana: per esempio, nel 2004, il premio Zyriab des Virtuoses, assegnato dall'UNESCO nel contesto del Festival di Mawazine in Marocco. Nel 2014 la SOAS (School of Oriental and African Studies) gli ha conferito la laurea honoris causa di Dottore in Musica (D.Mus). I maggiori artisti africani l’hanno salutato con commozione, da Youssou N'dour (“un virtuoso della kora, un arrangiatore musicale senza pari”) a Salif Keita (“perdiamo il tesoro nazionale del Mali”) alla cantante Oumou Sangare: “è stato un ponte tra le nostre tradizioni ancestrali e la modernità”. Resta con noi la settantaduesima generazione di suonatori di kora Diabaté, il figlio Sidiki.
Alessio Surian
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